COVID-19 & SOFT POWER – La Psychological Warfare del capitalismo autocratico

Come la fascinazione dell’irresistibile ed efficiente CAPITALISMO AUTOCRATICO CINESE si insinua nelle Democrazie Occidentali (da Trump e Johnson a Orban e Kaczyński)

marcello lopez – geopolitical and intelligence analyst – blogger, editor & entrepreneur

SOMMARIO
Come le Corporation globali, pubbliche e private, oligopoliste e monopoliste, stanno eliminando il libero mercato, controllano la classe politica, minano e intimoriscono la classe media e favoriscono i Regimi a Capitalismo Autocratico.
Esito: la fine della Democrazia Liberale e la sua sostituzione con Regimi di Capitalismo Autocratico.

LE TRE COLOSSALI MISTIFICAZIONI MAINSTREAM del Pensiero Ordo Globalizzatore Totalitario che hanno ingannato il mondo:

1. La Globalizzazione è un Win/Win game per il benessere mondiale: FALSO !
2. La Globalizzazione favorisce la Democrazia: FALSO !
3. La Globalizzazione diffonde le buone pratiche sanitarie e la sostenibilità ambientale: FALSO !
4. Nessuno ha la responsabilità della Pandemia COVID-19: FALSO !

WARNING !
LE PANDEMIE POSSONO RAPPRESENTARE UN’ARMA STRATEGICA DEI REGIMI AUTOCRATICI PER DEMOLIRE DALLE FONDAMENTA LE ECONOMIE E IL TESSUTO SOCIALE DELLE DEMOCRAZIE LIBERALI.
A loro è possibile il cinico calcolo di sacrificare milioni di vite umane per raggiungere l’immunità di gregge e raggiungere due vitali obiettivi senza pagare alcun prezzo politico:
I. Non interrompere l’attività produttiva erodendo velocemente le quote di mercato delle Democrazie Occidentali.
II. Consentire una “sfoltita” naturale (si perdoni il cinismo) alla sovrappopolazione, abbandonando i più deboli al proprio destino (Sparta docet).

MINACCIOSI REGIMI AUTOCRATICI e COVID-19: “DESTINO CINICO E BARO ?”
NO !
AD OGNI AZIONE CORRISPONDE UNA REAZIONE UGUALE E CONTRARIA.

L’ IRRESPONSABILITÀ DELL’ OCCIDENTE:
CORPORATE AMERICA: una lunga storia di ammiccamenti a nascenti regimi autocratici.

La sirena suadente del “Capitalismo Autocratico” orientale sta esercitando, purtroppo, la sua seduzione anche nelle Democrazie Liberali di più antico lignaggio: Boris Johnson e Donald Trump ne sono un tipico esempio.

Il populismo di quesTI LEADER mette in forse i tipici bilanciamenti delle democrazie liberali attaccando la Corte Suprema o il Parlamento.

Ricordiamo la reazione veemente di Johnson contro gli undici giudici della Corte Suprema quando decisero, all’unanimità, che egli aveva agito per impedire al Parlamento di svolgere “le sue funzioni costituzionali”.
Rifiutò persino le possibilità di scusarsi con la regina o per averle mentito (cosa che la Corte ha insinuato senza dichiararlo apertamente) o semplicemente per averle dato consigli miseramente cattivi e trascinandola nel caos. 
Ha accusato i suoi oppositori di aver tradito il loro paese e di aver cercato di forzare una “resa” nell’Unione europea.
Li chiamò codardi e sembrò deridere il ricordo di Jo Cox, un parlamentare che aveva fatto una campagna per rimanere nell’UE ed era stata assassinata, nel 2016, da un uomo che le aveva detto, prima di sparare e pugnalarla, “Questo è per la Gran Bretagna” e “Metti la Gran Bretagna al primo posto”
Che i due uomini condividano un certo carattere – mendace, narcisistico, distruttivo – e che si influenzino a vicenda e fuor di dubbio.
Ma i parallelismi vanno oltre lo stile.
Donald Trump propone un radicale allontanamento dalle norme e dalle prassi tradizionali con una conversione della presidenza in un culto della personalità.
Trump ha drasticamente ridotto i poteri del Congresso ai sensi del Quattordicesimo emendamento
Si rilevano numerose incursioni riguardanti la separazione tra chiesa e stato; quelle barriere stanno cadendo. Parità di diritti civili, diritti di eguaglianza: la capacità di affrontare tali questioni attraverso i tribunali e il Congresso potrebbe essere negata. Questioni di democrazia di base: una persona, un voto. 
La ridefinizione dei diritti umani fondamentali di Mike Pompeo è un’operazione pericolosa.
La Corte Suprema, sull’ “Establishment Clause” è molto condizionata affinché il Primo Emendamento venga snaturato perché aumenti l’influenza del credo religioso su quasi tutti gli altri diritti. 
L’influenza sulla presidenza Trump di movimenti evangelisti integralisti è preoccupante.
La loro propaganda, con l’appoggio dell’amministrazione Trump, si dipana anche all’estero.
Il dramma della pandemia COVID-19 rappresenta un’ottima leva per moltiplicarne la popolarità.
Ne abbiamo un esempio in Italia con la recente donazione di un ospedale campo a Cremona da parte della Samaratin Purse.
A capo della potente Samaritan Purse – organizzazione cristiana internazionale di soccorso ed evangelizzazione – e dell’ Associazione Evangelistica Billy Graham c’è l’evangelista Franklin Graham grande sostenitore di Trump che bolla l’opposizione o semplicemente la critica all’attuale presidenza come un’operazione “quasi demoniaca”.

U.S. President Donald Trump listens to the Rev. Billy Graham’s son Franklin Graham (R) as they and first lady Melania Trump attend ceremonies in the U.S. Capitol Rotunda as the remains of the late Rev. Billy Graham lie in honor in Washington, U.S. February 28, 2018. REUTERS/Jonathan Ernst – HP1EE2S1AZS24
La tenda della terapia intensiva – L’ospedale da campo della ong americana Samarirtan Purse allestito davanti all’ospedale di Cremona a causa dell’emergenza coronavirus Covid-19, Cremona 20 Marzo 2020 Ansa/Matteo Corner

E questo è un grave ostacolo alla c.d. “Affirmative action“, in favore dei gay, alle donne e delle minoranze in genere perché la religione, così come la interpretano, è molto restrittiva per molti di questi gruppi.
L’amministrazione Trump sta tentando la cancellazione del Voting Rights Act e ricordo la questione sull’aborto in Alabama, con un’esenzione religiosa che ignora qualsiasi diritto gay, non solo il matrimonio, ma anche nelle assunzioni lavorative.
Come affermano molti costituzionalisti americani la direzione nella quale sta andando la Corte può consentire un’ulteriore espansione dei poteri presidenziali che potrebbe essere piuttosto pericolosa.
Solo due presidenti hanno guadagnato la presidenza avendo perso più del voto popolare di Trump nel 2016: Rutherford B. Hayes e Quincy Adams e qual è il significato della sovranità popolare quando il Nebraska ha 600.000 abitanti e la California ha 40 milioni e ognuno ha due senatori tra cui un sistema elettorale che consente l’elezione del Presidente che non rappresenta la maggioranza della popolazione e un Senato che è uno degli organi meno rappresentativi del mondo. 

Trump non rappresenta la maggioranza della popolazione ma paradossalmente è un trionfante “majoritarista“. 

Rappresenta quelle maggioranze etniche che nei paesi democratici si sentono minacciate e arrabbiate e il cambiamento consiste in: non diamo più credito alle affermazioni degli altri. 
La loro richiesta è di una maggiore incidenza delle politiche pubbliche al fine di proteggerli. 
Trump, basandosi su quell’insoddisfazione economica, svolge un ruolo che travalica l’attività sostanzialmente politica così, mentre altri presidenti altrettanto conservatori hanno almeno riconosciuto la legittimità dei tradizionali bilanciamenti dei poteri, la Presidenza Trump ha implicazioni costituzionali perché porta a un maggioritarismo incontrollato.

L’autocrazia cinese seduce anche Corporate America Deep Tech.

D’altra parte la fascinazione che la Cina esercita su Corporate America – che storicamente ha dei “crush” per “regimi autocratici”– investe anche il Corporate Deep Tech nel quale Trump, dopo gli attriti iniziali, in quanto alfiere delle Old Corporations, ha trovato un alleato insperato.

Vogliamo parlare del corto circuito di amorosi sensi tra la Silicon Valley e la Cina ?

Quella che dovrebbe essere l’anima liberale del Paese ( per intenderci il mondo tech della Bay Area a partire dalle Big Five Alphabet, Amazon , Apple , Facebook e Microsoft e i loro emuli sparsi nel Paese) paradossalmente è stata fortemente restia a questa politica di scontro frontale con il gigante cinese ( e infatti appoggiò Hillary Clinton per la Presidenza) e non solo perché teme di perdere un mercato gigantesco ma anche per una questione filosofica e funzionale di fondo non ancora ben sviscerata dagli analisti.

Occorre ritornare a ritroso al “flower power” di San Francisco e la connessione con l’allora emergente polo tecnologico della Silicon Valley.

Grazie alla loro visione, esponenti della controcultura e tecnologi si sono uniti insieme per reimmaginare i computer come strumenti per la liberazione personale, la costruzione di comunità virtuali e decisamente alternative e l’esplorazione di audaci nuove frontiere sociali.
E alla fine scopriamo che la distanza tra i Grateful Dead (nati alla metà degli anni sessanta, furono fra gli artisti fondamentali della storia di quello che veniva chiamato acid rock o rock psichedelico) e Google, tra Ken Kesey (Qualcuno volò sul nido del cuculo) e il computer stesso, non è così grande come potremmo pensare.

E fino a qui tutto potrebbe sembrare una bella favola di innovazione e creatività imprenditoriale senonché il corto circuito avviene quando la sottostante filosofia orientale del lisergico e rinnovato “Flower Power”si incontra e si intreccia in maniera del tutto naturale col Confucianesimo orientale ( pertanto Cina e Oriente), religione che “sacralizza il secolare”, in cui l’individuo si disperde nel collettivo (vedi le comunità hippy), considerando le attività ordinarie della vita umana, e specialmente le relazioni intra-umane, come manifestazioni del sacro.

E cosa c’è di più sacro di un mondo governato da una suprema intelligenza umanoide che faccia da coach all’ intero mondo con i suoi algoritmi perfetti ?

Ecco allora il Corporate Deep Tech esitare di fronte alla minaccia orientale abbracciandone più o meno consapevolmente la filosofia del controllo pervasivo ora esercitato sotto il controllo di una dittatura politica domani di una suprema entità tecnologica.

Palantir è una società deep tech che ha finanziato la campagna elettorale di Donald Trump.
Palantir è la società di data mining di Peter Thiel, che ne è stato il fondatore e i cui clienti includono la NSA, la CIA e l’FBI.
Thiel è anche un membro del consiglio di Facebook ed è un libertario conservatore con una visione distopica del futuro. 
Divenne miliardario attraverso una serie di investimenti tecnologici tra cui PayPalFacebook.
Per avere un’idea dell’uomo ecco alcune perle del Thiel pensiero:
1. Nel 2009, Thiel ha pubblicato un famigerato saggio su un sito web del Cato Institute, in cui diceva “Non credo più che la libertà [economica] e la democrazia siano compatibili”.
2. Sempre nel 2009, ha scritto che “dare alle donne il diritto di voto ha gravi conseguenze per la democrazia capitalista.
3. A differenza di molti altri libertari di estrema destra, Thiel ha una bizzarra interpretazione della concorrenza e del valore economico. 
Ha scritto un saggio del 2014 per il Wall Street Journal intitolato “Competition is for losers”.
Il suo argomento? “In realtà, il capitalismo e la concorrenza sono opposti. 
Il capitalismo si basa sull’accumulazione di capitale, ma sotto una concorrenza perfetta, tutti i profitti vengono messi in competizione “.

Ray Dalio, fondatore e CEO di Bridgewater tra i più potenti Hedge Fund del mondo.
Tutti i dipendenti Bridgewater devono apprendere un manuale di 210 lezioni i cui principi basici sono i seguenti:

Questo manuale si basa su tre mantra supremi: trasparenza, verità radicale, relazioni intense.
Apparentemente sembrerebbero i principi di una vita in un Eden.
In realtà, la decantata “trasparenza” a Bridgewater «significa che esiste un sistema dove ogni singolo minuto di lavoro in ufficio è filmato e registrato, e tutto ciò è reso disponibile in una videoteca a chiunque nell’azienda, dal barista a Dalio».
Per chi volesse approfondire l’argomento link a:
https://geointelblog4italianpmi.com/2019/01/21/2capitolo-della-mia-trump-trilogia-predittiva/

La fascinazione che i Regimi di Capitalismo Autocratico hanno su Corporate America è una costante storica

BENITO MUSSOLINI

Nell’ottobre del 1922, subito dopo la Marcia su Roma, il New York Tribune, di cui Karl Marx era stato il corrispondente europeo da Londra mezzo secolo prima, paragonò Mussolini a Garibaldi e a Giulio Cesare, e a novembre il New York Times elogiò “la forza” del duce, un leader che si collocava “tra Napoleone e un pugilista”.
All’inizio perfino Ernest Hemingway (ma poi cambierà radicalmente idea) ne scrisse entusiasta: “Mussolini è una grossa sorpresa. Non è il mostro che hanno dipinto. Ha un volto intellettuale ed e soprattutto un patriota”.
Contemporaneamente, si schierarono per il fascismo istituzioni finanziarie e patriottiche come la Camera di Commercio e la Legione Americana. Anziché isolarlo, quattro presidenti, da Warren Harding a Franklin Roosevelt (i primi tre repubblicani) collaborarono con lui considerandolo un baluardo contro il “contagio bolscevico” in Europa e un potenziale partner nel Mediterraneo.
E lo stesso giovane John F. Kennedy, nel 1937, appena ventenne, esprimeva ancora ammirazione per i due dittatori. Lo rivelano le sue lettere e i suoi diari di viaggio, scritti in vacanza in Italia e in Germania, e pubblicati di recente dall’editrice tedesca Aufbau a cura dello storico tedesco Oliver Lubrich.

“Sono giunto alla conclusione che il fascismo sia giusto per l’Italia − scriveva Kennedy − come che il nazionalsocialismo sia giusto per la Germania (…). Che cosa è mai il fascismo in confronto al comunismo ? (…) Questi regimi fanno del bene ai loro paesi”. Di più: “Quanto al signor Adolf Hitler, sono persuaso che abbia la stoffa di chi entra nella leggenda”.

ADOLF HITLER

Chi c’era di “Corporate America” non in preda a questa “fascinazione”? 

Difficilmente un grande colosso industriale americano non era nella lista: Ford, GM, Standard Oil, DuPont, IBM, ITT, Chase, JP Morgan e così via. 
La maggior parte ha contribuito in modo determinante al movimento eugenetico; tutti erano ferventi sostenitori della spietata applicazione dell’eugenetica da parte del nazismo come modello per lo stato nazionalsocialista. 
Prima della guerra, Ford e GM in particolare furono protagonisti nell’armare la Wehrmacht (l’enorme programma di riarmi è il cuore del “miracolo economico” di Hitler) e sostenitori entusiasti dei suoi obiettivi di guerra. 
In particolare, Corporate America era d’accordo con l’intenzione di Hitler di distruggere il “giudeo-bolscevismo”

Nel 1936 William Dodd , ambasciatore di Roosevelt in Germania, avvertì il Presidente che Una cricca di industriali statunitensi è intenzionata a portare uno stato fascista a soppiantare il nostro governo democratico e sta lavorando a stretto contatto con il regime fascista in Germania e in Italia. Ho avuto molte opportunità nel mio incarico a Berlino di testimoniare quanto alcune delle nostre famiglie al potere americane siano vicine al regime nazista. Sulla nave un compagno di viaggio, che è un dirigente di spicco di una delle più grandi società finanziarie, mi ha detto chiaramente che sarebbe pronto ad agire con decisione per portare il fascismo in America se il presidente Roosevelt avesse continuato le sue politiche progressiste “.

Prima che Hitler dichiarasse guerra agli Stati Uniti l’11 dicembre 1941, Corporate America non aveva ancora portato a compimento il proprio tradimento. 
Ma nel 1933 IBM aveva già fornito a Hitler la capacità di elaborazione dei dati per identificare e localizzare i 600.000 ebrei tedeschi. La compagnia rese possibile rintracciare ogni ebreo dall’arresto all’omicidio. Con la tecnologia della scheda perforata, IBM era in grado di identificare i detenuti in base alle competenze, massimizzando il vantaggio per gli Stati Uniti e altre società che necessitano di lavoro da schiavo in base a requisiti specifici. IBM ha introdotto il famigerato tatuaggio blu comune sui sopravvissuti al fine di coordinare la persona con la scheda perforata. 
Il famigerato tatuaggio blu che ha marchiato gli internati dei campi è stato introdotto da IBM per coordinare il detenuto alla scheda perforata! 
Opel, la controllata tedesca di proprietà al 100% di GM , produceva camion e aerei produss per Hitler il primo caccia da combattimento al mondo. 
FORD non solo produsse per i nazisti nella stessa Germania, ma esportò anche camion parzialmente assemblati direttamente dagli Stati Uniti in Germania; alla fine degli anni ’30, Ford spedì materie prime strategiche in Germania.”
International Telephone e Telegraph possedevano un quarto delle azioni del produttore di aeroplani tedesco Focke-Wulf, quindi non solo fornivano la tecnologia di comunicazione a condizione che gli aerei da caccia della Luftwaffe non fossero usati contro i militari statunitensi.
Texaco e Standard Oil fornirono alla Germania il gasolio, l’olio lubrificante e altri prodotti petroliferi senza i quali la Germania non avrebbe potuto combattere la guerra. 

Dopo che gli Stati Uniti entrarono in guerra utilizzarono paesi terzi come triangolazioni per aggirare le restrizioni all’ esportazioni americane. 

GM collaborò con Standard Oil e la sua consociata IG Farben (costruttore del complesso industriale del lavoro schiavo Auschwitz III), per fornire a Hitler l’additivo per carburante Tetra-etil piombo che, secondo Albert Speer, ha fornito l’alto numero di ottani che ha reso possibile la guerra lampo della Germania .

Gli Stati Uniti però, essendo una solida Democrazia liberale, hanno sempre potuto contare su una parte influente di Establishment Liberal e Progressista, radicato soprattutto nelle grandi città della east e della west Coast, che è sempre intervenuto in tempo per riportare la barra dritta.

IL LABORATORIO PERFETTO DEL CAPITALISMO AUTOCRATICO: IL REGIME CINESE.
ESEMPIO DI MISTIFICAZIONE: LA PANDEMIA IMPREVEDIBILE E INASPETTATA.

L’incredibile storia dei “wet market” cinesi: dalla Grande Carestia del 1978 alla biasimevole e paradossale Legge del 1988 “sulla protezione della fauna selvatica”, al florido mercato del 2018 di un’industria da 150 miliardi di sterline.

I Fatti. Quelli acclarati.

(N.d.R. Al momento ci atteniamo a quanto è emerso dalle fonti internazionali e non rileva se la pandemia di COVID-19 si sia generata per causa naturale o sia frutto di una manipolazione scientifica per scopi civili/militari sfuggita casualmente o intenzionalmente al controllo).

Da ciò che ci è dato di sapere finora è stato il 10 dicembre che Wei Guixian, una commerciante di pesce nel mercato di Hua’nan ha iniziato a sentirsi male. Pensando di avere un raffreddore, andò in una piccola clinica locale dove le fu fatta un’iniezione e poi tornò al lavoro.
Tuttavia, Wei continuò a sentirsi debole e visitò l’undicesimo ospedale di Wuhan il giorno dopo.
Il sentimento di letargia persisteva e Wei si recò in una delle più grandi strutture mediche della regione – Wuhan Union Hospital – il 16 dicembre.
All’Union Hospital, a Wei fu detto che la sua malattia era “spietata” e che molti del mercato di Huanan avevano visitato l’ospedale con sintomi corrispondenti. 
Alla fine di dicembre, Wei fu posta in quarantena quando i medici ascrissero l’emergere del coronavirus al mercato dei frutti di mare, secondo quanto riportato dal Mirror.
Wei ha riguadagnato la sua salute a gennaio
La “paziente zero” di COVID-19 crede di avere contratto la malattia da un gabinetto che condivideva con i venditori di carne sul mercato. 
Ha detto che diversi venditori che commerciano vicino a lei hanno anch’essi contratto la malattia killer.

La Wei ha quindi contratto l’infezione due settimane prima del 1 dicembre, la data finora indicata dalla rivista scientifica Lancet – sulla base delle informazioni fornite dalla comunità scientifica cinese – come quella dell’apparizione dei primi sintomi di contagio.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) da parte sua, ha datato l’inizio di quella che ora è riconosciuta come una pandemia, allo scorso 8 dicembre, il giorno del primo ricovero all’ospedale Jinyintan di Wuhan di un paziente infetto.

Tuttavia le autorità cinesi hanno atteso fino a Capodanno per informare l’Organizzazione mondiale della sanità e chiudere il Huanan Market.

I coraggiosi medici cinesi che cercarono di spargere la voce su COVID-19 furono reclusi come sediziosi dalle autorità e i primi test furono bloccati e i campioni distrutti.

Innocente Ritardo o Sapiente Strategia Omissiva ?

PREMESSA : nel momento in cui l’epidemia scoppia nella regione dell’ Hubei il premier Xi Jimping è già in difficoltà.
Nonostante la fastosa dimostrazione di potenza del 1° ottobre sc. per i 70 anni della Repubblica Xi è più debole internamente stretto dalla doppia tenaglia trumpiana dei dazi e del progressivo reshoring delle aziende occidentali, dalle ribellioni di Hong Kong che si espandono anche tra gli studenti nelle università cinesi e da tumulti di piazza di altre regioni cinesi.
I più accreditati sinologi occidentali valutavano allora attorno al 4,7% la crescita del PIL cinese nel 2020 anziché al 5,7%.
Con lo shock dovuto al COVID-19 la previsione più realistica potrebbe essere attorno al 4%.
E’ opinione comune tra gli economisti che la Cina avrebbe seri problemi di tenuta sociale con un PIL annuo al di sotto del 6%.
A febbraio l’annunciato rinvio da parte del governo cinese delle due sessioni dell’Assemblea nazionale del popolo (Npc), la massima legislatura cinese, e del Comitato nazionale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese hanno accentuato questi segnali di preoccupazione.
Le due sessioni stabiliscono annualmente gli obiettivi economici proposti dalla Cina in molte aree tra cui Pil e occupazione.
Il 23 febbraio Xi Jinping ha dichiarato nel corso di un collegamento in videoconferenza con 170mila funzionari di livello centrale, locale e militare: “È la  più grande emergenza sanitaria della Cina dal 1949” “E, quindi” aggiunge“avrà inevitabilmente grande impatto sull’economia e sulla società”, ma gli effetti saranno “di breve termine e controllabili”

Ma le cose stanno veramente così ?
Come tutto ciò che avviene in Cina la verità è un gioco di specchi.

Ciò che è noto come manutenzione della stabilità, in cinese weiwen (weihu wending 维护 稳定) è una macchina gigantesca di propaganda che ha goduto di un budget di 77 miliardi di dollari negli ultimi cinque anni.
Il mantenimento della stabilità, “weiwen”, è diventato una juggernaut multiagency che si basa su un sofisticato menu di censura su Internet, di molestie ai piantagrane nella lista nera e un complesso industriale di informatori e appaltatori pagati
La vasta burocrazia si estende dal capo delle forze dell’ordine del Comitato permanente del Politiburo, Zhou Yongkang, ai volontari della “Safety Patrol” del quartiere alla ricerca di membri del Falun Gong (incluso nella lista degli xie jiao) e alla prevenzione di potenziali scontri di basso livello che possono trasformarsi in disordini su vasta scala.

Questa poderosa macchina di propaganda sta riuscendo, grazie all’agilità tipica dei regimi capitalistici autocratici a ribaltare la narrazione o lo storytelling, se preferite, della tragedia pandemica.

Dal famoso trattato di strategia militare, detto dei Trentasei stratagemmi, risalente presumibilmente alla Dinastia Ming (1366-1610), si direbbe che abbiano messo in opera soprattutto quattro stratagemmi:

I. Rumore ad est, attacco ad ovest (聲東擊西/声东击西, Shēng dōng jí xī)
II. Ferisciti per avere la fiducia del nemico (苦肉計/苦肉计, Kǔ ròu jì)
III. Saccheggia una casa che brucia (趁火打劫, Chèn huǒ dǎ jié)
IV. Nascondi una spada dietro un sorriso (笑裏藏刀/笑里藏刀, Xiào lǐ cáng dāo)

Insperatamente, la Pandemia ha dato la possibilità al regime cinese, ribaltando la rappresentazione della realtà, di dare la dimostrazione al mondo ma soprattutto alle Democrazie Occidentali della propria superiorità.

  1. Ritardando di almeno 15 giorni le informazioni sull’epidemia sono riusciti a cogliere impreparato l’Occidente ormai non più avvezzo dai tempi della Spagnola nel 1918 ad affrontare ondate endemiche tipiche di regioni arretrate civilmente e igienicamente.
  2. Il voluto ritardo ha sfruttato la maggior inerzia che per loro natura hanno le democrazie liberali nella velocità decisionale, incomparibile al cospetto di un regime autocratico.
  3. Il regime di Pechino filtrando le notizie sulla gravità dell’epidemia e ritardandone il contenimento in Occidente ha facilitato l’espandersi di essa in Europa e Stati Uniti dando al contempo a Trump l’illusione di aver vinto definitivamente la partita per la supremazia commerciale nel mondo anche ad un alleato insperato come il COVID-19 che riteneva circoscrivibile alla Cina o al massimo all’area asiatica.
  4. Scatenare l’operazione internazionale fratellanza/empatia nei Paesi colpiti dal COVID-19 e più sensibili al fascino del dragone come l’Italia: forniture medicali al 90% pagate dai Paesi riceventi (ma di cui poco o nulla si accenna sui media mainstream) ma quel restante 10% offerto graziosamente da Pechino ma questo sì generosamente pubblicizzato su tutti i media con un battage senza uguali di ministri e sottosegretari italiani.
L’A350 della China Eastern con a bordo il team di specialisti cinesi e oltre 30 tonnellate di forniture mediche per aiutare l’Italia nella lotta al COVID19.
Lucrezia Poggetti
(Research Associate at Mercator Institute for China Studies (MERICS) gGmbH), nella puntata del 12 marzo di “Nessun luogo è lontano” di Giampaolo Musumeci a Radio 24, illustra magistralmente l’attività opportunistica di soft power avviata dalla Cina per ribaltare completamente a proprio favore la narrazione di una pandemia che il regime avrebbe potuto prevedere ed evitare chiudendo i “Wet Market”.

Il Cavallo di Troia della Cina nel WTO nel 2001, senza contropartite, voluta strenuamente da Bill Clinton e contro il parere della UE.

Questi sono le tipologie di casi più frequenti che gli Stati Uniti hanno presentato contro la Cina, anche come codefendant con il Canada, l’Unione europea e altri.
A ciò aggiungiamo il 
trasferimento tecnologico forzato tramite l’imposizione di Partnership di Joint -Venture la pratica della svalutazione della valuta

1. La Globalizzazione è un Win/Win game per il benessere mondiale: FALSO !
Dove si dimostra che la “finanziarizzazione” di Corporate America e l’Ordo Globalizzazione voluta da Wall Street è uno ZERO-SUM GAME per la classe media delle Democrazie Occidentali Liberali.

Si calcola che in Cina tra il 1990 e il 2015, secondo le stime, circa 900 milioni di persone sono entrate nella classe media e un altro miliardo di persone sono fuggite dall’estrema povertà di appena $ 2 al giorno o meno, come definito dalla soglia di povertà internazionale della Banca Mondiale.
La più straordinaria crescita della classe media mondiale è arrivata (e continua a venire) – si parla di circa due miliardi e mezzo di persone – nelle aree urbane della Cina, ma anche in India, Brasile, Messico, Turchia e in gran parte dell’Europa centrale e orientale, ma a spese di chi ?

Da due decenni la middle class dei blue e white collar di Europa e America sono preda di un gioco a somma zero: tu vinci, io perdo.

Operai, agricoltori, impiegati, i “piccoli colletti bianchi” che non sono stati in grado di adattarsi alle esigenze della rivoluzione digitale.
I giovani che non hanno acquisito le competenze per accedere ai lavori altamente qualificati della nuova economia.
Gli anziani, i pensionati, non abbastanza produttivi e troppo costosi per la collettività… Tutti indicati come “marginali”.

«Il problema» come sottolinea Christophe Guilluy nel saggio “La società non esiste. La fine della classe media occidentale”«è che sommando tutti questi marginali si ottiene un insieme completo: quello della vecchia classe media occidentale

Le categorie che fino a ieri costituivano la base della classe media non possono essere considerate come un mero agglomerato di lavoratori e/o consumatori.
Costituivano il cuore pulsante della classe media occidentale perché ne incarnavano lo stile di vita.
Per Guilluy ne erano il referente culturale, ed è la perdita di questo status che mina alla base il modello e i valori dell’intera società.

Gioco a somma zero est-ovest

Nel 1989 la caduta del muro di Berlino fu l’evento emblematico della fine della guerra fredda.
La caduta dei regimi comunisti dell’Est, in modo pacifico in Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Bulgaria e con un’insurrezione violenta in Romania, fu seguita dal collasso dell’URSS tra il 1990 e il 1991.
Finì il mondo basato sul bipolarismo USA/URSS.

Gli USA, negli anni 90, ormai unica potenza globale, dominavano incontrastati ma avevano tre problemi:
1. La bassa produttività nel manifatturiero.
2. Impossibilità di aumentare i salari per evitare spirali inflazionistiche.
3. Grande liquidità generata dalla “Finanziarizzazione” dell’economia.

Nel 1999 il Congresso approvò una nuova legge bancaria promulgata il 12 novembre 1999 dal Presidente Bill Clinton che abrogò le disposizioni del Glass-Steagall Act del 1933 che prevedevano la separazione tra attività bancaria tradizionale e investment banking. 
L’abrogazione ha permesso la costituzione di gruppi bancari che, al loro interno, permettono, seppur con alcune limitazioni, di esercitare sia l’attività bancaria tradizionale sia l’attività assicurativa e di investment banking. 
In un articolo di qualche anno fa “Wall Street’s Police State ?” scriveva Les Leopold economista formatosi a Princeton:
“I predoni delle società finanziarie si sono fatti avanti per risucchiare il flusso di cassa da strutture produttive sane.” 

Wall Street, liberata dai suoi New Deal Shackle, ha caricato le società con debiti, ridotto la ricerca e lo sviluppo, fatto irruzione nei fondi pensione, ridotto salari e benefici e decimato buoni posti di lavoro negli Stati Uniti mentre spediva molti all’estero.

Nel 2000 gli investimenti in capitale di rischio negli Stati Uniti raggiunsero il picco di $ 99,72 miliardi o 1% del PIL, principalmente per software (17,4%), telecomunicazioni (15,4%), reti (10,0%) e media (9,1%).

Con l’arrivo di Internet, Wall Street ha puntato tutto la liquidità sulle start-up della Silicon Valley e del deep tech in genere capitalizzando cifre enormi in borsa a fronte di bilanci passivi per anni o con attivi assolutamente ridicoli.

La combinazione di tecnologie Internet e produzione a basso costo – labor intensive – guidata dalla Cina ha “caricato” la globalizzazione negli anni ’90. 
Negli Anni 80 la Apple fabbricava la maggior parte dei suoi Mac in uno stabilimento situato poco lontano, a Fremont.
Ma nel 1992 l’impianto fu chiuso e la produzione spostata, prima in aree più economiche della California orientale e del Colorado, poi in Irlanda e a Singapore.
Oggi a Shenzen.
È lo schema seguito da tutte le altre imprese americane.
Tutti conosciamo Apple, Ibm, Dell, Sony, Hp e Toshiba.

Quasi nessuno ha mai sentito parlare di Quanta, Compal, Inventec, Wistron, Asustek. Eppure il 90% dei computer portatili e dei notebook venduti con quei marchi famosi è in realtà fabbricato negli impianti di una di queste cinque aziende, a Shenzhen.

Negli ultimi 30 anni, afferma Michael P. Collins – presidente di MPC Management, una società di consulenza che si concentra esclusivamente sui problemi e le sfide dei piccoli e medi produttori (SMM) di prodotti e servizi industriali – il capitalismo del libero mercato ha “l’unico scopo del business è quello di creare valore per gli azionisti misurato dai risultati a breve termine e con poca o nessuna regolamentazione”.
L’attenzione dell’economia non è più nel fare cose; è per fare soldi dalla carta. Il settore finanziario si è gonfiato mentre il resto dell’economia si è indebolito.
La crescita sproporzionata della finanza ha deviato il reddito dal lavoro al capitale. I profitti di Wall Street sono passati da meno del 10% nel 1982 al 40% di tutti gli utili aziendali nel 2003.

Uno dei maggiori problemi causati dall’aumento della finanza e dall’affondamento della produzione è che un’industria a bassa occupazione ha sostituito un’industria ad alta occupazione. 
Al suo apice, a metà del XX secolo, l’industria manifatturiera ha generato il 40% di tutti i profitti e ha creato il 20% del lavoro della nazione. 

Oggi la finanza controlla il 40% dei profitti della nazione con il 5% dei posti di lavoro.

In passato, Wall Street era composta da banche che finanziavano gli investimenti di capitale manifatturiero e ricerca e sviluppo, il che rendeva grande l’America.
Tuttavia, dopo la deregolamentazione, Wall Street è diventato il padrone della produzione, chiedendo profitti a breve termine piuttosto che finanziare le strategie che hanno portato alla crescita a lungo termine. 

La richiesta di Wall Street di profitti a breve termine ha costretto la maggior parte dei produttori a snellire le proprie organizzazioni ed eliminare le funzioni che non hanno mostrato un ROI rapido.

La finanziarizzazione consiste solo nel fare soldi con il denaro; non ha nulla a che fare con la creazione di posti di lavoro o la prosperità condivisa e, di conseguenza, ha avuto un effetto devastante sulla produzione.
Il problema è nella domanda aggregata
Sebbene le azioni di Wall Street abbiano arricchito i ricchi, ha fatto ben poco per il lavoratore medio. 
Questo è un problema perché il 70% dell’economia si basa sui consumi e le persone non consumano abbastanza per far crescere l’economia. 
Per troppo tempo, le guide cieche della teoria economica fallita che popolano gran parte del mondo accademico, think tank privati ​​e governo hanno promosso l’assurda idea che l’America potesse prosperare come economia dei servizi e dell’informazione mentre le multinazionali costruivano fabbriche ovunque trovassero manodopera a basso costo.
Oggi, la politica commerciale occidentale consente a quasi tutti i paesi di esportare la propria disoccupazione negli Stati Uniti e in Europa impunemente.

Le politiche commerciali occidentali ha rimosso milioni di posti di lavoro con salari dignitosi dai nostri paesi e hanno creato milioni di posti di lavoro con salari bassi nei paesi poveri dove il lavoro può essere sfruttato.

Non sorprende perciò che la parte più importante di valore aggiunto dei nuovi prodotti sia appannaggio degli innovatori.
L’iPhone consta di 634 componenti.
Anche se vi lavorano in centinaia di migliaia, il valore aggiunto generato a Shenzhen è molto basso, perché l’assemblaggio potrebbe essere effettuato in qualsiasi parte del mondo.
La forte competizione globale limita anche il valore aggiunto dei componenti, comprese le parti elettroniche più sofisticate, come la flash memory o il retina display.
La maggior parte del valore aggiunto dell’iPhone viene dall’originalità dell’idea, dalla formidabile progettazione ingegneristica e dall’elegante design.
Quindi non deve stupire che, pur non producendo nessuna parte materiale del telefono, la Apple guadagni 321 dollari per ogni iPhone venduto, il 65% del totale, ben più che qualsiasi fornitore di componenti coinvolto nella fabbricazione fisica dell’apparecchio. Ciò è di notevole importanza non solo per i margini di profitto della Apple, ma soprattutto perché si traduce nella creazione di buoni posti di lavoro in America.
Oggi è questa la parte dell’economia che crea valore aggiunto.
Una parte dei 321 dollari incassati dalla Apple finisce nelle tasche degli azionisti della società, ma una parte va ai dipendenti di Cupertino.
E l’alta redditività incentiva l’azienda a proseguire sulla via dell’innovazione e a reclutare nuovo personale.

E i blue collar e i white collar impiegati nel manifatturiero che fine hanno fatto ?

Non è un caso che dall’ingresso della Cina nel WTO negli U.S. vi sia stato un enorme spostamento della ricchezza verso i primi 20% a scapito dell’80% inferiore.
The West Middle Class

Scriveva Nathan Gardels sul The WorldPost nel 2018: «La concentrazione delle imprese negli Stati Uniti non solo aumenta la disuguaglianza, ma sta anche minando la concorrenza e il tenore di vita dei consumatori. 
Politicamente, la sconfinata influenza di lobbying della grande tecnologia, della grande finanza e di altri grandi conglomerati ha creato quella che lo scienziato politico Francis Fukuyama chiama una “vetocrazia” – dove la preoccupazione principale è soffocare le riforme legislative che ne ridurrebbero il bottino» ancora «Ora, l’accesso a Internet e i piani mensili per i cellulari sono molto più economici in Europa che in America, così come i voli. Anche in Messico, i piani di dati mobili hanno un prezzo migliore rispetto agli Stati Uniti. …

Nel frattempo, negli Stati Uniti, gli sforzi di deregolamentazione e antitrust si sono quasi arrestati. 
Gli Stati Uniti non hanno completato un’importante riforma del mercato dei beni e dei servizi dal 1996 e, di conseguenza, le sue industrie si sono concentrate sempre più ».

« I PAESI EUROPEI hanno creato il mercato unico, entrato in vigore nel 1993 e liberalizzato i loro mercati nazionali. Oggi, la maggior parte dei paesi dell’Unione Europea ottengono risultati migliori degli Stati Uniti nell’attuare politiche che rendono le industrie più competitive. Non sorprende che l’applicazione antitrust rimanga attiva in Europa, con due recenti casi contro Google che hanno comportato multe per oltre 7,7 miliardi di dollari. Anche i mercati europei sono meno concentrati dei mercati statunitensi

*Per decenni, l’establishment politico occidentale e Wall Street ha assicurato al pubblico che i guadagni della globalizzazione in casa avrebbero superato le perdite e che i vincitori avrebbero compensato i perdenti. 

Per dare questa falsa rappresentazione di un aumento del Potere d’Acquisto della Classe Media utilizzarono due stratagemmi da illusionisti:

1. negli anni 90 abbassarono drammaticamente il prezzo dei prodotti dislocando la produzioni labour intensive in Oriente e particolarmente in Cina;

2. negli anni 2000 man mano che la middle class vedeva ridotti drasticamente i suoi introiti sparsero a piene mani mutui subprime e finanziamenti facili.

Ora, come si dice, “tutti i nodi stanno arrivando al pettine”.
I politici responsabili nei confronti del pubblico non possono vendere l’idea che la classe media domestica debba soffrire, a beneficio degli stranieri. 
L’idea del compromesso serve invece la mitologia popolare di una classe d’élite di sostenitori della politica economica, che promuove politiche che arricchiscono i già ricchi. 
Si suppone che la democrazia operi come un controllo naturale per allineare il consenso decisionale delle élite all’opinione e all’interesse popolare; aizzare la classe media domestica contro una straniera è uno dei molti modi per impedire che ciò accada

Chiedere che dovrebbe soffrire a beneficio dell’altro distrae l’attenzione dal vero problema: il loro sfruttamento congiunto da parte del capitale mobile globale.

La tendenza alla disuguaglianza che unisce in modo più significativo i mondi sviluppati e in via di sviluppo è la crescita della plutocrazia globale e la sua impermeabilità alle forze nazionali che un tempo domavano la ricchezza plutocratica.
Giocarsi la classe lavoratrice domestica contro i poveri globali – in effetti, schierandosi apertamente con quest’ultima – è una ricetta per l’instabilità e la reazione populista.
Come scrive Milanović :

« Si formano così due campi politici, non solo negli Stati Uniti ma praticamente in tutti i paesi ricchi: il campo dei ricchi ideologicamente cosmopoliti i cui redditi continuano ad aumentare e il campo delle classi medio-basse nativiste che pensano che nessuno stia difendendo i propri interessi. 
Questo produce una polarizzazione politica con chiari pericoli di trasformare la democrazia in una plutocrazia che continuerebbe con le politiche attuali, o in alternativa in un regime populista che avrebbe lasciato il posto alla frustrazione delle classi medie reintroducendo le tariffe regolamentate, i controlli sui cambi e regole di migrazione più rigorose . »

L’economista Branko Milanovic spiega, in questa clip, la sua famosa Elephant Chart che ritrae grandi guadagni per la classe media globale tra il 1988 e il 2011 insieme a redditi stagnanti per la classe media nei paesi ricchi – e, come ormai tutti sappiamo, enormi guadagni per l’1% dell’élite mondiale.

In una breve rubrica dello scorso gennaio sulla più importante “economic chart” dell’anno, anche Paul Krugman ha commentato quella che è stata soprannominata la “curva degli elefanti”
Tratto da un articolo di Branko Milanović e Christoph Lakner ed esplorato a fondo nel nuovo libro di Milanović “Global Inequality” ritrae grandi guadagni per la classe media globale tra il 1988 e il 2011 insieme a redditi stagnanti per la classe media nei paesi ricchi – e, come ormai tutti sappiamo, enormi guadagni per l’1% principale mondiale.
Cosa spiega lo schema? Alcuni che hanno esaminato i dati di Milanović-Lakner ritengono che siano la prova di quello che potrebbe essere chiamato il “compromesso della globalizzazione”: la tesi che lo sviluppo economico nei paesi poveri è venuto a scapito della stagnazione economica per la classe media nelle nazioni sviluppate. 
Secondo questa visione, la crescita della classe media globale è un gioco a somma zero; per dirla in modo provocatorio, devi derubare la classe media relativamente ricca per dare alla classe media nei paesi poveri.

Paul Krugman commentando la famosa “Curva dell’Elefante” di Branko Milanovic afferma: « C’è una chiara transizione dopo la fine degli anni ’80, quando la globalizzazione inizia davvero. Inizi a vedere picchi gemelli: l’uno per cento globale si sta allontanando dal resto, ma anche il medio globale – la classe media cinese, in realtà – sta vivendo una rapida crescita, con una depressione nel mezzo, che è la classe lavoratrice nei paesi avanzati

*INCISO
La World Bank ci dice che il numero di ricchi in Cina si colloca ormai al terzo posto nel mondo ma è solo il 3,7% della popolazione che nel 2018 deteneva l’86,7% degli asset liquidi onshore del Paese.
Sono questi i numeri di quanto sta accadendo in Cina alla fetta della popolazione più abbiente, quella che possiede almeno 50.000 dollari. 
Prima del coronavirus si prevedevano quasi 60 milioni gli affluent (mass affluent e hnwi) entro il 2021.
Le stime attuali indicano che la dimensione della classe media cinese è di 400 milioni di persone o 140 milioni di famiglie. 

Questo è meno di un terzo della popolazione totale della Cina.

Tra questi, la popolazione benestante urbana è concentrata nelle province orientali e costiere che hanno assistito a una rapida crescita dove la Cina ha investito nello sviluppo di industrie locali e capacità logistiche della catena di approvvigionamento che potrebbero connettersi più facilmente con il resto del mondo.

Circa 500 milioni di persone, ovvero il 40% della popolazione cinese, sopravvivono con $ 5,50 al giorno o meno.

Continua Branko Milanović « Le classi di “perdenti della globalizzazione”, in particolare negli Stati Uniti, hanno avuto poca voce o influenza politica e forse è per questo che il contraccolpo contro la globalizzazione è stato così attenuato. 
Hanno avuto poca voce perché i ricchi sono venuti a controllare il processo politico. 
I ricchi, come si può vedere osservando i guadagni del 5% in alto, hanno beneficiato immensamente della globalizzazione e hanno un vivo interesse per la sua continuazione. 

Ma mentre il loro uso del potere politico ha permesso la continuazione della globalizzazione, ha anche svuotato le democrazie nazionali e avvicinato molti paesi alla trasformazione in plutocrazie.

Pertanto, la scelta sembrerebbe o plutocrazia e globalizzazione o populismo e un arresto alla globalizzazione. 

Un’altra soluzione, che non coinvolge né il populismo né la plutocrazia, richiederebbe un enorme sforzo per comprendere il proprio interesse personale a lungo termine.
Implicherebbe politiche di ridistribuzione più sostanziali nel mondo ricco. 
Alcuni dei guadagni del 5% superiore potrebbero andare ad alleviare la rabbia dei “perdenti” del mondo ricco della classe media e bassa.

Questi non devono né devono essere semplici trasferimenti di denaro da un gruppo a un altro. 
Invece, il denaro dovrebbe presentarsi sotto forma di investimenti nell’istruzione pubblica, nelle infrastrutture locali, nelle abitazioni e nelle cure sanitarie preventive. 
Ma la storia dell’ultimo quarto di secolo, durante la quale le classi più alte del mondo ricco hanno accumulato continuamente guadagni sempre più grandi, ampliando la distanza sociale e mentale dai concittadini, non promette nulla di buono per quella alternativa. » 

Gutiérrez e Philippon sostengono che «i mercati liberi dovrebbero disciplinare le società private, ma oggi molte società private sono diventate così dominanti da potersi permettere impunemente di fornire servizi scadenti, prezzi elevati e carenze di tutela della privacy. … Se l’America vuole guidare ancora una volta in questo regno, deve ricordare la propria storia e riapprendere le lezioni che ha insegnato con successo al resto del mondo.»

2. La Globalizzazione favorisce la Democrazia: FALSO !

La città-stato di Singapore, classificata come “la più globale” dall’indice di globalizzazione della rivista AT Kearny / Foreign Policy in termini di contatti transfrontalieri tra persone, è rimasta decisamente semi-autoritaria negli ultimi 30 anni e mostra pochi segni di maggiore democratizzazione. 
In Asia, altro esempio, la diversità dei regimi politici ha in gran parte tenuto fuori tema la democrazia e i diritti umani nel gruppo di cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) e nell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN).

La teoria mainstream sostenie due care credenze americane: che i mercati aperti e la democrazia sono l’ispirazione e la conseguenza reciproca e che la marcia della tecnologia non può essere fermata.

Pertanto, per più di un decennio le successive amministrazioni statunitensi hanno affermato che il mantenimento generalizzato degli scambi con la Cina e l’incoraggiamento specifico dell’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio avrebbero fornito una via di accesso alle riforme politiche.
La logica, convincente a lungo termine, ha limiti a breve termine.
In paesi con regimi autoritari duraturi, i leader hanno maggiori probabilità di aderire alla riforma legale per ragioni pragmatiche – per migliorare le condizioni economiche attraverso un aumento del commercio internazionale – a condizione che le riforme non siano considerate dalla popolazione come capitolazione ideologica. 
Ma la liberalizzazione economica può anche esacerbare i problemi che sembrano superare gli sforzi legali di riforma e persino incoraggiare il sostegno popolare al governo autoritario o semi-autoritario. 
Inoltre, alcune delle potenze economiche in procinto di entrare in regimi commerciali internazionali, in particolare la Cina, potrebbero esse stesse influenzare le regole che governano tali regimi. 

Finora, le regole del commercio globale sono state in gran parte scritte dalle democrazie occidentali, il cui potere economico combinato ha posto gli aspiranti entranti nel ruolo di supplicanti. 
Ma l’ingresso di poteri economici più “misti” – i governi impegnati nella riforma del mercato ma non necessariamente nella democrazia di tipo occidentale – possono cambiare queste istituzioni
La globalizzazione può anche dare un vantaggio ai regimi autoritari.
I regimi che aderiscono alle riforme economiche spesso consentono aperture che sono fiduciose di poter controllare. 
Se l’impatto immediato è favorevole – un’economia migliorata, un maggiore accesso alla tecnologia e ai beni moderni – la legittimità popolare del regime può essere rafforzata dalla percezione di aver apportato (o almeno permesso) i miglioramenti. 
Ironia della sorte, la globalizzazione può quindi estendere la longevità del regime.
Al contrario, i periodi di crisi economica che sono attribuiti, in modo corretto o meno, alla globalizzazione possono anche dare una spinta ai leader autoritari. Quando inizia la disillusione con la riforma economica, l’insistenza dei politici occidentali sul legame tra riforma e democratizzazione può essere utilizzata a vantaggio autoritario.
La globalizzazione ha anche contribuito a sostenere i regimi autoritari alimentando il nazionalismo in alcuni stati non occidentali. 
Ciò è quanto sta avvenendo in Cina.

L’Impero di Mezzo, o del Centro, è in realtà un’entità accerchiata e quindi vulnerabile e insicura, situazione alla quale si reagisce assumendo una superiorità che permetta di svilire gli altri.
Ne è nato un atteggiamento razzista che Martin Jacques (“When China Rules the World: The End of the Western World and the Birth of a New Global Order” 2009:243) chiama la “mentalità dell’impero di mezzo”, una nozione di “inerente senso di superiorità rispetto agli altri” prima di tutto culturale, ma implicitamente anche razziale.
Se l’identità cinese si fonda sulla razza, è proprio questo che rende l’impero di mezzo separato dal resto del mondo e ad esso superiore.
In questo caso l’isolamento della Cina è il segno della sua superiorità razziale, il che la rende pericolosa.

GiancarloEliaValori https://geointelblog4italianpmi.com/2014/01/18/giancarlo-elia-valori-lultimo-honorable/ in “La Via della Cina” pubblicato nel 2010 da Rizzoli scrive:
« Il pensare a una tensione dialettica in Cina, oggi, tra “free market” (o capitalismo) da un lato e “sistema politico comunista” dall’altro, non è soltanto ingenuo, ma peggio un vero e proprio errore strategico culturale. Il capitalismo cinese è in funzione “sino centrica”. La Cina ha sempre letto, con Mao Zedong, il capitalismo come un’invenzione dei “cani occidentali”. Per la dirigenza del PCC, l’espansione della base produttiva è finalizzata alla costruzione di un “impero di Mezzo” rosso»

Giancarlo Elia Valori – manager, docente universitario e sinologo tra i più grandi a livello internazionale – ospite di Xi Jinping al ricevimento per i 70 anni della Repubblica Popolare cinese

MA DA CHI È COMPOSTA LA NUOVA RAMPANTE MIDDLE CLASS CINESE ?

Il ceto di imprenditori regionali è composto in maggioranza da funzionari di partito o delle amministrazioni locali che, disponendo di risorse in quanto responsabili di istituzioni pubbliche, hanno creato ”imprese collettive” partecipate da enti governativi, investitori regionali e altri privati, tra cui molti cinesi della diaspora.

L’influenza degli imprenditori burocrati si esercita tramite la rete dei rapporti personali, il guanxi, che regola la società cinese e che nel campo economico “sostituisce le carenti istituzioni formali di mercato e contribuisce ad abbassare i costi di transazione”,
ma contemporaneamente è anche fonte di corruzione che “ai livelli superiori è nascosta dal consenso dell’élite, ma nei villaggi e nei distretti è la trama di fondo della società in cui potere amministrativo e risorse economico si fondono”

L’economia cinese è quindi un “capitalismo gestito da imprenditori-burocrati,un capitalismo senza capitalisti, o meglio con capitalisti che si confondono con il potere burocratico”.

Il socialismo di mercato appare così “uno sviluppo capitalista all’interno di un sistema politico comunista alla cinese…”

Secondo il China Daily (a sua volta di proprietà del PCC), quasi il 70% dei due milioni di società private in Cina ha gruppi interni di PCC. 

I cinesi considerano la democrazia un prodotto occidentale, cioè il precipitato di una storia peculiare che si è condensata in principi, istituzioni e regole, per cui la democratizzazione di un paese
estraneo a questa esperienza ne implica l’occidentalizzazione.

Che le culture occidentali tendono a focalizzare l’individuo al centro della società è cosa nota: le persone sono definite più da ciò che hanno realizzato che dall’appartenenza al gruppo. 
L’espressione individuale è incoraggiata fin dalla tenera età e culturalmente rafforzata nelle culture occidentali.
Al contrario, il collettivismo è inerente a una società confuciana. 
Affinché la società cinese funzioni senza intoppi, è necessario sottoporre i propri desideri al bene superiore del gruppo. 

In altre parole, le persone non esistono indipendentemente l’una dall’altra.
Al contrario, un individuo viene definito dalla sua relazione con il gruppo.

Per millenni, i cinesi sono stati culturalmente condizionati a sopprimere i propri bisogni personali e pensare in termini di responsabilità collettiva prima, poi alle loro famiglie, poi alla comunità, al clan e alla nazione in generale.

L’etica confuciana non è egualitaria, se non all’interno di un rango sociale.

Confucio ha ideato un sistema di relazioni interdipendenti – una struttura in cui il livello inferiore dà obbedienza al superiore (estendendosi dal livello familiare a quello nazionale).
Di conseguenza, la cultura cinese tende a dare una notevole dose di rispetto per l’autorità e l’età (anche se non necessariamente sincera, specialmente in una Cina moderna in evoluzione).
Sebbene la Cina moderna abbia superato questi ruoli ben definiti, i cinesi oggi sono ancora abituati a pensare in termini di gerarchia. 
Tendono a rispettare la gerarchia e le differenze di status molto più degli occidentali, che tendono ad essere più egualitari e aperti verso gli estranei.

L’Umanesimo Rinascimentale rappresentato nell'”Uomo di Vitruvio” di Leonardo Da Vinci in contrapposizione al Collettivismo Gerarchico Solipsistico Confuciano

3. La Globalizzazione diffonde le buone pratiche sanitarie e la sostenibilità ambientale: FALSO !

Il mercato dei prodotti agricoli di Zhenbai è uno dei più grandi di Shanghai, contribuendo a soddisfare la crescente domanda della città di verdure e carne fresche.

1,4 miliardi di persone in Cina stanno sviluppando un appetito che sta cambiando il modo in cui il mondo cresce e vende cibo.
La dieta cinese sta diventando più simile a quella dell’americano medio, costringendo le aziende a setacciare il pianeta alla ricerca di qualsiasi cosa, dalla pancetta alle banane.
Ma gli sforzi della Cina per acquistare o affittare terreni agricoli nei paesi in via di sviluppo dimostrano che la costruzione di fattorie e ranch all’estero non sarà sufficiente.

Ciò pone alla Cina un duro ultimatum: se vuole avere cibo a prezzi accessibili per la sua popolazione nella seconda metà di questo secolo, dovrà assicurarsi che il mondo coltiva cibo per 9 miliardi di persone.

La sua risposta è la tecnologia. Ma non sarà sufficiente.
L’industria agricola cinese, dai minuscoli appezzamenti di riso curati dai nonni di 70 anni alle gigantesche aziende che stanno iniziando a sfidare attori globali come Nestlé SA e Danone SA, sta attraversando una rivoluzione che può essere altrettanto influente della trasformazione industriale che riscrisse il commercio globale.
Il cambiamento è iniziato quattro decenni fa quando il paese ha iniziato a rifondere i suoi sistemi di produzione e le imprese private. 
Queste riforme hanno scatenato un boom economico, trainato da fabbriche, investimenti ed esportazioni, ma i cambiamenti nella fattorie sono stati altrettanto drammatici.
Il ritmo frenetico dello sviluppo del paese ha portato alcuni effetti collaterali sgradevoli. 
Grandi estensioni di terra feconda sono state inghiottite dalle fabbriche. 
I campi sono stati inquinati dai rifiuti o dagli agricoltori che hanno inzuppato il terreno di sostanze chimiche. 
Il paese è diventato sinonimo di cibo contaminato, dal riso inquinato dal mercurio al latte in polvere con melamina.

Quindi, come può la Cina produrre abbastanza cibo sicuro per la sua popolazione in crescita se tutti iniziano a mangiare come gli americani ?
La semplice risposta è che non può.
Ci vuole circa 1 acro (mezzo ettaro) per nutrire il consumatore americano medio. 
La Cina ha solo circa 0,2 ettari di terreno coltivabile per cittadino, compresi i campi degradati dall’inquinamento.
In ogni caso, la tecnologia è la chiave per bilanciare l’equazione del cibo. 
La nazione sta spendendo miliardi in sistemi idrici, sementi, robot e scienza dei dati per ripristinare alcune delle devastazioni dell’industria e sviluppare fattorie sostenibili e ad alto rendimento.
Recentemente il vicedirettore dell’Ufficio del gruppo direttivo per il lavoro rurale centrale, nel People’s Daily sponsorizzato dal governo ha affermato “Abbiamo esaurito le nostre risorse e il nostro ambiente e abbiamo utilizzato quanti più fertilizzanti e pesticidi possibile per far fronte alla carenza di approvvigionamento”.
“Dobbiamo urgentemente aumentare la produzione di prodotti agricoli verdi e di buona qualità”.
E’ vero che la Cina ha annunciato l’obiettivo di “mantenere 1,8 miliardi di mu (亩) di terreni agricoli” (circa 120 milioni di ettari)ma i governi locali che hanno fatto affidamento per anni sulle vendite di terreni per finanziare la crescita possono eludere le restrizioni contando i terreni marginali come seminativi o riqualificando le aree urbane come fattorie.

Più allarmanti per i pianificatori della nazione sono i rapporti secondo cui quasi il 20 percento della terra arabile rimasta è contaminata.

Studi condotti dal governo nel 2014 hanno scoperto che ad alcuni appezzamenti di ortaggi venivano dosati alti livelli di metalli pesanti come il cadmio ed è uno solo dei tanti scandali da prodotti velenosi inquinanti che ha reso il pubblico diffidente nei confronti degli alimenti prodotti in patria.
Anche con una modesta dimensione media della fattoria di 13 ettari, il paese avrebbe bisogno di meno di 10 milioni di famiglie che lavorano la terra.
Zhong Funing, capo dell’International Research Center for Food and Agricultural Economics presso la Nanjing Agricultural University ha affermato recentemente: “Come possono gli altri agricoltori trovare lavoro nelle città se abbandonano la terra?”,” di conseguenza, lo sviluppo di grandi fattorie ad alta tecnologia potrebbe essere lento” ha concluso.
Secondo uno studio del 2013, al momento una superficie pari a quella del Belgio risulta troppo contaminata per usi agricoli, con costi di risanamento intorno al trilione di yuan (210 miliardi di dollari).
Ugualmente ambizioso il target prefissato per alleviare il problema smog, che nei prossimi due anni dovrebbe vedere 338 città arrivare a respirare “aria buona”.

Nel 2016, il 15,8% delle abitazioni rurali intorno alla città di Wuhan, nella provincia dello Hubei, risultavano vuote, molte abbandonate da contadini andati in cerca di fortuna nelle grandi città.

Questa mancanza di terre coltivate perché profondamente inquinate è stato uno stimolo per il cosiddetto land grabbing in Africa, dove la Cina ha acquistato o affittato terreni in paesi come il Mozambico per garantire l’approvvigionamento di grano.
Nel link in calce è descritta bene l’espansione cinese in Africa.

Come l’Africa sta diventando la Cina cinese

Nel corso degli anni, le emittenti televisive locali e i social media hanno alimentato le paure, riportando una serie disgustosa di scandali, dalla salsa di soia prodotta con capelli umani al tofu fatto con liquame e la carne di gatto e ratto spacciata come coniglio e agnello.

Tutto ciò che ho premesso non è senza conseguenza sulla SALUTE PUBBLICA e ci consente di giungere con coerenza alla quarta considerazione:

4. Nessuno ha la responsabilità della Pandemia COVID-19: FALSO !
a) Responsabilità Diretta: il Governo di Pechino
b) Responsabilità Indiretta: Corporate America

Tutte le epidemie, dal Dopoguerra, deflagrate dalla Cina.

Influenza Asiatica
Nel 1957 scoppiò la paura del contagio con la cosiddetta influenza Asiatica, un virus A H2N2 isolato per la prima volta in Cina. In questo caso, venne messo a punto a tempi record un vaccino che permise di frenare e poi di spegnere del tutto la pandemia, dichiarata conclusa nel 1960.

Nel frattempo, però, erano morte due milioni di persone.

Influenza Aviaria
Sempre dall’Asia, caratterizzata da aree densamente popolate, un’igiene non sempre appropriata e – almeno fino alla fine del secolo scorso – uno scarso livello di strutture sanitarie, nel 1968 arrivò l’influenza di Hong Kong, un tipo di influenza aviaria, abbastanza simile all’Asiatica, che

in due anni uccise dalle 750mila ai 2 milioni di persone, di cui 34mila solo negli Stati Uniti.

SARS
Nel nuovo millennio il primo allarme mondiale è scattato nel 2003 per la Sars, acronimo di “Sindrome acuta respiratoria grave”, una forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong in Cina.

In un anno la Sars uccise 800 persone, tra cui il medico italiano Carlo Urbani, il primo a identificare il virus che lo ha poi stroncato.

Venne classificata come epidemia e non come pandemia. 

Influenza suina
Risale invece al 2009 l’impropriamente detta “influenza suina”, causato da un virus A H1N1.

Enorme l’allarme anche in Italia, dove furono oltre un milione e mezzo le persone contagiate.

La paura rientrò quando fu chiaro che il tasso di mortalità era inferiore anche a quello della normale influenza.

LE RESPONSABILITÀ DELLA TURBO GLOBALIZZAZIONE NELLA DIFFUSIONE DELLE PANDEMIE

La Turbo Globalizzazione che viene innestata violentemente in ecosistemi intatti e arcaici crea degli enormi shock sia ambientali che sanitari.
Già nel 2006 l’ Institute of Medicine (US) nel suo Forum on Microbial Threats rilevava come la costruzione di dighe e altri progetti simili di modifica ambientale, alterano quasi sempre, direttamente o indirettamente, le ecologie dei vettori locali e le interazioni uomo-patogeno e citava ad esempio, la costruzione della diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze in Cina che alterava, a suo parere, non solo il potenziale di trasmissione della schistosomiasi e di altre malattie interrompendo le ecologie vettoriali locali, ma aumentava anche il rischio di trasmissione costringendo le persone a lasciare le loro case e vivere in aree altamente concentrate.
Alla luce degli effetti dannosi di molti progetti su quegli ambienti locali, regionali e sulla salute pubblica, i partecipanti al seminario suggerirono che forse gli attuali modelli economici dovevano essere riesaminati e che le potenziali (e costose) ramificazioni sulla salute pubblica delle decisioni di investimento dovevano in qualche modo essere incorporato in quei modelli. 
Su tutto ciò si innesta l’omertà dei Paesi colpiti che non vogliono, se non davanti all’evidenza, segnalare focolai locali nel tentativo di evitare ripercussioni economiche e politiche potenzialmente enormi, come sanzioni commerciali e avvisi di viaggio.

Per approfondimenti sulla Cina vedi articolo al punto 3 : https://geointelblog4italianpmi.com/alcune-modeste-riflessioni-sulle-tematiche-geopolitiche-affrontate-da-giancarlo-elia-valori-in-particolare-nel-libro-il-futuro-e-gia-qui-e-sulle-sue-pubblicazioni-dedicate-allarea-mediterannea/

Conclusioni

Per quanto riguarda la CINA:

Come già scrittto la scellerata politica di Corporate America ha generato un regime autocratico simile a un moloch famelico e mai sazio pena il suo crollo: l’espansione in Africa e la Belt and Road Initiative ne sono i principali esempi.
Trattasi evidentemente di una minaccia per le Democrazie Liberali Occidentali.

TRE CONDIZIONI CHE L’OCCIDENTE DEVE APPLICARE CON RISOLUTEZZA PER PORTARE ALL’IMPLOSIONE IL REGIME DI PECHINO

1. Reshoring e decoupling: ossia controllo della qualità della produzione, drastico accorciamento delle filiere produttive – soprattutto di quelle strategiche – e stabilità della fornitura, sono elementi che vicende come il coronavirus o anche un semplice ricatto geopolitico riportano in tutta la loro attualità la l’ importanza strategica.
2. Principio di reciprocità: principio base delle relazioni internazionali, stabilisce che qualsiasi benefit o penalità/limitazione venga applicata da uno Stato nei confronti di un altro debba essere restituita dall’altro Stato in egual misura.
Tutela ambientale, diritti umani e sindacali.
3. Dopo l’emergenza COVID-19, l’Occidente deve varare un poderoso piano “Marshall”a favore dell’Africa al fine di respingere la potente penetrazione cinese in quel continente.
L’Africa è vitale per la Cina per la sua stessa sopravvivenza.

Decoupling

LA CINA SE NON ACCETTERÀ LE PRIME DUE CONDIZIONI DOVRÀ SCEGLIERE L’ AUTARCHIA E SAREBBE L’INIZIO DELLA FINE DEL SUO REGIME O COMUNQUE DELLA SUA POTENZA.
Infatti, la Cina con una popolazione di quasi un miliardo e mezzo di abitanti e una superficie che è “solo” la quarta nel mondo dopo rispettivamente Russia, Canada e Stati Uniti non ha le risorse per essere autarchica né può contare su alleanze strutturali con i potenti vicini confinanti che Russia, India e Cina.

  • A) RELAZIONI BILATERALI CON LE POTENZE CONFINANTI
  • Per la Russia la partnership con la Cina è destinata a rafforzare la posizione del paese sullo scenario internazionale incrementandone il potere negoziale da capitalizzare nelle relazioni con Washington e Bruxelles.
    Mentre Pechino ritiene che la fase unipolare del sistema non sia ancora esaurita e che gli Stati Uniti restino una superpotenza a cui la Cina potrebbe eventualmente affiancarsi.
    L‟avvicinamento fra Russia e Cina non può perciò essere visto come una stabile alleanza ma piuttosto come una convergenza di interessi contingenti.
  • Tra Cina e India esiste solo una cortesia formale tra vicini che mal si sopportano.
    Le relazioni sono volte soprattutto al miglioramento della comunicazione militare al fine evitare nuove schermaglie di confine dopo il faccia a faccia del 2017 fa tra le truppe di Pechino e di Delhi nell’area del Doklam, contesa tra Repubblica Popolare e Bhutan.
    La rivalità strategica tra i due paesi più popolosi al mondo è legata ai timori di Delhi per il “risorgimento” militare ed economico della Repubblica Popolare.
    Xi sta cercando di abbassare il livello della tensione con i paesi alla periferia della Cina (India e Giappone in primis), per evitare di trovarsi esposto su troppi fronti in un momento di confronto muscolare con gli Stati Uniti.
    Quanto alle relazioni con il Giappone entrambi i Paesi si impegnano a mantenere lo status quo.
  • Storica è la rivalità per il controllo delle isole Senkaku/Diaoyu ma entrambe le parti sono incentivate a non farsi trascinare in conflitti che non possono gestire, come un confronto militare appunto per le Senkaku.
    La memoria storica del XIX secolo inasprisce il quadro generale.
    La Cina è furiosa per le mancate scuse per i crimini di guerra giapponesi e il Giappone si sente minacciato dalle ambizioni revanchiste di Pechino, decisa a cancellare la vergogna del Secolo delle Umiliazioni. Contribuisce al clima di sospetto la pessima fama che ognuno dei due Pesi gode presso l’opinione pubblica dell’altro.

Tirando le conclusioni, se le motivazioni economiche a favore del libero scambio sono oggi indebolite, neppure le argomentazioni strategiche (il commercio promuove pace) appaiono attuali.
Oggi, scambi e finanza sono la continuazione della guerra, proprio come in passato la guerra è stata la continuazione della politica.
In territorio nemico si sbarca oggi con navi-cargo di containers, non con mezzi-anfibi di marines; i fondi di investimento occupano le infrastrutture più rapidamente delle Forze Speciali; l’aggiotaggio della finanza è meno visibile degli aerei B-2.

Così anche lo scoppio di una pandemia è un’opzione “militare” non convenzionale.

OCCIDENTE E CINA: PRINCIPIO DEI VASI COMUNICANTI

Date le premesse e cioè che l’Occidente e in particolare Corporate America, ebbri del successo del crollo sovietico, sottovalutando le enormi potenzialità e l’aggressività della Tigre asiatica assopita, le ha fornito esso stesso il know how e gli investimenti affinché la tigre, apparentemente mansueta, gli si rivoltasse contro.

Se la tesi che io ed altri analisti sosteniamo è vera come è vera – ossia che questo scambio tra Occidente e Oriente è un gioco a somma zero – occorre agire con un processo inverso applicando il Principio dei Vasi Comunicanti.

La premessa è che il Regime di Pechino non può permettersi di allargare la base della sua middle class oltre un certo numero di persone per due motivi:
a) impossibilità di comprimere le libertà individuali di una classe media diffusa sul territorio che non sia direttamente o indirettamente dipendente dai clan del partito; una classe media estesa oltre questo network reticolare burocratico/familistico, manifesterebbe molto presto una forte insofferenza verso il regime mettendolo in pericolo;
b) anche volendo superare la considerazione al punto a) la Cina non è autosufficiente per reggere da sola un livello di benessere diffuso in una platea di un miliardo e mezzo di persone.

Tramite Reshoring, Decoupling e Principio di Reciprocità, l’Occidente, come didatticamente descritto nel breve filmato sul Principio dei Vasi Comunicanti, deve procedere con il procedimento inverso con il quale ha riempito la brocca orientale – quella più bassa nel filmato – svuotando la propria, ovvero, inversamente, riportare verso il basso gli indici economici cinesi indebolendo Pechino ottenendo, nel contempo, di riportare l’acqua perduta nella brocca occidentale.

Dopodiché concludere con uno strike finale: l’Occidente, dopo aver riempito nuovamente la propria brocca, deve immediatamente “sigillare” gli scambi commerciali con la Cina affinché il regime si spenga o deflagri per asfissia.

Attenzione però !
Come dice il giovane studente nel filmato se aumentiamo troppo la pressione il tappo potrebbe saltare.

Per quanto riguarda l’EUROPA

L’EUROPA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: STAMPARE DENARO COME SE PIOVESSE ED HELICOPTER MONEY

Se i Leader delle Nazioni fondatrici dell’Unione Europea, probabilmente ultimi esempi di regimi Democratici Liberali con la maggiore libertà di espressione nel mondo e tutela di diritti civili e individuali, non sapranno cogliere l’importanza vitale di non commettere errori storici inappellabili e fare quadrato in questa drammatica circostanza, si dovranno assumere la responsabilità di non avere fatto tutto il possibile per evitare più gravi tragedie .

La Germania con buona pace dello Schwarze null e con il suo debito al 60% del PIL (facendo finta che non abbia aggirato gli aiuti di stato attingendo 550 miliardi di EUR dalla Kreditanstalt fur Wiederaufbau (KFW) e 600 miliardi da tredici banche regionali ambedue esentate dalla UE dai requisiti di capitale europei) sarà la nazione che dovrà fare lo sforzo maggiore.

L’Italia, d’altra parte, che è riuscita fino ad ora a moltiplicare il debito pubblico per finanziare principalmente spesa improduttiva o peggio spesa condizionata dal crimine organizzato, dovrà, ob torto collo, consentire ai creditori europei uno stretto controllo della spesa fuori budget e una rendicontazione puntuale.

Il denaro deve pervenire immediatamente nelle tasche dei percettori senza farraginose complicazioni burocratiche.
Essendo scomparsa sia la domanda che l’offerta non ci sarà pericolo di deflazione ma in questo modo il valore e l’efficienza delle filiere produttive non verranno distrutte irreversibilmente.

Se ciò non avverrà, è facile che l’Europa si trovi con quello che rimane della classe media in macerie e angosciata, le classi più deboli alla disperazione e la borghesia asseregliata nei suoi ultimi fortini tutti in attesa dell’uomo della provvidenza.

I suprematisti bianchi, l’estrema destra stanno accogliendo con entusiasmo il collasso economico e sanitario causato dal coronavirus.
Questo scenario apocalittico, reso verosimile dalle conseguenze catastrofiche del Covid-19, ha galvanizzato il network di attivisti, da anni in attesa di questo disordine mondiale tra manuali di sopravvivenza, strategie di guerriglia e istruzioni per la realizzazione e l’uso di armi ed esplosivi.

Negli ambienti di estrema destra, questa guerra civile che sovvertirà i governi ha un nome: “Boogaloo.

Il Boogaloo del coronavirus ha arricchito di credibilità la narrativa dell’estrema destra accelerazionista la quale auspica il collasso globale, la conseguente fine della democrazial’ascesa di un etno-stato governato dal principio di purezza della razza.

L’Europa, dunque, non avrebbe imparato nulla dalla Storia, rischiando di rivivere un 29 ottobre 1922 o peggio un 2 agosto 1934.

Il Partito Nazionaldemocratico di Germania (NPD, Nationaldemokratische Partei Deutschlands) è un partito nazionalista di estrema destra fondato nel 1964, epigono del Deutsche Reichspartei. Nel 2011 la Deutsche Volksunion è confluita nel Partito Nazionaldemocratico. L’NPD viene spesso descritto come un’organizzazione neonazista e in Germania è considerato il principale partito di estrema destra dal 1945.

E anche dall’ISIS la pandemia viene accolta come un’inaspettata opportunità per colpire meglio i paesi del ‘Dar al Harb’, quei Territori della guerra dove il jihad è condotto contro gli infedeli.
Nell’ultimo numero della rivista online an Naba (l’Allarme) si afferma: «dall’economia alla politica, dalla sicurezza alla difesa militare l’ultima cosa che adesso (questi governi) vogliono è che i combattenti per il jihad preparino azioni simili a quelle già compiute a Parigi, Londra, Bruxelles». 

Pochi giorni fa le agenzie di stampa hanno comunicato che il premier ungherese Viktor Orbán, col pretesto della pandemia, porta finalmente a compimento il suo folle sogno di democrazia illiberale
Infatti Lunedì 30 marzo, Orban con la maggioranza dei due terzi del Parlamento ungherese (137 a favore, 53 contrari e 9 astenuti) ha fatto approvare una Legge che da mezzanotte ha sospeso il Parlamento e così da oggi in Ungheria la democrazia illiberale ha trovato il suo compimento.

Col pretesto della lotta all’emergenza coronavirus, da oggi democrazia, libertà d’informazione, istituzioni e valori dello Stato di diritto definiti dai Trattati europei sono sospesi in Ungheria.

Viktor Orbán ha diritti di governo e superpoteri eccezionali rinnovabili senza limite, governerà per decreto, può chiudere per periodo a sua discrezione il Parlamento, saranno accettate solo informazioni di fonte ufficiali sulla pandemia e chi verrà accusato dall’esecutivo di diffondere fake news – cioè potenzialmente anche critiche alla gestione dell’allarme sanitario e al disastroso stato della sanità pubblica o ad altre decisioni del potere  – potrà essere condannato con fino a 5 anni di prigione nelle sovraffollate carceri magiare. L’emergenza in vigore dall’11 marzo dunque viene ulteriormente e gravemente inasprita.

Viktor Orbán

L’Autore con questo editoriale/pamphlet non ha la presunzione di “rappresentare” la verità assoluta – nelle cui tesi e conclusioni, peraltro, egli crede fermamente in buona compagnia degli analisti più indipendenti -ma propone uno strumento di riflessione e strategia ben definita per i decisori finali basata su un’analisi approfondita.

La Pandemia di COVID-19 deve essere per il mondo intero ma in particolare per le Democrazie Liberali Avanzate un profondo momento di riflessione sulle tragiche conseguenze su “come” il turbo capitalismo ha concepito la “GLOBALIZZAZIONE”.
I Globalization’s Booster hanno scelto per avidità la strada peggiore, priva di regole condivise, creando dei mostri, instabilità sociale, disperazione e minacce alla salute planetaria.

La strada giusta è la Globalizzazione armoniosa, condizionata da regole che diano benessere, diritti umani e civili per tutti e proteggano l’eco sistema in cui si innesta.

E, per fare questo, occorre tempo…il tempo che Wall Street
non intende mai concedere.
Ed ora eccoci tutti qui stolidamente stupefatti nell’inferno della tragica pandemia.
Alle anime belle dico che, date le premesse da me ampiamente sopra esposte, non è vero che il mondo intero si abbraccia coralmente nella lotta alla pandemia: ogni potenza cercherà di volgere a proprio vantaggio anche questa tragedia naturale (sempre che lo sia “naturale”) così come è sempre avvenuto nella storia dell’uomo.

Questa pandemia rapporesenta un passaggio storico per i rapporti di forza tra le Democrazie Occidentali Liberali e i Regimi Capitalistici Autocratici.

Solo un sistema, tra i due, ne uscirà egemone e i popoli di tutto il mondo lo prenderanno a modello.
Ai decisori finali dico: «Abbiate il coraggio di prendere una posizione, qualunque essa sia, se ritenete che sia quella giusta… ma prendetela; se non avete il coraggio di pagarne il prezzo politico fatevi da parte ».

I Cittadini Italiani, l’Europa, hanno bisogno di un Governo Italiano forte e autorevole.
Gli Italiani hanno bisogno, in un tempo eccezionalmente straordinario, di leader eccezionalmente straordinari.
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Concludo con le parole del lucidissimo 97enne Henry Kissinger rilasciate al Wall Street Journal recentemente:
«Quando la pandemia da Covid 19 sarà finita – osserva Kissingerle istituzioni di molti Paesi verranno percepite come fallite. Se questo giudizio sia obiettivamente equo è irrilevante. La realtà è che il mondo non sarà più lo stesso dopo il coronavirus».
Secondo Kissinger, occorre «salvaguardare i principi dell’ordine mondiale liberale»
«La pandemia», sottolinea Kissinger «ha provocato un anacronismo, “una rinascita della città e delle sue mura” in un’epoca in cui la “prosperità dipende dal commercio globale e dal movimento delle persone. Le democrazie del mondo devono difendere e sostenere i loro valori illuministici».
Un ritiro globale dalla politica dell’equilibrio «causerà la disgregazione del contratto sociale sia a livello nazionale che internazionale. La sfida storica per i leader è gestire la crisi mentre si costruisce il futuro. Il fallimento potrebbe incendiare il mondo».

Un ultima riflessione per chi, dopo tutte queste considerazioni, fosse ancora affascinato dall’apparente efficientismo dei Regimi Autocratici Capitalisti.
Mi riferisco ai due più grandi disastri artificiali globali del dopoguerra sfuggiti al controllo dell’uomo: la Pandemia di COVID-19 causata dai cinesi e l’esplosione del reattore di Černobyl’ il 26 aprile 1986 in Ucraina ex Unione Sovietica.
Probabilmente, nelle Democrazie Occidentali è molto più difficile che ciò possa accadere per via del controllo dell’opposizione politica, dei media e dell’opinione pubblica e della magistratura relativamente indipendente.
E con questa considerazione finale mi auguro di aver sbarazzato il campo da argomentazioni fallaci e pericolosi ammiccamenti ai regimi cinese e russo.

P.S. Questo documento può rappresentare un abstract per una road map puntuale che conduca al definitivo ridimensionamento del Regime di Pechino.