2021 THE UNITED STATES OF SOCIALISM?

Quando si scoprì che il Sogno Americano era appunto un sogno

Marcello Lopez – geopolitical and intelligence analyst – blogger, editor & entrepreneur

Members of the Democratic Socialists of America outside a Trump-owned building in New York
Credit:Spencer Platt/Getty Images

Il sogno americano, posto che sia mai esistito, non esiste più.

Il capitalismo di Corporate America si è dimostrato un fallimento.
Non solo non ha esportato la democrazia nei paesi totalitari ma l’ha minata nel profondo addirittura nella sua culla, in patria, aumentando le disuguaglianze, verticalizzando l’accumulo di ricchezza, accrescendo la disparità tra le diverse provenienze etniche.

La famosa middle class, da sempre watch dog del potere politico e dei grandi trust industriali/finanziari è stata straordinariamente indebolita, se non annientata, o perlomeno resa ricattabile; probabilmente scientemente.

Con l’avvento di Trump, gli Stati Uniti hanno dato a tutte le democrazie occidentali un drammatico avvertimento di ciò che può accadere anche a quella che era ritenuta, probabilmente a ragione, la più solida e grande democrazia occidentale.
Trump è solo una spia, un campanello di allarme di un pericolo oscuro che è ancora lì, con tutto il suo potenziale devastante.

Biden e le élite più illuminate degli States sembrano averlo capito.

Può sembrare un ossimoro ed è pressoché un tabù riferirlo agli Usa, ma la nuova classe dirigente Usa sta cominciando ad applicare ricette, se non socialiste, certamente socialdemocratiche, se vogliamo riferirci ai paradigmi politici delle grandi democrazie europee.

Chi, nelle classi dirigenti occidentali, non ha compreso che siamo davanti a una svolta di sistema e che il vecchio laissez faire degli animal spirit alla John Coates sono un pericoloso fallimento nella stessa misura del socialismo reale sovietico o del comunismo del vecchio partito comunista cinese, condanna le democrazie liberali occidentali al rafforzamento e all’affermazione di personalità politiche e di partiti eversivi e autocratici, di cui l’Europa ha già alcuni rappresentanti in Orban in Ungheria e in Morawiecki in Polonia.