THE INNER CIRCLE – The Global Connections of Shadow Power

Ovvero perché la guerra mondiale è un falso problema mentre la vera guerra è all’interno delle democrazie avanzate

By Marcello Lopez – Geopolitical and Intelligence Analyst – Blogger, Editor & Entrepreneur

WARNING: quanto sto per scrivere non lo insegnano all’università e quindi è indirizzato a chi è ancora in grado di fare ragionamenti complessi che sottintendono una vasta ed eclettica cultura oppure a chi possiede un’intelligenza spiccata e una vivacità intellettuale da brillante autodidatta.
In ogni caso la lettura è sconsigliata a tutti coloro di bocca buona che consumano junk food e cibo preconfezionato.

PREMESSA

L’illuminismo propugnò i valori della ragione, dello spirito critico e della circolazione democratica del sapere e della ricchezza.
L’illuminismo portò alla rivoluzione in Francia, abbattendo l’Ancien Régime, ritenuto colpevole della disuguaglianza e povertà dei suoi sudditi e all’insorgere dei americani contro il dominio della corona inglese.
Quindi cominciamo a stabilire un primo punto:
1. il libero mercato nacque con l’illuminismo e Adam Smith ne fu l’ideologo.
Ma Rousseau e poi soprattutto Ricardo criticarono “la mano invisibile” sottolineando lo sfruttamento del più forte sul più debole se lo Stato non fosse intervenuto a perequare la disparità di forze.
2. Secondo punto “la nascita del Socialismo”.
Il Socialismo nacque con illuministi come il Saint-Simon, che propose una riforma sociale basata sulla cooperazione tra le classi produttive, in particolare gli industriali e gli scienziati, a scapito dei parassiti, come i nobili e i preti.
Egli fu anche il primo a usare il termine socialismo per indicare la sua visione di una società organizzata scientificamente.
E poi Charles Fourier, che immaginò una società armoniosa composta da piccole comunità autogestite, chiamate falangi, in cui le persone potessero seguire le proprie passioni e inclinazioni naturali.
Fourier fu anche un pioniere del femminismo e della liberazione sessuale.
3.Nascita del Comunismo.
Marx è considerato un erede dell’Illuminismo, in quanto ha ripreso alcuni dei suoi temi e principi, come la critica della religione, la fiducia nella ragione e nella scienza, la concezione materialista della storia e la lotta per l’emancipazione umana.
Tuttavia, Marx ha anche superato e trasformato l’Illuminismo, proponendo una visione più radicale e dialettica della società, basata sulla contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione, tra le classi sociali e tra il capitale e il lavoro.
Marx ha anche elaborato una teoria critica dell’economia politica, che denuncia le leggi e le forme del capitalismo, come il valore, il denaro, la merce, il plusvalore, il profitto, la crisi, la concorrenza, il monopolio, ecc.
Marx ha infine indicato la necessità di una rivoluzione proletaria, che avrebbe abolito la proprietà privata, lo stato, la divisione del lavoro e le classi sociali, instaurando una società comunista, fondata sull’associazione libera dei produttori, sulla distribuzione secondo i bisogni e sull’autogoverno democratico.
4.Nascita del Fascismo e del Nazismo.
Mussolini aderì al Partito Socialista Italiano nel 1900 e ne divenne uno dei principali esponenti dell’ala rivoluzionaria e intransigente.
Nel 1912, fu eletto alla direzione del partito e nominato direttore dell’Avanti, il quotidiano ufficiale dei socialisti italiani, fondato nel 1896. Mussolini usò il giornale come strumento di propaganda e di critica al governo, alla monarchia, alla Chiesa e agli altri partiti.
Tuttavia, Mussolini cambiò posizione riguardo alla Prima guerra mondiale, passando dall’antimilitarismo all’interventismo, in contrasto con la linea pacifista e neutralista del partito socialista.
Per questo motivo, fu espulso dal partito nel 1914 e lasciò l’Avanti, fondando un nuovo giornale, Il Popolo d’Italia, 
Hitler si dimise volontariamente dal Partito Socialista Tedesco Indipendente (USPD) nel 1919, dopo aver scoperto che il partito era contrario alla guerra e alla rivoluzione nazionalista. Hitler era infatti un sostenitore della Germania imperiale e del suo ruolo di potenza mondiale.
Hitler si iscrisse poi al Partito Tedesco dei Lavoratori (DAP), che in seguito divenne il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP), noto come partito nazista.
Con Mussolini il signoraggio e le politiche espansive furono usati per finanziare le spese militari e le opere pubbliche del regime fascista. Mussolini, infatti, perseguì una politica di autarchia, che consisteva nel ridurre la dipendenza dall’estero e nel promuovere lo sviluppo industriale e agricolo nazionale.
Per farlo, Mussolini controllò direttamente la Banca d’Italia, che emise moneta senza copertura aurea, e creò l’IRI, un ente pubblico che intervenne nella gestione delle imprese in crisi. Inoltre, Mussolini sostenne la politica dei salari minimi e dei sussidi sociali, per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori e la loro fedeltà al regime.
Sulla scia di Mussolini, nella crisi della repubblica di Weimar, Hitler fece lo stesso.
Sia Mussolini che Hitler se non avessero avuto il sostegno dei grandi apparati industriali e finanziari, anche statunitensi, non avrebbero avuto la forza necessaria per andare al potere.
Questi moloch finanziari/industriali erano terrorizzati dagli esiti della Rivoluzione d’ottobre del 1917 e dalla sempre maggiore influenza che il partito bolscevico aveva tra i lavoratori del vecchio continente.
Trovarono nelle due personalità di Mussolini e Hitler, ex socialisti, i prototipi ideali di leader di un socialismo mistificato, rassicurante e completamente piegato ai voleri del grande capitale.
Persino finanzieri e industriali ebrei all’inizio li appoggiarono; salvo accorgersi, dopo non molto tempo, che il gioco gli era sfuggito di mano e che i burattini erano diventati i burattinai.

Alcuni esempi di questa contraddizione sono:

  • Il capitalismo tende a generare disuguaglianze economiche e sociali tra i cittadini, minando il principio liberale dell’eguaglianza di opportunità e di dignità.
  • Il capitalismo favorisce la concentrazione del potere economico e politico nelle mani di pochi soggetti, erodendo il principio liberale della separazione dei poteri e del controllo democratico.
  • Il capitalismo può violare i diritti individuali e le libertà civili dei cittadini, imponendo condizioni di lavoro inumane, sfruttando le risorse naturali, limitando l’accesso all’istruzione, alla salute e alla cultura.
    Questo spiega come mai il capitalismo mutuato dalle società occidentali è divenuto così intimamente funzionale, più che alle democrazie, alle democrature, autocrazie, teocrazie e narcocrazie, senza introdurre alcun elemento democratico e liberale in quei Paesi ma anzi rafforzandone vieppiù economicamente le nomenklature dispotiche e corrotte al potere.

Il capitalismo non è l’unica forma di organizzazione economica compatibile con il liberalismo, né il liberalismo è l’unica forma di organizzazione politica compatibile con il capitalismo. 
Esistono infatti altre alternative, come il socialismo, il comunismo, l’anarchismo, il fascismo, il nazismo, ecc., che possono avere rapporti diversi con il capitalismo e il liberalismo.
Purtroppo nelle Università, anche le più prestigiose, insegnano agli ingenui discenti che non ci può essere liberalismo senza capitalismo e viceversa.
Errore macroscopico come ho già spiegato.
Perché viene passato questo messaggio acriticamente agli studenti è presto detto.
Ora non si pretende un mercato perfettamente atomistico ma che questo fine, almeno idealmente, sarebbe auspicabile per un vero liberalismo e per la par condicio in economia e, di conseguenza, nella vita quotidiana di ogni cittadino è il minimo sindacale per una società che dicesi democratica.
E invece no. E le spiegazioni sono due.
La prima molto banale.
Molti docenti hanno un bias cognitivo dal primo momento in cui approcciano lo studio delle materie economiche, spesso anticipato da operazioni di priming antecedenti, sapientemente somministrate durante la loro formazione accademica.
La seconda è che una parte degli economisti pur essendone consapevoli lo tengono ben celato, persino più della loro appartenenza a una loggia massonica.
La spiegazione è molto semplice: molti di loro ricoprono ruoli di consiglieri, AD o presidenti di prestigiosi board controllati da questi Moloch o di consulenti remunerati profumatamente.

Ora immaginate che esistano delle entità finanziarie potentissime – e non crediate che parli di Elon Musk, di Bill Gates, di Jeff Bezos ecc. (ma ci arriveremo) – che controllano circa l’82% della capitalizzazione di mercato dell’S&P 500, circa il 25% delle azioni che hanno votato alle elezioni dei direttori delle società dell’S&P 500 nel 2018 e il 73%-80% del asset globali degli ETF. 
Rappresentano l’1% più grande dei gestori patrimoniali e controllano il 61% degli asset del settore – 243 volte il 50% più povero e 45 dei 50 maggiori ETF.
Immaginate La TRIADE come una grande stanza di compensazione, dove agiscono azionisti completamente anonimi e senza praticamente alcun controllo, distribuite in tutti i continenti.
Queste entità sono vere e proprie “shadow banks” perché non sono vincolate da alcun vincolo statutario o consuetudine che la Fed può imporre alle “banche membro”.
Nella Triade BVSS dello shadow banking convivono un coacervo di potentati diversi e internazionali: dalle famiglie più blasonate d’Europa di antica ricchezza ma anche montagne di denaro collegate al crimine organizzato, in quanto offre canali per il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, la corruzione e altre attività illecite.
Non solo ma tra i loro azionisti occulti ci sono “gnomi”, apparentemente indipendenti, che lavorano per conto delle maggiori Banche Centrali del mondo: sicuramente la Fed, la Bank of England e la Banca Popolare Cinese.
All’interno di queste entità la verifica della provenienza del denaro è assolutamente ininfluente.
I loro azionisti restano sconosciuti tramite società matrioska che usano i paradisi fiscali come i server di una VPN, saltando da un Paese all’altro.
Per usare una metafora ricordate gli hotel di John Wick che, per convenzione sono un territorio sicuro, una sorta di luogo sacro, dove cessa ogni ostilità fra feroci assassini e clan rivali.
(N.d.R. Hollywood è il corporate branding di Corporate America; c’è una continua osmosi tra i due mondi e spesso Hollywood usa delle metafore per chi sa coglierle).

La piattaforma tecnologica di BlackRock, Aladdin, ad esempio, ospita asset per almeno 21,6 trilioni di dollari, che equivalgono al 10% delle azioni e delle obbligazioni globali, ed è utilizzata da 12.000 professionisti degli investimenti impiegati dai clienti BlackRock presso 210 istituzioni in tutto il mondo. 

Secondo un recente rapporto, l’attività di custodia di State Street, con circa 36mila miliardi di dollari di asset, “non potrà essere facilmente sostituita da altri partecipanti al mercato qualora queste società fossero soggette a gravi difficoltà finanziarie”.
Come risultato di questi enormi asset in custodia, State Street è designata come una banca statunitense di importanza sistemica globale (G-SIB).

Vanguard, è l’unica azienda tra le tre a non essere quotata in borsa.
Si noti, tuttavia, che come BlackRock e State Street, Vanguard raramente votano contro le deleghe degli azionisti per i compensi aziendali, hanno rappresentanza nel sottocomitato della Commodity Futures Trading Commission sui rischi del mercato finanziario legati al clima, nonostante le critiche ai loro investimenti nei combustibili fossili.
Vanguard è menzionato anche per il “sentiment” del suo fondatore John Bogle, che nel 2018 espresse le sue preoccupazioni sul fatto che “una manciata di giganteschi investitori istituzionali un giorno deterrà il controllo elettorale di praticamente tutte le grandi società statunitensi e il loro” crescente dominio “sui mercati finanziari“; corporate governance e regolamentazione saranno “problemi importanti nella prossima era”.
Gli azionisti di BlackRock, State Street e Vanguard sono per lo più altri investitori istituzionali, come fondi pensione, fondi comuni di investimento, hedge fund, compagnie assicurative e banche.
Questi gestori patrimoniali non possiedono le azioni che detengono per conto dei loro clienti, ma hanno diritto di voto e il potere di influenzare la governance aziendale delle società in cui investono.
Alcuni dei maggiori azionisti dei Big Three sono:
The Vanguard Group
Vanguard stessa è il maggiore azionista di BlackRock, con una quota del 7,5%.
Altri importanti azionisti includono PNC Financial Services Group (6,9%), Capital Research and Management Company (5,8%), Fidelity Management and Research Company (3,4%) e State Street (2,9%).
BlackRock
BlackRock: Oltre a Vanguard, i principali azionisti di BlackRock sono Capital Research and Management Company (10,1%), PNC Financial Services Group (6,9%), Fidelity Management and Research Company (4,8%) e State Street (4,1%).
State Street
Il maggiore azionista di State Street è BlackRock, con una quota del 9,4%. Altri azionisti significativi includono Vanguard (8,9%), Capital Research and Management Company (7,9%), Fidelity Management and Research Company (4,9%) e Dodge & Cox (4,4%).
Come potete vedere, ci sono molte sovrapposizioni e proprietà incrociate tra le Big Three e i loro azionisti, il che solleva preoccupazioni sulla concentrazione di potere e influenza sui mercati finanziari.

Come è noto, queste società sono responsabili di valutare il merito creditizio di emittenti di debito, come governi, aziende e istituzioni finanziarie. 
Le valutazioni di rating influenzano il costo e la disponibilità del credito per gli emittenti e i rischi per gli investitori.
Secondo i dati disponibili, BlackRock possiede il 12,7% di Moody’s, il 5,6% di S&P Global e il 2,9% di Fitch Group. 
Vanguard possiede il 10,5% di Moody’s, il 9,8% di S&P Global e il 4,3% di Fitch Group. 
State Street possiede il 4,3% di Moody’s, il 4,7% di S&P Global e il 1,9% di Fitch Group.
Queste partecipazioni azionarie sollevano grandi preoccupazioni sul potenziale conflitto di interessi tra i gestori di attivi e le società di rating, in quanto i primi, come è evidente, potrebbero esercitare pressioni sulle seconde per ottenere valutazioni favorevoli sui titoli in cui investono.
Tutto ciò è talmente evidente che grandi istituzioni economiche, come il Financial Stability Board e il Fmi, alla fine hanno dovuto ammettere che il sistema finanziario non bancario, ufficialmente chiamato «shadow banking», ha surclassato il tradizionale sistema bancario nella gestione del risparmio e degli investimenti finanziari.
E i tre grandi fondi indicizzati – BlackRock, Vanguard e State Street – insieme controllano 20 trilioni di dollari in asset, rendendoli il maggiore azionista nel 40% di tutte le società quotate in borsa negli Stati Uniti e nel 90% dell’indice S&P 500.
Come ho scritto, gli “azionisti” della Triade sono opachi e anonimi e la nuova criminalità organizzata sa come agire.
 Di solito trova o crea una banca locale, in un paese in via di sviluppo o in un paradiso fiscale offshore.
Qualche esempio.
Agha Hasan Abedi, un finanziere pakistano, negli anni Ottanta, costruì una rete bancaria di oltre 400 filiali in 78 Paesi per oltre 20 miliardi di dollari, rendendola la settima banca privata più grande nel mondo.
Si scoprì alcuni anni dopo che le operazioni illecite avessero preso il controllo della banca, rendendola di fatto proprietà della criminalità organizzata mondiale poiché la stessa operava soprattutto nelle giurisdizioni dove vigeva il segreto bancario. 
I suoi affari erano straordinariamente complessi.
I suoi operatori erano banchieri internazionali in odore di mafia il cui obiettivo apparente era mantenere segreti i loro affari che in realtà nascondevano operazioni illegali da parte di criminali di ogni parte del globo.
La banca aveva aperto conti e riciclato denaro apertamente per soggetti del calibro di Saddam Hussein, Manuel Noriega, Hussain Mohammad Ershad e Samuel Doe, e per organizzazioni criminali come il cartello di Medellin e Abu Nidal e vi erano operazioni e fondi riconducibili anche a Cosa Nostra siciliana.  
Da allora a oggi il sistema si è evoluto e le banche simili a quella di Hasan Abedi si sono moltiplicate e alcune sono operanti addirittura nel sistema legale ordinario.
Non posso fare esplicitamente i nomi delle Banche poiché le condanne non sono ancora definitive ma posso dire che attualmente sono state condannate alcune banche di New York dove sono stati riciclati nove miliardi di dollari di fondi russi illeciti appartenenti alla mafia russa.
Due banche a Hong Kong e Shanghai dove sono stati riciclati due miliardi di dollari appartenenti ai trafficanti di droga, a gruppi terroristici e alla mafia giapponese.
Recentemente, a ottobre 2020, due delle più grandi banche in India sono state complici di un’operazione di riciclaggio di denaro da tre miliardi di dollari, che ha coinvolto oltre cento conti correnti e il trasferimento di denaro a più di quattrocento persone riconducibili alla criminalità organizzata internazionale delle triadi cinesi a Hong Kong. 

A) FETICCI DELLO PSEUDO LIBERALISMO ECONOMICO

Come è evidente il Banco sono La TRIADE BlackRock-Vanguard-State Street e ribadisco immaginatele come delle stanze di compensazione dei Poteri Finanziari Internazionali e, per metafora cinematografica, immaginatele come gli hotel di John Wick, disseminati nelle capitali mondiali del Potere: luoghi neutrali di composizioni degli interessi divergenti dei vari attori.
Fuori da lì la battaglia o la guerra per allargare la propria zona di influenza è ammessa ma sempre dentro i parametri stabiliti dalla Casa Madre.

Stabilito questo punto fermo andiamo a disboscare la vulgata del liberalismo economico.
Andiamo subito sugli esempi più eclatanti di specchietti per le allodole serviti al mainstream.
I famosi miliardari che, dal modesto garage di casa, assurgono a protagonisti del business mondiale, sono degli ottimi esempi per il pubblico per sostenere che in Occidente viviamo nel bengodi dell’iniziativa individuale e democratica per cui chi ha talento e perseveranza emerge.
In effetti sono qualità che certamente occorre avere ma, se scaviamo più a fondo, salta all’occhio alcune evidenze e scopriamo alcune “cosette” interessanti, per esempio:
1. Avete mai visto nascere un gigante tech da un garage di Cinisello Balsamo o di Monaco di Baviera?
2. Sapete che Corporate America e le loro controllate NSA e CIA, tramite società captive, assolutamente sconosciute, monitorano costantemente i progressi dei giovani nerd più brillanti e intraprendenti e fanno in modo di finanziarli direttamente o indirettamente (per fare un esempio: Larry Ellison cofondatore e CTO di Oracle) ?
3. Ovunque il signor Musk viene dipinto come l’uomo più ricco del mondo: 192 mld di dollari secondo Forbes soprattutto grazie alla casa automobilistica di Austin, che rappresenta il 71% del suo patrimonio.
Poi troviamo Arnault a 187 mld di dollari.
I paperoni, guarda caso, sono soprattutto americani.
Sul podio, in terza posizione, c’è Jeff Bezos: il fondatore di Amazon ha guadagnato 144 mld di dollari. E subito dopo Bill Gates (125 mld di dollari), Larry Ellison (118 mld di dollari), Steve Ballmer (114 mld di dollari), Warren Buffet (112 mld di dollari), Larry Page (111 mld di dollari), Sergey Brin (106 mld di dollari), e Mark Zuckerberg (96,5 mld di dollari).

Forbes tre giorni fa ci dato anche un’altra notizia: conferma che Giovanni Ferrero ha un patrimonio di 39,1 miliardi di dollari.
La Famiglia Ferrero NON è quotata in borsa.
La loro holding Schenkenberg, possiede il 100% della multinazionale dolciaria.

Se la TRIADE BVSS decidesse di smobilizzare le proprie posizioni dalle società di Musk, quest’ultimo sarebbe uno dei tanti billionaire sparsi per il mondo.
Abbiamo parlato di Ferrero; ma andiamo sui pesi massimi mondiali: ARAMCO, la compagnia nazionale saudita di idrocarburi.
Con una produzione di più di 10 milioni di barili al giorno, Saudi Aramco è tra le più grandi compagnie petrolifere al mondo e il più importante finanziatore del governo saudita, essendo posseduta quasi al 100% da quest’ultimo.
Prima della quotazione in Borsa, i profitti di Aramco erano incassati principalmente dalla monarchia saudita, ovverosia dal Clan Saud, che deteneva il 100% della compagnia petrolifera.
La monarchia beneficiava di oltre l’80% dei profitti di Aramco tramite dividendi e un’imposizione fiscale dedicata.
Questi soldi servivano a finanziare i progetti della monarchia, tra cui il piano di diversificazione economica del principe ereditario Mohammed bin Salman.
Aramco ha svelato i suoi conti per la prima volta nel 2018, in vista della sua Ipo.

Dopo la prima giornata in Borsa Saudi Aramco fu già a un passo dal raggiungere il traguardo dei 2mila miliardi di dollari di capitalizzazione, come desiderava la casa reale.
La quotazione di Aramco dell’ 11 dicembre 2019 fu un evento che MBS sognava dal 2016, quando aveva descritto l’Ipo come la chiave di volta del progetto Vision 2030, destinato a diversificare l’economia saudita, attenuandone la dipendenza dal petrolio.
Con l’ipo del 2019, Aramco mise sul mercato l’1,5% delle sue azioni, pari a circa 2 miliardi di titoli.
Questa è stata la quotazione più grande della storia, ma inferiore alle aspettative del principe ereditario, che sperava di raggiungere i 2 trilioni di dollari (duemila miliardi) di valorizzazione.
Aramco ha incassato almeno 25,6 miliardi di dollari per l’1,5% delle azioni.
La compagnia saudita è di gran lunga la prima al mondo per capitalizzazione.
Per dare l’idea Apple, seconda in classifica, vale “appena” 1.200 miliardi di dollari.

Cifre mostruose vero ?

B) FETICCI DELLO PSEUDO LIBERALISMO POLITICO (OVVERO COME VIENE USATA ARTATAMENTE LA CONTRAPPOSIZIONE POLITICA)

La triade ha a disposizione menti sopraffine che attinge dalle più prestigiose università, soprattutto anglofone, e dagli altissimi apparati di Governi e Istituzioni.
Gli obiettivi sono molteplici.
Primariamente dare sempre la sensazione al popolo che ci sia una salutare contrapposizione politica nei Paesi occidentali, tipicamente dislocate a sinistra, centro e destra.
Le frange estreme e fanatiche, ai margini (per ora) delle Costituzioni liberali, sono monopolio degli shadow azionisti della Triade che rappresentano, all’interno di essa, i poteri forti delle democrature, autocrazie, teocrazie, narcocrazie, ecc. e che tentano di allargare la propria area di influenza sullo stanco impero angloamericano, sfruttando la frustrazione, la rabbia, la credulità delle classi occidentali più fragili colpite dalla globalizzazione e dalla crisi economica poi.

Vediamo brevemente come è stata somministrata la globalizzazione alle perplesse opinioni pubbliche occidentali.
Negli anni 90, Corporate America aveva un problema grosso come una casa di bassa produttività e bassi salari della working class.
Gli Stati Uniti erano al massimo della loro potenza.
La Russia era in ginocchio e in Cina, a parte la nomenklatura del partito, il popolo si sfamava con una ciotola di riso al giorno.
Già la Cina. Quale posto migliore per delocalizzare abbassando drasticamente il costo del lavoro e aumentare contemporaneamente la produttività ?!!!
Occorreva però una bella operazione di marketing politico e ovviamente non poteva che partire da sinistra, dalla parte dei lavoratori naturalmente.
Clinton e Blair con il loro fascino politico seducente ebbero il compito di rendere appealing se non addirittura glamour questa virata storica presso la working class occidentale, in nome di un afflato ecumenico che avrebbe tolto dalla povertà il continente indocinese e ivi portato la democrazia.
Omettendo un piccolo particolare: che sarebbe stato un gioco a somma a zero per quanto riguarda la working class e la middle class occidentale.
Man mano che aumentava la middle class in Cina e in India tanta ne distruggevi in Europa e negli USA.
Con un aggravante; che gli smaliziati cinesi, confidando nel senso di superiorità occidentale, nel frattempo ne rubavano i segreti industriali, infrangevano brevetti e praticavano qualsiasi forma di dumping, dal salariale all’ambientale e al sociale.
Naturalmente il giochino, dopo un po’ di anni, ha cominciato a seminari i disastri che stiamo pagando e pagheremo ancora a caro prezzo.
Occorreva correre ai ripari per rispondere al più presto alla pancia del Paese; urgente trovare un altro candidato all’uopo.
Occorreva un candidato populista quanto basta, l’opposto della raffinatezza politica di un Obama o di un Blair, quello che oggi si dice “uno di noi”.
L’identikit doveva corrispondere a quello di un fanfarone, narciso, ignorante e grossier (“uno di noi” appunto) e che buca i media.
C’era un signore che aveva colpito e che “bucava” per la sua nota trasmissione “The Apprentice“.
Immobiliarista e indebitato fino all’osso con il sistema finanziario; meglio ancora: essere suscettibile di ricatto per un candidato politico è un atout considerevole per trovare finanziatori e grandi elettori.
Et voilà nel 2016 esce dal cilindro Mr. Trump.
Attenzione la cosa è stata studiata bene perché hanno fatto in modo che gli alfieri dello pseudo liberalismo capitalista si schierassero in due fazioni, l’una contro l’altra armata del proprio potere mediatico e tecnologico.
Con esiti a volte comico/tragici.
Come il progressista e democratico Zuckerberg che fornisce a Cambridge Analytica,, ingaggiata dal team elettorale di Trump, i dati raccolti da milioni di account Facebook senza il consenso dei rispettivi utenti.
L’altro progressista Jack Dorsey, fondatore di Twitter, che durante la campagna Trump non media i tweet raggiungendo dei livelli di aggressività e di disinformazione eclatanti, accompagnati dalle teorie cospirazioniste più strampalate, come il “fake” che Hillary Clinton e il suo capo campagna John Podesta appartenessero a una setta satanica, per uno scambio di email in cui si parlava di una cena con “spirit cooking”.
O l’altro pseudo progressista che fa di nome Jeff e di cognome Bezos che nel 2013 acquistò una delle testate più liberal e famose di inchiesta ovvero il Washington Post per 250 milioni di dollari, e di cui è notoria la cura che ha per le relazioni sindacali e il benessere dei lavoratori.
Meglio allora quelli che sono stati schierati di supporto a destra; almeno non devono reprimere i loro animal spirits, nel senso esplicitamente predatorio del termine; per la serie “evviva la sincerità”.
Qualche esempio ? Elon Musk, Peter Thiel, Rupert Murdoch di News Corporation, Tucker Carlson ex di Fox News, Rebekah Mercer.

Prendiamo come esemplare di questo gruppo di magnati che finanzia la destra populista e suprematista bianca di Trump, Peter Thiel.
Ottobre 2000, Peter Thiel con Elon Musk, fondatori di PayPal

Inizia la carriera di venture capitalist dando vita a Thiel Capital Management e facendosi prestare un milione di dollari da parenti e amici.
Il primo investimento di 100.000 dollari non va bene, ma ha l’opportunità di conoscere lo scienziato informatico Max Levchin, con il quale fonda nel 1998 la sua prima start-up, Confinity, un sistema crittografico per effettuare pagamenti via internet.
Un anno più tardi Confinity diventa PayPal, che nel 2000 si fonde con X.com di Elon Musk.
Nel 2003 Thiel fonda Palantir Technologies, società di software statunitense che lavora anche per l’esercito USA e la CIA.
Nell’ottobre scorso, con il democratico Biden alla Presidenza, il Dipartimento della Difesa ha emanato una nota che ha annunciato che l’US Army ha assegnato un nuovo contratto da 250 milioni di dollari, della durata di tre anni, per fornire ulteriori capacità a supporto dei Comandi Combattenti (COCOM), dei Servizi Armati, della Comunità di Intelligence e delle Forze Speciali mentre continuano a testare, utilizzare, e scalare le capacità di intelligenza artificiale (AI) e machine learning (ML).
Ma chi è Thiel così compenetrato nel Deep State?
Cittadino Statunitense, tuttavia Thiel conserva quella tedesca per nascita e ascendenza.
Infatti è nato l’11 Ottobre 1967 in Germania, a Francoforte.
Ma soprattutto è il n.1 di quella che viene soprannominata la “PayPal Mafia” il gruppo che comprende alcuni degli imprenditori di maggior successo della Silicon Valley, come il fondatore di Tesla Elon Musk, il fondatore di LinkedIn Reid Hoffman, il fondatore di Yammer David Sacks, il fondatore e CEO di Affirm Max Levchin e molti altri.

Il gruppo, conosciuto come “The PayPal Mafia”: sei membri, Peter Thiel, Elon Musk, Reid Hoffman, Luke Nosek, Ken Howery e Keith Rabois, sono diventati miliardari

Come studente universitario a Stanford, Thiel ha co-fondato un giornale libertario chiamato Stanford Review.
Secondo un articolo apparso su Stanford Politics, una pubblicazione rivale, circa 23 ex redattori o membri dello staff del giornale di Thiel sono collegati alla start-up di analisi dei dati Palantir, sia come attuali o ex dipendenti o membri del consiglio.
La segreta società di software con sede in California, vicino al campus di Stanford, ha un valore di 20 miliardi di dollari.
Gran parte degli affari dell’azienda rimane coperta dal segreto militare: Palantir dà la caccia ai terroristi, monitora il coronavirus e rintraccia gli immigranti irregolari per conto del governo degli Stati Uniti; la società sviluppa prodotti di computer per l’antiterrorismo, la frode, lo spionaggio militare ed industriale, la previsione delle emergenze naturali e per la sorveglianza di massa.
La sua specialità è convogliare le informazioni più disparate tratte da varie fonti come tabulati telefonici, indirizzi IP, transazioni finanziarie, conversazioni, dati di viaggio, attività sui social media, registrazioni di telecamere pubbliche e dati di geolocalizzazione.
Non sorprende che la società abbia legami stretti con la Casa Bianca (ebbe un ruolo centrale nella linea trumpista sull’immigrazione) e guadagna grazie a ricchi contratti con la CIA, l’Esercito e la ICE (l’agenzia federale anti-immigrazione).
L’azienda però non è un ente governativo e negli ultimi anni ha iniziato a cercare clienti privati.
Grandi aziende come la banca JP Morgan, Airbus, Stellantis e Ferrari Auto hanno richiesto dei sistemi software personalizzati a Palantir.
Dimenticavo, dopo PayPal e Palantir, Thiel nel 2004 puntò su un giovane promettente, Mark Zuckerberg, e divenne il primo investitore esterno in Facebook, comprando il 10,2% per 550’000 dollari.
Thiel è rimasto nel consiglio di amministrazione del Gruppo Meta fino al febbraio del 2022.
È inoltre Membro del comitato direttivo del gruppo Bilderberg.

MA QUAL E IL THIEL PENSIERO ?
Ecco un estratto da un mio articolo del  

Tycoon come Peter Andreas Thiel sono pericolosi per la democrazia liberale.
Nel 2009, Thiel pubblicò un famigerato saggio su un sito web del Cato Institute, in cui affermava “Non credo più che la libertà [economica] e la democrazia siano compatibili”.
Sempre nel 2009, scrisse che “dare alle donne il diritto di voto ha gravi conseguenze per la democrazia capitalista”.
A differenza di molti altri libertari di estrema destra, Thiel ha una bizzarra interpretazione della concorrenza e del valore economico. 
Nel 2004 ha scritto un saggio per il Wall Street Journal intitolato “Competition is for losers”.
Il suo argomento? “In realtà, il capitalismo e la concorrenza sono opposti. 
Il capitalismo si basa sull’accumulazione di capitale, ma sotto una concorrenza perfetta, tutti i profitti vengono messi in competizione “.
Link al mio articolo: https://geointelblog4italianpmi.com/2019/02/23/how-russia-and-china-undermine-democracy/

Thiel sostiene la bontà dei paradisi fiscali, e afferma che il 40% della ricchezza mondiale risiede in posti come Vanuatu, le Isole Cayman, Monaco e Barbados.
Penso che sia giusto dire che Thiel, come Rupert Murdoch, sia contro le tasse, contro il governo e qualsiasi forma di aiuti statali.
Gli piace anche la globalizzazione della cultura digitale perché rende i signori delle banche difficili da attaccare: “Non puoi avere una rivoluzione dei lavoratori per prendere il controllo di una banca se la banca è a Vanuatu”, dice.
Quindi, per sua stessa ammissione, Thiel cerca di distruggere il mondo reale, che chiama anche “natura”, e di sostituirlo con un mondo virtuale

Da sinistra: Donald Trump, Peter Thiel, Tim Cook (amministratore delegato di Apple) e Safra Catz (co-direttore generale di Oracle Corp, la donna CEO più pagata di America; Bloomberg, riferisce che durante l’amministrazione Trump la Catz fu presa in considerazione come direttrice dell’intelligence nazionale).

Conclusioni

La mercificazione del comportamento umano è il fondamento dell’arco di sviluppo dell’ultimo ventennio del capitalismo di sorveglianza, espresso nella sua complessità, in rapida evoluzione e nel suo potere istituzionale con conseguenze evidenti.
L’abdicazione degli spazi di informazione e comunicazione tradizionali al capitalismo di sorveglianza è diventata la meta-crisi di ogni repubblica perché ostacola le soluzioni a tutte le altre crisi.
È sorprendente considerare che la nostra emergente civiltà dell’informazione dipende interamente da questi “spazi”; eppure rimangono in vendita o in affitto da parte di qualsiasi individuo, azienda, politico, miliardario, megalomane o miliardario megalomane, senza alcuna legge che ne limiti l’azione, a differenza di quasi ogni altra forma di proprietà.
Le persone sono lasciate a osservare, gridare o rannicchiarsi in disparte, spettatori del proprio saccheggio e delle sue conseguenze nelle forme di sottomissione unicamente astratte descritte in questo articolo.
Apple può rifiutarsi di negoziare con i funzionari dei governi democratici perché sono gli unici custodi di iOS…
Mentre lottiamo con l’idea di come strutturare le piattaforme, le piattaforme stanno strutturando le nostre democrazie.
In queste condizioni, qual è la rilevanza del potere pubblico?
Se non siamo abbastanza forti da applicare a Internet le nostre leggi nel mondo reale, allora a che serve lo Stato?
I data scientist del DP-3T hanno definito “decentralizzazione” e “centralizzazione” come proxy di un nuovo concorso tra individui e solidarietà sociale.
Apple e Google, come sfingi, hanno sfruttato questa opportunità ideologica per presentarsi con sconcertante audacia come garanti della privacy individuale, mentre “prendono dall’istituzione” della democrazia.
Nello sviluppo del dominio sistemico, l’acquisizione non è più limitata ai dati, alla conoscenza o anche al potere grezzo della modificazione comportamentale.
Qui la presa si estende ai legami viventi di fiducia.
La società viene sacrificata per il bene degli individui, dice questa narrazione, poiché la retorica e l’azione mirano a trasferire la fiducia dalla società al “sistema”.
Il vero problema è il calo della fiducia nello Stato.
Questo è parzialmente autoinflitto, ma accentuato e sfruttato dalle aziende tecnologiche, dalla loro falsa retorica e dal loro disinteresse o incapacità di frenare la disinformazione.
In una democrazia si può effettuare il cambiamento.
Si Può combattere l’autoritarismo.
Ma con Apple non puoi cambiare nulla. È un’unica grande società altamente centralizzata con potere assoluto.
Cosa resterà quindi al popolo? Resta solo la “user experience”.
La minaccia alla governance si basa sul controllo assoluto dei giganti sugli spazi di informazione e di comunicazione donati loro dalle stesse democrazie che hanno assediato.
In questo caso, i loro avatar sul campo di battaglia invisibile sono sistemi operativi mobili.
Gli obiettivi di disturbo sono gli elementi operativi delle istituzioni democratiche, compresi i funzionari eletti e nominati, la loro autorità e potere, i ruoli, le responsabilità, lo scopo e il mandato pubblico.
Il bottino di guerra si misura in termini di opportunità di alienare gli individui dalla società, dalle sue istituzioni politiche e dai leader, indirizzandoli invece verso il sistema e la propaganda che ne nasconde le potenzialità, fatta di controllo privato e potere genuinamente centralizzato e inspiegabile.
I data scientist non nascondono le ambizioni di governance delle aziende e le economie di dominio da cui dipendono.
Questa fase delle democrazie è caratterizzata da una competizione sempre più visibile con la democrazia sulla governance della governance.
I successi delle economie di scala, dell’apprendimento e dell’azione, combinati con la continua assenza di un’effettiva contraddizione democratica, hanno prodotto concentrazioni storiche di dati, conoscenza, autorità, potere, capitale e controllo delle infrastrutture.
Questi si concretizzano nella crescente fiducia dei giganti nella loro capacità di sfruttare il controllo assoluto delle infrastrutture digitali critiche per piegare i governi democratici alla loro volontà: il dominio sistemico.

Nelle fasi precedenti, l’ordine istituzionale capitalista di sorveglianza ha messo in discussione diritti e capacità cruciali per una società democratica, tra cui: la privacy, l’integrità delle informazioni, la produzione di conoscenza, la solidarietà sociale, il buon senso e l’integrità del comportamento individuale e collettivo.
Questa fase sfrutta le condizioni prodotte da questi tagli iniziali e in corso sulla governance e dagli attacchi sociali.
Emerge una nuova offensiva rivolta alle istituzioni democratiche.
Il controllo dei giganti sulle infrastrutture digitali critiche viene sfruttato come mezzo per indebolire e quindi usurpare le prerogative di governance dello stato democratico.
Esempi di questa competizione emergente per il dominio sistemico appaiono con crescente frequenza.
L’economia della sorveglianza, come per esempio quella esercitata da Facebook, produce l’opposto delle condizioni irrinunciabili della democrazia. .
L’azienda opera come una macchina del caos in cui la “violazione delle norme” sono la prassi quotidiana e le informazioni corrotte sono positive per gli affari.
Zuckerberg, come altri proprietari di social media, ritrae la “piazza pubblica” della sua democrazia in rete, protetta – almeno nelle democrazie liberali – da un diritto garantito alla libertà di parola.
Il “fondamentalismo della libertà di parola” di Zuckerberg ha provocato un ampio dibattito accademico e paralizzato la risposta del pubblico.

Considerando il caso degli Stati Uniti, il costituzionalista Laurence Tribe spiega instancabilmente che i diritti del Primo Emendamento non si applicano al discorso di Facebook, perché i suoi spazi sui social media non sono spazi pubblici e non operano secondo il diritto pubblico.
Esistono sotto la giurisdizione del capitale privato, non dell’autorità governativa.
Tribe scrive: “Il Primo Emendamento, come l’intera Carta dei Diritti, affronta solo l’azione del governo, non l’azione dei proprietari privati. Non si tratta di un bug ma di una caratteristica”.
Disarmante vero ?

Nel cammino verso la distopia delle democrazie occidentali, la piazza pubblica e la sua “costruzione sociale della realtà” stanno scomparendo, sostituite da una zona privata di informazione e comunicazione digitale governata dagli imperativi del capitale di sorveglianza.
L’ingegneria algoritmica soppianta la costruzione sociale della realtà con una costruzione artificiale.
L’informazione corrotta, che domina sempre più questo spazio privato, non migra al centro del discorso sociale in una competizione di idee libera ed equa.
Piuttosto, è posto e mantenuto al centro da un processo di innaturale selezione dettata dagli obiettivi politico-economici del capitalismo di sorveglianza.
Così, ad esempio, quando Zuckerberg ha deciso che la distruzione della privacy dovrebbe essere la nuova norma, “l’ha fatto e basta”; si è trattato di una profonda violazione delle norme che esprimono la conoscenza del buon senso.
È una forma di terrorismo dal quale l’ordine democratico non riesce a proteggere i suoi popoli.
Il capitalismo della sorveglianza, quindi, con le sue opportunità e i suoi incentivi unici, fece pendere la bilancia a favore di Trump.
Le sue illimitate tonnellate industrializzate di dati umani, capacità computazionali e di produzione di conoscenza, hanno creato il potere strumentale che ha sfruttato tutto ciò per l’attuazione comportamentale remota e ha trasformato le maree del comportamento collettivo verso una vittoria di Trump.
L’oscuro trionfo di Parscale (Brad Parscale è un consulente digitale e consulente politico statunitense. È stato direttore dei media digitali per la campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016 ed è stato responsabile della campagna per la rielezione di Trump nel 2020) ha ripristinato l’asticella politica.
In occasione del successivo ciclo elettorale presidenziale statunitense del 2020, un rapporto del MIT ha concluso che le “app per la campagna” negli Stati Uniti, in India e in altri paesi erano diventate “parte di un sistema più ampio di capitalismo di sorveglianza”.
Nel frattempo, il dibattito pubblico si muove velocemente.
Nel 2022, il Comitato del Premio Nobel per la Pace, guidato dai vincitori del 2021, i giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov, hanno pubblicato “Un piano in 10 punti per affrontare la nostra crisi informatica” iniziando con la sua richiesta di “porre fine alla sorveglianza come modello di business basato sul profitto”.
Il vasto meccanismo di sorveglianza aziendale non solo abusa del nostro diritto alla privacy, ma consente che i nostri dati vengano utilizzati contro di noi, minando le nostre libertà e consentendo la discriminazione.
Questo modello di business non etico deve essere tenuto a freno a livello globale, anche ponendo fine alla pubblicità di sorveglianza che le persone non hanno mai chiesto e di cui spesso non sono a conoscenza.
Nel 2022, la Federal Trade Commission degli Stati Uniti ha sollecitato commenti pubblici sulla prospettiva di una “regolamentazione della sorveglianza commerciale e della sicurezza dei dati”.
Anche questo potrebbe rappresentare uno spartiacque.
L’abolizione della “secret human extraction” è un ponte fondamentale verso la resa dei conti con la reinvenzione.
Ad esempio, il dominio dei giganti sull’intelligenza artificiale e sulla sua struttura di mercato globale dipende interamente dai loro vantaggi oligopolistici nell’estrazione segreta e su larga scala di dati umani.
Questa posizione dominante, come abbiamo visto, si traduce in un controllo globale sulla produzione e sul consumo di conoscenza.
Al contrario, l’abolizione della “secret human extraction” invertirebbe la conquista antidemocratica della divisione del sapere che eleva i pochi al di sopra dei molti; gli interessi istituzionali del capitalismo di sorveglianza rispetto a quelli di tutte le persone.
Farebbe pendere l’ago della bilancia nello scontro mortale sulla politica della conoscenza, aprendo la strada alla produzione di conoscenza computazionale che fa avanzare l’umanità in milioni di nuovi modi mentre è legata all’espansione e alla protezione della casa della democrazia e dei suoi abitanti.
Ci libera di ricominciare dagli spazi venduti a buon mercato da Clinton e Gore nel 1997 e venduti di nuovo nel 2001.
Ricominciamo da capo e recuperiamo il vuoto, sapendo finalmente cosa abbiamo perso e cosa è in gioco.
La storia è una staffetta, non uno sprint.
Il testimone passa all’ordine democratico, non come ideale ma come realtà vissuta, perché ogni cittadino ha la responsabilità della mobilitazione, della trasformazione e della gestione.
Passa a una nuova generazione di studenti, artisti e studiosi carichi dell’urgente richiesta di pensiero e visione creativi che ci tirano indietro dall’orlo della distopia e illuminano una nuova direzione.
Passa ai giornalisti, ora sotto assedio, ma fondamentali per reinventare un Quarto Stato per la nostra civiltà dell’informazione.
Passa ai cittadini e ai legislatori, decisi a riprendersi il futuro.
Passa a tutti coloro che rifiutano la distopia e il potere irresponsabile.

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