IL RITORNO DELLE CARTOLARIZZAZIONI IN BANCA

logo linkerdi Mauro Bolognini – Postato 3 0ttobre 2014

Il discorso di Mario Draghi a Napoli non avrà fatto felici i mercati finanziari, che hanno reagito subito con una massiccia serie di ordini di vendita, ma ha ufficialmente lanciato il programma di acquisti di titoli provenienti da cartolarizzazioni dei prestiti bancari: mutui (RMBS) e prestiti in prevalenza a imprese (ABS). E’ stato già pubblicato dalla BCE un primo set di regole di qualità per questi titoli sintetici, perché Draghi non ha mai fatto mistero di volere comprare solo titoli buoni, con la componente rischiosa garantita dagli Stati membri.

A cosa servono gli acquisti di prestiti cartolarizzati? In prima battuta a iniettare liquidità nell’asfittico sistema finanziario-economico europeo, imitando quando già fatto in USA, Giappone e UK anche per combattere il rischio deflazione. Così scrive il Sole a pag.2:

La Banca centrale europea inizierà già questo mese gli acquisti di obbligazioni bancarie garantite e entro la fine dell’anno quelli di attività cartolarizzate nel tentativo di fare risalire l’inflazione verso l’obiettivo del 2 per cento.

In Italia ci si attende molto di più da questa ulteriore forma di liquidità per le banche, che va ad aggiungersi alle operazioni ordinarie di rifinanziamento e al programma straordinario denominato TLTRO. Ci si attende che cartolarizzando e quindi cedendo prestiti già in bilancio, le banche italiane recuperino capitale e mezzi per fare nuovi finanziamenti all’economia e alle imprese.  Sul tema delle cartolarizzazioni mi ero già espresso in luglio con un post, affiancando l’ottima analisi fatta da Bruegel.org con l’articolo “Asset-backed securities: The key to unlocking Europe’s credit markets?“. Ancora Bruegel ritorna oggi in argomento con un commento interessante che rivela come vi siano ancora aree grigie sul programma di Draghi.

Ora il programma Draghi-BCE è realtà e partirà da dicembre. Che uso ne sarà fatto dalle banche italiane? Presto per dirlo.

Può essere interessante capire le dimensioni del fenomeno guardando indietro e utilizzando informazioni un po’ disperse della Banca d’Italia si riesce a ricostruire una serie storica delle cartolarizzazioni fatte ogni trimestre dalle banche italiane a partire dal 2000:

elaborazione su dati Banca d’Italia – (dati in € milioni)

Il grafico mostra molto bene la frequenza e la dimensione dell’attività di cartolarizzazione fino al giugno 2010, quando l’introduzione dei principi contabili IAS ha costretto le banche a riprendere sui bilanci delle operazioni di cartolarizzazione che non erano delle vere e proprie cessioni, perché costruite con un elastico che avrebbe fatto tornare i crediti in pancia al verificarsi di determinati rischi. Dalla crisi finanziaria (2008) si vede la forte crescita causata dalla sete di liquidità delle banche, ma da metà 2010 l’attività è collassata e rimasta ai minimi termini.

elaborazione su dati banca d’Italia (dati in euro milioni)

Il picco del 2009 è arrivato a 73 miliardi di euro, quattro anni dopo neppure un miliardo.

L’ultimo grafico mostra le operazioni effettuate dal 2010 e la componente rossa mostra il peso dei crediti in sofferenza impacchettati e venduti per ripulire i bilanci.  Numeri molto piccoli rispetto al potenziale di emissione delle banche, che aspettano prima l’esito degli esami di ottobre, per vedere chi sarà promosso e bocciato sul fronte del capitale, poi le regole definitive della BCE e infine la garanzia dello Stato che si stanno affrettando a rendere disponibile tirando in ballo il Fondo Centrale di Garanzia, quello che è servito e serve a garantire le banche quando fanno i prestiti alle PMI:

In Via XX Settembre, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, si sono riuniti il capo della segreteria tecnica del ministro Padoan (Fabrizio Pagani), esponenti della Banca d’Italia, dell’Abi, della Cdp e del ministero dello Sviluppo. E alla fine si è deciso di mettere la garanzia statale, attraverso il Fondo centrale di garanzia, sulle Abs cosiddette «mezzanine». I risvolti tecnici sono ancora da definire, soprattutto per non penalizzare il Fondo, ma il dado è tratto: l’idea è di rendere la garanzia operativa con un provvedimento collegato alla legge di Stabilità. (fonte Sole24Ore).

E il Sole azzarda una previsione costruita con il ‘se’:

Se questo meccanismo virtuoso partisse, il rubinetto del credito potrebbe veramente riaprirsi. E i tassi d’interesse applicati dalle banche a famiglie e imprese potrebbero piano piano scendere. Certo, per far ripartire il credito serve che l’economia riparta e che le imprese tornino ad investire. Ma la speranza è l’ultima a morire.

Vedremo.  Intanto tutti sembrano già essersi dimenticati che Mario Draghi ha stabilito una regola semplicissima per farsi capire dagli Stati membri: “no programme, no purchase” che significa che la BCE non comprerà alcun titolo dai Paesi che non stanno portando a compimento un programma di riforme gradito alla EU. L’Italia è tra gli indiziati, a Roma lo sanno benissimo.

 

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