Cina 2020: atto II

marcello lopez – geopolitical and intelligence analyst – blogger, editor & entrepreneur

Come scrivo da anni il Celeste Impero si sta avviando al suo momento di implosione.
La guerra dei dazi di Trump ne sta accelerando la dinamica.

La nomenklatura partitica è davanti a un bivio che in ogni caso porterà la Cina nel caos per diversi anni:
o mantiene la diffusione del benessere all’interno dei “famigli” e dei “clientes” ma, in questo modo, esacerberà ugualmente la stragrande parte della popolazione che ne è esclusa oppure dovrà allargare notevolmente la base degli aspiranti “affluenti” e ciò, inevitabilmente, comporterà la costituzione di una classe borghese che richiederà sempre più diritti civili.

Ormai, al di là dei dati fantasiosi dichiarati da Pechino, l’economia cinese è scesa ad una crescita attorno al 4,30 % annuo con un trend costante verso il basso, da economia matura.

Il profondo inquinamento degli anni della crescita economica selvaggia e senza regole e le gravi epidemie che, regolarmente, colpiscono il paese, costringeranno il governo ad impegnare enormi risorse per porvi rimedio.

Morale: l’Europa deve farsi persuasa che l’era dell’export a doppia cifra verso i mercati americano e cinese è destinata a finire.

L’Europa deve immediatamente ritornare sui suoi passi finendola di basare la sua crescita esclusivamente sull’export ma riattivando di nuovo il mercato interno e ricostituendo la classe lavoratrice e media, con potenti politiche di incentivazione del “reshoring”, contrastando la politica industriale scellerata basata su decenni di selvagge delocalizzazioni in paesi praticanti il dumping sociale, salariale, ambientale, concorrenza sleale, furto e appropriazione di brevetti e marchi contraffatti.

I nuovi membri ad Est della UE possono costituire il “nuovo” oriente dell’ moderna Europa Occidentale ma solo alla condizione di un equo “dare e avere”.
In cambio dei copiosi trasferimenti di denaro dalla ricca Europa dei Paesi fondatori, i “nuovi arrivati” devono condividere anche i doveri di solidarietà e applicare in pieno i principi di libertà e democrazia dei paesi fondatori.
Ciò impedirà l’aggravarsi ulteriore nell’area est europea di derive autoritarie derivanti dalla forte sperequazione tra élite al potere e popolo.

Ultima considerazione, last but not least, le nostre Democrazie Occidentali, con la propria sfera di influenza globale, hanno la completa autonomia energetica e produttiva.
La Cina no.
Un serio e imponente Piano Marshall Occidentale, completamente dedicato al Continente Africano, metterebbe fuori partita la Cina dall’Africa – di cui non può fare a meno – e taglierebbe definitivamente le gambe alle mire espansionistiche della sua pericolosa nomenklatura autocratica, accelerandone il declino e favorendo i sussulti dei movimenti di democrazia interna.