Michela Mercuri, racconta a GeoIntelBlog.4.ItalianPmi, in esclusiva, il suo punto di vista sulla situazione libica.

m.l. per GeoIntelBlog.4.ItalianPmi :
Professoressa Mercuri, Lei è una delle più brillanti analiste, a mio parere e non solo, dello scenario mediorientale, nord Africano e in particolare della Libia, nazione particolarmente cara all’Italia per i noti motivi storici e geopolitici e di prossimità geografica.
Posto che è impossibile cristallizzare delle analisi per un Paese così frammentato e così permeato dagli interessi di potenze straniere, Lei ha individuato alcuni movimenti carsici che comunque possano dare degli indizi stabili per i nostri strateghi nazionali ?

M.M. :
L’attuale confronto militare in Libia, che ha avuto inizio il 4 arile con la decisione di Khalifa Haftar di avanzare verso Tripoli per conquistare la capitale manu militari, sembra destinato a protrarsi a causa del consolidamento di una situazione di stallo.
L’azione del generale non ha sortito l’effetto sperato poiché in questi mesi le milizie fedeli al Governo di accordo nazionale (Gna) di Serraj, hanno iniziato a contrattaccare, riportando risultati positivi sul terreno.

Il fallimento militare dell’uomo che prima appariva il nuovo leader della Libia ne ha ridimensionato l’immagine tra la popolazione libica, tra gli stessi uomini a lui fedeli, ma anche tra gli attori regionali che fin qui lo hanno appoggiato fornendogli armamenti in totale violazione dell’embargo imposto dall’Onu.
Mi riferisco soprattutto agli Emirati Arabi Uniti che di recente hanno firmato un documento, insieme a Francia, Regno Unito e Stati Uniti, Germania, Italia e Turchia (alleato di ferro di Serraj), in cui si afferma che la (evidenziato in rosso)

“Noc – autorità nazionale petrolifera libica (ndr) – respinge qualsiasi tentativo di spartizione e politicizzazione del settore petrolifero libico per servire interessi ristretti e programmi stranieri”.

In questo modo è stato respinto, anche da uno degli alleati di Haftar, il tentativo di creare una nuova entità illegittima per l’esportazione illegale di petrolio dalla Libia.

Anche la Francia da sempre intenzionata a dare un ruolo politico ad Haftar a livello internazionale, pare abbia raffreddato le proprie posizioni.
Detto ciò, però, Parigi non pare aver rinunciato a un ruolo in Libia, e neppure ad un supporto ad Haftar, ma i recenti accadimenti la costringono a tenere un profilo più basso.
La recente visita di Macron in Italia per “ingraziarsi” Roma che ha un canale storicamente aperto con Serraj ne è una prova.

Un duro colpo per il generale già provato da sconfitte e defezioni sul campo.

In questo mutato contesto interno, l’Italia potrebbe ambire ad essere l’interlocutore nevralgico per convogliare tutte le potenze regionali e internazionali in un dialogo per la Libia, magari “offrendosi” nuovamente come sede, per cercare di ricoprire un ruolo importante nel processo di pace nel Paese.

È, a mio avviso, un “indirizzo” importante per il nuovo governo che, mi auguro, sarà in grado di cogliere e sfruttare al meglio.

m.l :
A suo parere se e con quali potenze straniere è interesse dell’Italia cooperare ?

M.M. :
Sarebbe indispensabile collaborare con la Francia, anche per la questione migranti, ma i fatti ci hanno dimostrato che la realpolitik d’oltralpe vince su qualunque tipo di alleanza.
L’attivismo della Francia in Nordafrica e in particolare in Libia, che continua ininterrotto dal 2011 da quando partì l’attacco internazionale contro  Gheddafi, è oramai cosa ben nota.
In termini più generici, la strategia di Macron può essere così sintetizzata: blindare l’asse con gli Stati Uniti, isolare l’Italia, sfruttare la scia della Germania per sostituirla nella leadership europea.

Sono queste le sfide che il nostro governo deve affrontare e che vanno ben al di là della Libia.

Al di là dell’alleanza tra al-Sisi ed Haftar, dobbiamo poi intensificare la collaborazione con l’Egitto, con cui sono “in ballo” importanti affari economici ed energetici su cui i francesi hanno gli occhi puntati.

Dobbiamo poi intensificare gli sforzi – anche economici- con la Tunisia che potrebbe essere un partner importante nella collaborazione per la gestione dei flussi migratori; ma per questo necessita di un supporto economico e di sicurezza, viste le drammatiche condizioni finanziarie, l’elevato tasso di disoccupazione interna e l’alto numero di giovani radicalizzati.

Infine la Russia. Abbiamo importanti accordi economici con questo Paese.
Qualche tempo fa l’italiana Eni, ad esempio, ha concordato il passaggio al gigante petrolifero russo Rosneft di una quota del 30% della concessione di Shorouk, nell’offshore dell’Egitto, nella quale si trova il giacimento di Zohr
Tuttavia anche qui lo zampino di Parigi rischia di metterci in serio pericolo.
L’Eliseo, da un lato ha sfruttato gli attriti tra Italia e Russia riguardo “il caso Savoini” dall’altro si è mostrata aperta verso il Cremlino per quanto riguarda il suo rientro nel G-7 e l’allentamento delle sanzioni.
Una strategia che ha sicuramente avuto dalla sua parte i tentennamenti di Roma e soprattutto l’indubbia forza della Francia in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, all’Unione europea e come potenza internazionale.

m.l. :
Se Lei fosse il Ministro della Difesa Italiana e avesse carta bianca che provvedimenti attuerebbe nell’immediato nella situazione libica?

M.M. :
Partiamo da un assunto: L’Italia ha una posizione di vantaggio che va salvaguardata: abbiamo un ospedale da campo a Misurata e un bravissimo ambasciatore, Giuseppe Buccino Grimaldi, che sta facendo un lavoro incessante, mentre non si può dire lo stesso del governo.

Non dobbiamo farci rubare questa posizione di forza cedendo alle lusinghe di altri potenziali interlocutori, penso sempre alla Francia.

Detto questo, all’atto pratico:

1. Ricordarsi della Libia.

Presi dalle nostre “beghe interne”, ci siamo dimenticati della Libia. Haftar ha bombardato l’aeroporto di Misurata a pochi metri dal contingente italiano che è presente per dare supporto ai misuratini e ha combattuto lo Stato Islamico a Sirte.

Nessuna parola dall’attuale governo.

Sarebbe meglio quindi mantenere la barra dritta, evitare il cambio di fronte.

2. Sfruttare la nostra conoscenza del terreno (realizzata anche grazie a Eni ) per creare un dialogo inclusivo: quella in corso in Libia non è una guerra  solo tra due fazioni; al loro interno i due campi appaiono compositi.
Da qui bisogna allungare lo sguardo agli attori locali, sindaci, municipalità, etc.

3. Capire che la soluzione della crisi non è più in Libia ma fuori dalla Libia, tra gli attori regionali (vedi Turchia e Qatar vs. Egitto e Sauditi).
E’ necessario dialogare con questi attori anche passando attraverso i loro sponsor esterni, come ad esempio la Russia.

4. Provare a pianificare una politica estera per la Libia e il Nord Africa di lungo periodo che veda l’ Italia non più come gregario di questa o quella potenza ma come attore protagonista (ma qui forse l’utopia supera la realtà ! ).

m.l. :
Grazie Professoressa Mercuri !

*Michela Mercuri è docente del Corso in Terrorismo e le sue mutazioni geopolitiche alla SIOI (Società italiana per le organizzazioni internazionali di Roma), insegno Geopolitica del Medio Oriente all’Università Niccolò Cusano e Storia contemporanea dei Paesi mediterranei all’Università di Macerata .
È componente dell’Osservatorio sul Fondamentalismo religioso e sul terrorismo di matrice jihadista (O.F.T.).
È Ufficiale della Riserva selezionata dell’Esercito italiano con il grado di Capitano.
Ha partecipato a pubblicazioni per Etas, Egea, Vita e Pensiero, FrancoAngeli, Paesi Edizioni e riviste specializzate.
È editorialista per alcuni quotidiani e periodici, tra cui Huffington Post, Affari Internazionali, TPI- The post internazionale, Il Corriere del Ticino, La Stampa.
Inoltre è abituale commentatrice per Rai NEWS, Rai Radio Uno, Sky tg 24, Tv 2000, Radio Televisione della Svizzera Italiana e Radio Radicale sui temi della politica e dell’economia dei paesi del Mediterraneo e Medio Oriente.
Tra le sue pubblicazioni recenti, Incognita Libia. Cronache di un paese sospeso, FrancoAngeli 2019 (seconda ed.) e Migrazioni nel Mediterraneo. Dinamiche e movimenti, FrancoAngeli, Milano, 2019