“Roma non perdona: Come la politica si è ripresa la Rai” di CARLO VERDELLI.

Milena Gabanelli: “Rai, ecco la lista degli sprechi. Basta lottizzazione, o non ci avvicineremo mai alla Bbc” ANSA/MATTEO BAZZI
Recentissimamente ho trovato, sulla scrivania di un amico e compagno di impresa, durante una riunione di lavoro, un libro di cui avevo letto già alcuni brani e la cui notorietà è abbastanza diffusa, se non altro perché va a toccare quel nervo scoperto che da sempre è la Rai: si tratta di “Roma non perdona: Come la politica si è ripresa la Rai” di Carlo Verdelli

Racconta, per mano dello stesso protagonista, la sua vicenda personale.
Carlo Verdelli infatti, che tra gli addetti ai lavori non necessita di presentazione, da milanese in trasferta, racconta della venuta a Roma, per assumere l’incarico di “Direttore editoriale dell’informazione Rai” (il primo nella storia dell’azienda).
La vicenda siviluppa tra il 26 novembre 2015 e il 3 gennaio 2017, data delle sue dimissioni.
Esse furono causate (o piuttosto cortesemente ma caldamente indotte) dal rifiuto del Consiglio di Amministrazione Rai del suo Piano organico per una riforma dell’informazione Rai: 470 pagine in cinque volumi di analisi, confronti internazionali e proposte per “svecchiare la Rai, disinfestarla dai parassiti della politica e proiettarla nel mondo di oggi”.

Carlo Verdelli, Antonio Campo Dall’Orto
Scrive Verdelli che il Piano, “annunciato e abortito prima ancora di essere seriamente esaminato non era il rimedio magico a una crisi che arriva da lontano e che, se snobbata, non porterà lontano l’azienda. Aveva in sé chissà quanti difetti, debolezze e difficoltà di realizzazione concreta. Ma conteneva dei segnali precisi, che avrebbero potuto dare la scossa a un settore tanto cruciale (per la Rai stessa e per il Paese).” Arrivato nella Capitale armato delle consuete e riconosciute professionalità, competenza, capacità e onestà (le uniche armi adatte a una società civile, costruttiva e pacifica) ripartirà con un bagaglio di conoscenza e di consapevolezza sullo stato dell’informazione Rai e sull’intromissione della politica nei suoi piani alti.
L’ ho letto d’un fiato e a parte il mondo RAI che chiunque l’abbia frequentato sa che è un complesso e intoccabile regno – anzi più che regno spesso trattasi di triumvirato – dove vige un sistema feudale di altà nobiltà che ha libero accesso al sacro piano e poi vassalli, valvassori e servi della gleba che si accontentano delle briciole durante le grandi abbuffate regali. Gli incarichi si trasmettono normalmente per ereditarietà e consanguineità.
Probabilmente la RAI, per un milanese che viene chiamato per sbaglio a Roma per un incarico di responsabilità,in RAI come in una delle ex aziende dell’IRI ancora in mani statali, è quanto di più straniante possa capitare.
Il milanese ( ma per dire un buon manager cresciuto nella cultura imprenditoriale del Nord ) ritiene che a Roma, per far bene il proprio mestiere, anche in un’azienda parapubblica, pensa che puntare su principi come innovazione, meritocrazia, lavoro intenso, responsabilità, etica aziendale, visione non potranno che portare valore aggiunto all’azienda e quindi conseguentemente anche al manager che li persegue…
Ennò, signori miei, non a Roma…
Roma, è come una grande e decadente meretrice: se arrivi da potente, prima cerca di conquistarti e accativarsi offrendoti piaceri voluttuosi e amicizie improvvise e generose, poi se il bersaglio di tante attenzioni non è cedevole si troverà man mano sulla propria via professionale una serie inconsulta e incongruente di ostacoli accompagnato dai sussurri e dai risolini complici e compiaciuti della nobiltà autoctona, sarcofaghi coperti di cerone, merletti e polverosi copricapi che ne denotano casta e appartenenza.
Dopodiché il nostro manager milanese ( in senso lato), sempre più stranito e confuso dalle incomprensibili resistenze interne che vi si oppongono, chiederà udienza agli emisferi celestiali, migrando da un dio all’altro dell’Olimpo, e, finalmente, impietosito dall’umana debolezza, uno degli dei si compiacerà di dirgli: « Vedi mio caro, tu hai urtato gli dei dell’Olimpo, hai trascurato, forse senza volerlo, di immolare al loro altare doni e sacrifici, hai trscurato di partecipare ai loro baccanali e, cosa ancor più grave, prima di promuovere qualcuno o prendere una decisione non hai considerato di interrogare i nostri aruspici. »
In un nano secondo, quel povero manager, realizzerà la realtà parallela in cui si è cacciato, e capirà che gli dei di quell’Olimpo allucinato e decadente ha già decretato la sua fine e con ignominia.
Solo chi ci è passato, leggendo il racconto di Verdelli, ne comprende tutti i risvolti, le pieghe, l’ineffabile, l’amarezza e il disgusto.
Ah dimenticavo, sapete sulla scrivania di chi ho trovato il libro di Verdelli ?
Sulla scrivania dell’amico Genséric Cantournet, guarda caso ex Chief Security Officer della RAI durante l’avventura romana in RAI di Verdelli.

Chairman of KELONY® Business Cindynics Enterprise – Absolute Risk Rating Agency
Due storie sovrapponibili e parallele quelle di Verdelli e Cantournet che “lascerà” la RAI, poco dopo, il 12/05/2017.
Genséric Cantournet, laurea in legge e Scienze forensi, e un Master in Scienze Politiche, l’ex-militare francese dell’École spéciale militaire de Saint-Cyr & Royal Military Academy Sandhurst, aveva lavorato, dismessa la divisa e gettatasi alle spalle l’esperienza all’Istituto Diplomatico e Consolare del Ministero degli Affari Esteri, in Telecom Italia come Responsabile della gestione della sicurezza dei sistemi e dei processi e nominato Vicepresidente Security Cross Processes and Project.
Verdelli cita spesso nel suo pamphlet l’amico Cantournet, sottolineandone l’alta professionalità ed efficienza e rimarcando come grazie alla riorganizzazione della Security RAI per mano sua, l’azienda riuscì nel’intento di avere inviati in aree del pianeta fino ad allora ritenute troppo a rischio.
Racconta come, anche contro l’italo/francese Cantournet, che con piglio manageriale aveva tentato di portare professionalità nella security della RAI, cominciò il lavorio ai fianchi di deligittimazione soft con nickname, quale “ispettore Clouseau” per via dell’accento francese e poi l’offensiva finale sul fatto arcinoto e mai nascosto che la selezione per il prestigiosissimo incarico era stata effettuata dalla società di ricerca del personale del padre; e questo fu il pretesto per chiederne le dimissioni.
Alla fine dei conti, queste amare vicende di mondi che sembrano inscalfibili dal tempo, dal progresso e soprattutto dalla meritocrazia, rimandano alla commedia satirica/fantascientifica di Ennio Flaiano, Un marziano a Roma: l’alieno Kunt, proveniente dal pianeta Marte, dapprima i Romani lo accolgono con eccitazione e curiosità: tutti desiderano vederlo, salutarlo, parlargli, intervistarlo. Kunt viene anche ricevuto in udienza dal dal Papa in Vaticano. Passato tuttavia un po’ di tempo e svanito un po’ alla volta l’effetto della novità, i romani si abituano a vederlo e iniziano a ignorarlo. Ormai nessuno gli bada più e il marziano si aggira solitario e malinconico per le vie della città. La gente ormai lo sbeffeggia, convincendolo a ripartire.
Ma Ennio Flaiano, romano di importazione dalla non distante provincia,
è legato indissolubilmente a Roma, città da lui amata e odiata; e qui si ferma e si adagia nel fatalismo fascinoso e decadente di questa capitale immortale e inmmorale, un unicum costituita di molti strati (anche se può apparire un ossimoro) di caste e riti codificati, intrisa di un senso di cinica immutabilità senza alcun slancio vitale, anche senza pretese rivoluzionarie, ma persino priva di qualsiasi languida brezza che ne turbi gli atavici equilibri fatti di intrecciate conventicole e di patti trasversali di mutuo soccorso indicibili.
Infatti, Flaiano, non racconta che cosa farà il Marziano/Milanese quando deciderà di abbandonare il pianeta Roma alla sua compiaciuta decadenza.
Infatti il Marziano/Milanese non è definito tale perché uso
” a cambiare gli infissi al Colosseo “, per usare un
“bersanema”, come avrebbe detto Umberto Eco…
Pertanto, i nostri due Marziani, dopo aver abbandonato il solipsismo autistico/narcistico della galassia parastatale del pianeta Roma, cocciutamente refrattario a qualsiasi progresso ed innovazione portati dal pianeta Marte, faranno ritorno al loro Pianeta Rosso, rosso come la voglia di fare, di sperimentare, di mettersi in gioco ogni volta…
Prima, però, come gli astronauti al ritorno dalle loro missioni, i nostri marziani/milanesi vengono sottoposti agli stessi test e controlli, dove vengono principalmente riscontrati:
stress ossidativo dei bulbi oculari ( a furia di fare attenzione a pararsi di dietro e davanti), il cuore in genere viene ritrovato più sferico ( e ciò afferisce alla compensazione di supporto di questo organo a quello immediatamente sotto la cintola) e lo scheletro mostra sintomi di osteoporosi per la coatta inattività del recluso nel suo ufficio in attesa di convocazione o compromesso in riunioni inconcludenti e senza fine secondo rito capitolino.
Credete che esageri ?
Ecco uno stralcio del racconto del marziano Verdelli :
« Solidarietà tra reduci: la RAI è stato il nostro mini-Vietnam con corredo di sindrome collettiva post traumatica, che in qualche modo ha influenzato il futuro prossimo di quasi tutti, atrofizzandolo. In ordine sparso Daria Bignardi, che ci ha messo il cuore per dare un’anima alla rete che dirigeva ( RAI Tre, presa di mira con cattiveria rara dall’istante stesso della sua nomina; Ilaria Dallatana, una così brava ( e l’ha dismostrato ringiovanendo d’incanto RAI Due) che contro la sua uscita avrebbe dovuto sdraiarsi, per impedirla, il vertice di qualsiasi azienda sensata.
E poi Genséric Cantournet, ex militare francese pluridecorato, soprannominato con poca fantasia “L’ispettore Clouseau”per l’accento, laurea in legge e specializzazione in cybercrime, un capo della sicurezza che ha reso possibili, agli inviati RAI, trasferte allora impensabili perché sconsigliate dal Ministero degli Esteri, pianificando ogni spostamento in zone bollenti e sventando ogni rischio, il tutto premiato con una campagna feroce scatenata da una leggerezza ( suo padre era socio della società di consulenza, che aveva indicato il figlio, senza nascondere che lo fosse, come adatto per quel ruolo vista anche l’esperienza maturata in società complesse come Telecom). Fortuna che Genséric ha fondato una società, la Kelony, brevettando un rating internazionale per misurare la solidità delle aziende dinnanzi ai rischi.»
E in fatti dopo un breve periodo di riabilitazione fisica i nostri marziani riprendono più vigorosi e temprati che mai.
Genséric Cantournet, con la sua Kelony “battezzata” anche dall’ ANSA come risk rating agency, ha aumentato il giro d’affari del 350% in 1 anno e mezzo.
Kelony opera in molteplici settori: dalle Infrastrutture Oli & Gas ai Progetti urbanistici che stanno cambiando la Skyline di Milano alla Tutela di Imprese di automotive o soft target.
Kelony ha introdotto totale innovazione nell’ambito della Protezione e della Tutela delle imprese.
Ha cambiato la metodologia e introdotto, pioniere nella Security, l’Ente Terzo indipendente di validazione.
Il marziano Carlo Verdelli, giornalista della carta tra i più noti e stimati in Italia ma anche manager molto capace nella direzione e nella gestione dei collaboratori ed esperto di editoria cartacea a febbraio ha preso il posto di Mario Calabresi divenendo il quarto direttore di sempre di Repubblica.
Insomma una conclusione vincente e un nuovo avvio promettente per questi due marziani di Roma che, a differenza del povero Kunt di flaiana memoria, sono riusciti a recuperare l’aeronave parcheggiata a Villa Borghese e tornarsene gioiosamente su Marte.