Micron riduce del 40% i dipendenti nelle proprie 4 sedi italiane.

by Admin Marcello Lopez

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micron160L’azienda americana, con una presenza di circa 1.100 dipendenti in Italia, annuncia un taglio radicale nel numero dei dipendenti. Si cerca, anche attraverso il ministero, un punto d’incontro che per il momento è ancora lontano.

Sono trascorsi 10 giorni dall’annuncio di Micron Semiconductor, quarto produttore mondiale di semiconduttori nel 2013, di voler procedere con 419 esuberi di propri dipendenti da 4 sedi produttive italiane. Si tratta di una cifra che incide su circa il 40% dei poco meno di 1.100 dipendenti circa che l’azienda americana vanta in Italia.

Gli esuberi sono 223 nella sede di Agrate, su 507 dipendenti, 127 in quela di Catania (con 324 occupati), 52 ad Arzano su 131 dipendenti e 17 ad Avezzano (92 i dimendenti di questa sede).

In considerazione del tipo di attività svolto dall’azienda si tratta di posizioni professionali dalla notevole specializzazione: ingegneri, tecnici e personale impegnato nella ricerca e sviluppo.

Sergio Galbiati, direttore denerale di Micron Italia.

Sergio Galbiati, direttore denerale di Micron Italia.

Le sedi italiane di Micron sono entrate nell’orbita dell’azienda americana negli scorsi anni a seguito di operazioni di acquisizione:

con queste Micron ha accresciuto la propria presenza nel mercato delle memorie e con questo contribuito ad ottenere risultati finanziari di rilievo, sfruttando tecnologie, brevetti e pacchetto clienti che negli anni precedenti erano stati sviluppati.

Alla base della riduzione del personale programmato dall’azienda le conseguenze dell’acquisizione della giapponese Elpida, altro player nel settore delle memorie. Con questa operazione Micron Technology ha inglobato circa 6.000 dipendenti provenienti da Elpida ma l’azienda ha scelto di voler mantenere invariato il numero complessivo di dipendenti al numero precedente l’acquisizione di Micron.

Da questo la scelta di operare riduzioni del personale di circa il 5% del totale, con una forte incidenza nelle sedi produttive italiane.

La critica che viene da più parti mossa è che dietro questa operazione vi sia la volontà dell’azienda di delocalizzare in altre regioni quella che è la produzione sviluppata nelle proprie filiali italiane, dopo che da queste ultime sono stati presi tecnologie e clienti: contro questo si schierano i dipendenti e le compagini sindacali.

Nelle giornate di giovedì e venerdì della scorsa settimana i dipendenti hanno scioperato; un incontro presso il ministero dello Sviluppo Economico tenuto nella giornata di ieri non ha portato ad uno sblocco della situazione e un secondo tentativo di mediazione è previsto per il prossimo 21 Febbraio.

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