Come diventare figli di Troika

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scritto il: 24 ottobre 2013

Meglio essere un anno in anticipo che un minuto in ritardo.

Doug Casey

Vorrei condividere con voi un servizietto del Wall Street Journal che l’altro giorno ha intervistato un italico ministro. Mi ha colpito perché c’era un grafico che sembrava preso – giuro – da un articolo di Bassa Finanza di qualche mese fa: Il fiscal blob uno dei più letti in assoluto dove si spiegava come mai rientriamo ormai a pieno titolo nella categoria dei paesi immergenti:

“Cosa mai potrebbe andare storto? In effetti, siamo tutti più ottimisti, finalmente. Lo spritz scende e ci solleva, i tiggì ci propinano l’oroscopo della ripresa, con i vari esperti e le loro previsioni: fra tre mesi, forse quattro… la crisi è quasi finita, bla bla. Blob. I mercati salgono e confermano. Una noia mortale. Negli Usa si mettono d’accordo per evitare il fiscal cliff. E noi dove siamo? Siamo fritti, lo ricordate? Yes, noi abbiamo il fiscal blob. Siamo il paese più tassato d’Europa…”

Buffo come, nonostante il flusso costante di eventi, news e colpi di scena, un articolo del gennaio scorso sembri ancora piuttosto attuale. Chilavrebbemaidetto. In realtà i grafici sono simili perché abbiamo pescato dalla stessa fonte: quale onore. Ecco ora il grafico del Wall Street Journal dell’altro giorno:

tax_burden

Testuali parole a spiegazione del grafico: “La moribonda economia italiana è schiacciata da un’alta tassazione, che rende le aziende riluttanti ad assumere e riduce le paghe intascate”.

Matuguarda. In pratica, non solo siamo fra i paesi immergenti, ma a questo punto rischiamo anche di diventare figli di Troika. Alla greca, insomma, con gli interventi di mamma Troika che arriva premurosa con le sue soluzioni dire-fare-tagliare-lettera-testamento. Quest’ultimo più che altro.

Ad ogni modo, tornando al Wall Street Journal, a un certo punto il ministro, parlando di manovre e tagli nostrani rassicura:

“Everybody hates this budget, but the stock market is up and the spread is down…”[1]

(A nessuno piace questa manovra, ma la borsa è sù e lo spread è giù)

Oh, i mercati sono sù. Toh. Già.

E chissà perché mi torna in mente un brano di “Siamo Fritti” :

“Questo è ciò che sognano i governi e i banchieri centrali che manovrano l’economia. È fondamentale che non ci accorgiamo dove siamo. Altrimenti la crisi diventa reale. Il che sarebbe un problema, perché i soldi, abbiamo visto, sono virtuali.

Così abbiamo il presidente della Federal Reserve Usa, la banca centrale della più grande economia del pianeta che ammette candidamente:

“Prezzi più alti delle azioni incrementeranno la ricchezza dei consumatori e aiuteranno ad aumentare la fiducia, che potrà anche incoraggiare le spese. Maggiori spese e consumi faranno aumentare le entrate e i profitti, il che, in un circolo virtuoso, porterà un ulteriore sostegno all’espansione economica.”[2]

Se non interpreto male c’è scritto più o meno che siamo un branco di idioti.

Il bello è che in effetti le borse possono salire anche quando tutto il resto intorno collassa. A volte vanno in orbita proprio quando il resto sprofonda. Se gli indici di borsa fossero un indicatore utile per noi comuni mortali (e non per gli accademici), lo Zimbabwe del 2009 doveva essere un paese davvero florido. La Borsa di Harare dai 1.400 punti del 2005 passò ai 6.000.000.000.000 (seimila miliardi) nel 2008.

In questo caso però i consumatori non devono essersi sentiti più ricchi, come invece sostiene il presidente della Fed: il 75% della popolazione scivolò al di sotto della sussistenza e nel paese praticamente non funzionava più niente (tranne per chi aveva dollari Usa o oro). Mentre ad esempio i maestri di scuola non andavano a scuola perché passavano le giornate a cercare da mangiare (che il valore del salario si dimezzava dopo poche ore), molti titoli azionari salivano anche del 1.000%”…

Dev’essere che questi Banchieri Centrali non ce la fanno proprio. Gli scappa. Come il mitico Alan Greenspan (ex capo supremo della Federal Reserve negli anni allegri di creazione/esplosione di bolle tecnologiche ed immobiliari) che nell’agosto 2010 affermava solenne:

“If the stock market continues higher it will do more to stimulate the economy than any other measure…” [3]

Traduzione: se la Borsa continua a salire, questo fatto da solo stimolerà l’economia più di ogni altro intervento.

In effetti, da allora la borsa Usa ha fatto +70%. Il pil purtroppo è sceso, ma perlomeno ci sono 7 milioni in più di americani che non trovano lavoro e necessitano di sussidi per la spesa (food stamp, distribuiti oggi a 46 milioni di americani). Con la Borsa che sale è effettivamente cresciuta la ricchezza finanziaria media, ma ovviamente solo per chi deteniene corposi pacchetti azionari, cioè una mini minoranza della popolazione.

Tornando a noi, dato che la “ricchezza” degli italiani è investita in media solo per il 14% in Borsa[4] (in media, cioè per la maggioranza di essi la quota di azioni è 0%), verrebbe da chiedersi chi dovrebbe mettersi a festeggiare perché la Borsa è sù. Mah?

Altra Fiesta. L’altro giorno la Banca Centrale di Spagna ha annunciato che il paese è fuori dalla recessione. Borse su. Immaginiamo la fiesta in piazza col 25% e rotti di disoccupati tutti lì a brindare e ballare che la crisi è finita: l’hanno detto in tv.

Tanti anni fa Will Rogers diceva:

“Tre sono le grandi scoperte nella storia dell’umanità: il fuoco, la ruota e le banche centrali”.

Il fatto che fosse un attore comico rende la sua affermazione molto seria. Molto più del nuovo libro di Alan Greenspan (sempre lui) “The Map and the Territory”, una guida autorevole alle previsioni economiche. Dato che l’autore non ne ha mai azzeccata una in vita sua, ci possiamo aspettare che il libro appena pubblicato diverrà un best seller, da adottare anche nelle università. Altro che Siamo Fritti, quella sì che è roba seria… La prossima volta chiederò aiuto ai F.lli Boscoli.

Anche se a dire il vero quelli di Bloomberg non pare abbiano apprezzato la guida del Gran Banchier Central. Nella recensione lo definiscono “un libro credibile quanto un cartone animato”.[5]

A questo punto, spero mi perdonerete, ma in un rigurgito di revival e amarcord mi torna in mente la Newslettera n. 45 (del 13 novembre 2012):

“Continuo a citare, persone ben più acute e preparate di me. Jeff Thomas, in un recente articolo dal titolo “L’illusione dei partiti politici”[6]:

“E’ stato detto che ogni grande nazione ha la sua fase di ascesa e caduta; che la sua ascesa avviene come risultato della popolazione che (in generale) diviene determinata a lavorare duro per creare una vita migliore, e che la caduta arriva quando la popolazione diventa viziata, poi presa dall’auto compiacimento e infine apatica. La maggior parte dei paesi sviluppati (il Primo Mondo) ha raggiunto quest’ultimo stadio, tutti (in vari gradi) allo stesso tempo.
Purtroppo, da un punto di vista storico, il periodo di apatia è quasi invariabilmente seguito da un periodo di “schiavitù”: un marcato declino sociale ed economico in cui il popolo di una nazione diviene poco più che un servo dello stato che lo comanda.”

E’ a questo punto – dice Thomas – che gli interlocutori gli obiettano che no, questa volta è diverso perché abbiamo le libere elezioni. Poi gli interlocutori accendono la tv e aprono una birra. In piena fase di apatia.

Continua:

“Il feudalesimo dei giorni nostri. La differenza principale fra il sistema feudale di cinquecento anni fa e quello che si sta sviluppando nel Primo Mondo è che il confezionamento è più sofisticato. Invece di avere dei re ben identificabili che tutti possiamo odiare, abbiamo la distrazione dei due schieramenti politici tra cui possiamo “scegliere”.

Mentre acclamiamo i bravi ragazzi (il nostro partito preferito) e speriamo che sconfiggano i cattivi (l’altro schieramento), nella realtà tutti loro sono un’unica cosa, ed entrambi lavorano per i re”.

Per la gente è normale dire: Questo è un modo di pensare negativo. Io preferisco essere positivo e sperare per il meglio. Non sono d’accordo. Credo che, una volta che un risultato è inevitabile, sia da pazzi continuare a illudersi che per qualche miracolo tutto finirà bene. Penso che un atteggiamento realmente positivo sia quello di dire: Allora, il Primo Mondo si sta disfacendo e, dopo una serie di collassi, in alcuni anni, ci troveremo a guardare le macerie. Quindi rimbocchiamoci le maniche ora e iniziamo a pianificare il nostro mondo alternativo. Non considero questo un modo di pensare negativo. Lo ritengo invece un pensiero molto positivo”.[7]

A questo punto vorrei concludere la gaia rassegna citando un altro articolo del dicembre 2012, magari per cercare di capire dove siamo oggi:

“… Bisognerebbe fermarsi a riflettere. Riflettere: una parola grossa in questi tempi di news veloci. E poi c’è il burraco che non può aspettare.

Allora vi propongo quest’articolo di Jeff Thomas, un signore piuttosto esperto e alquanto smart[8], che analizzando gli eventi storici (dal crollo dell’impero romano, a Weimar, all’Argentina…) ha stilato una sorta di decalogo: le dieci fasi in cui si evolve un collasso. Sottolineando innanzitutto che dopo un collasso e una depressione ci vogliono anni e anni prima di avere uno straccio di ripresa. Anche nella famosa depressione Usa degli anni ’30 ci vollero 10 anni solo per arrivare a toccare il fondo. E non fu il crash del ’29 a creare la mega disoccupazione, ma piuttosto gli interventi restrittivi e i sempre maggiori controlli soffocanti da parte del governo dei burocrati negli anni seguenti, che stroncarono via via le imprese che già faticavano a sopravvivere. Questo sì portò all’incremento esponenziale, tragico della disoccupazione.

E veniamo al Decalogo. Secondo l’autore l’evolversi degli eventi funziona come un domino, seguendo quasi sempre lo stesso ordine. Questo perché in fondo la natura umana (e quindi le reazioni agli eventi) è sempre la stessa, anche se i dettagli della storia cambiano. Ovviamente non è detto che lo schema si ripeta sempre alla lettera in tutti i suoi fattori; e però come diceva Mark Twain: “La storia non si ripete, ma fa rima”.

LE DIECI FASI DI UN CRASH[9]

(Secondo l’autore le prime tre si sono già verificate – compresa l’inflazione, che non è quella sbandierata nei tiggì – e siamo quindi alla fine dell’inizio, in attesa della quarta).

1 CROLLI INIZIALI

Crash del mercato degli immobili residenziali
Crash degli immobili commerciali
Crash delle Borse

2 PRIME REAZIONI A CATENA

Espropri/perdita della casa
Perdita del lavoro
Inflazione

3 PRIME REAZIONI DEI GOVERNI

Salvataggi per alcuni soggetti selezionati
Drammatico incremento del debito
I politici vanno nella direzione opposta a quella delle soluzioni concrete

La prima reazione impulsiva arriva immediatamente, con il governo che cerca di “far sparire il problema” il più velocemente possibile. Quasi sempre in questa fase le strategie correttive sono preparate in fretta e furia e poco lungimiranti, garantendo di fatto un ulteriore peggioramento dell’economia.

Il problema si aggrava progressivamente fino allo scatenarsi di una nuova serie di effetti a catena, che avviene in genere all’improvviso e fa cadere altre tessere del domino.

4 SECONDA ONDATA DI CROLLI

Crolli significativi in Borsa
La valuta precipita
Aumentano le bancarotte
Incremento della disoccupazione

5 REAZIONI DEI PARTNER COMMERCIALI INTERNAZIONALI

I paesi stranieri rifiutano di comprare altro debito
Il commercio estero rallenta in modo drammatico

A questo punto il Governo introduce cambiamenti radicali, come i malaugurati provvedimenti protezionistici, che si ritorcono contro quasi subito.

6 IL GOVERNO ISTITUISCE MISURE DISPERATE E AUTO-DISTRUTTIVE

Default sul debito
Tariffe restrittive sulle importazioni
Controlli valutari

7 L’ECONOMIA REAGISCE DI CONSEGUENZA ALLE AZIONI DEL GOVERNO

Iperinflazione – drammatico incremento nei prezzi di cibi ed energia
Disoccupazione massiccia
Pignoramenti diffusi
Bancarotte difffuse

A questo punto il domino va giù veloce e gli eventi cominciano ad andare fuori controllo.

8 COLLASSO SISTEMICO

Chiusura delle banche
Notevole incremento dei senzatetto
Scarsità di cibo e carburante
L’energia elettrica viene fornita a singhiozzo; i blackout diventano comuni

Al susseguirsi di questi eventi, l’umore della folla oscilla fra rabbia cieca e paura.

9 COLLASSO SOCIALE

Incremento drammatico del crimine (specialmente per le strade)
Rivolte per il cibo
Rivolte contro le tasse
Ribellione dei senza tetto, con occupazioni abusive delle proprietà

10 LEGGE MARZIALE

Creazione di corpi speciali di polizia.
Provvedimenti restrittivi della libertà personali.

L’autore di questo allegro decalogo conclude con un consiglio pratico:

“Se vuoi uscire da questo periodo essendo ancora tutto intero è essenziale smettere di pensare nel presente. La maggior parte di noi tende a dire a sé stesso: “Beh, le cose non vanno bene come prima, ma non sono neanche una tragedia. Mi posso adattare”. Non so come enfatizzare abbastanza quanto un atteggiamento del genere sia miope. Piuttosto che permettere al tuo pensare di essere una semplice istantanea della tua situazione di oggi, fai lo sforzo di esaminare la direzione che gli eventi prenderanno e immagina cosa avrai bisogno di fare per non diventare una vittima di tali eventi. Questo è un principio fondamentale, se vuoi cavartela bene nei prossimi anni”.

Beh, ora mi fermo qua. Un abbraccio a tutti.

—————————–

[1] http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702304864504579143462005904536?KEYWORDS=enrico+letta

[2] Storico editoriale di Ben Bernanke per il Washington Post nel novembre 2010: http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/11/03/AR2010110307372.html

[3] http://video.cnbc.com/gallery/?video=3000148510 dal minuto 1:50

[4] http://www.bancaditalia.it/statistiche/stat_mon_cred_fin/banc_fin/ricfamit/2012/suppl_65_12.pdf

[5] http://www.bloomberg.com/news/2013-10-17/greenspan-s-map-is-clueless-trip-through-bubble-land.html

[6] http://lewrockwell.com/orig12/thomas-jeff2.1.1.html

[7] http://www.lewrockwell.com/thomas-jeff/thomas-jeff12.1.html

[8] Per coloro che non hanno tempo di imparare l’inglese causa tornei di sudoku, fitti impegni di apericena e aromaterapia, smart non indica la macchinina che sfreccia zigzagando nel traffico.

[9] In realtà nell’articolo sarebbero 11, ma per scaramanzia mi fermo prima dell’undicesima, la rivoluzione:

http://www.internationalman.com/global-perspectives/after-the-storm-the-11-stages-of-the-crash

Una risposta a Come diventare figli di Troika

P. C.
25 ottobre 2013

Allora, l’italico ministro intervistato dal Waal Street Journal é Fabrizio Saccomanni, titolare del dicastero di Economia e Finanze. Dopo aver nominato Ragioniere Generale dello Stato il dr.Daniele Franco (Direttore Centrale Bankitalia per l’area Ricerca Economica e Relazioni Internazionali) ha chiamato accanto a sé come Commissario alla Spending Review il dr. Carlo Cottarelli già Bankitalia (Dipartimento Ricerca Economica) ed attualmente al FMI quale Responsabile del Fiscal Desk,
Così si muovono gli alfieri ed i cavalli sulla scacchiera …
E poi ci si può stupire che il giovane Fassina si sia tanto risentito per il ruolo da Calimero riservatogli nell’elaborazione della recente Legge di Stabilità ?
Quanto al garrulo e lieve articolo “Come diventare figli di Troika” l’unica soluzione é quella di un espatrio di massa, altre non ne vedo.
Come diceva il formidabile Enzo Jannacci ?
“…E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam, “

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