La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri piani. John Lennon
Vorrei riassumere brevemente tutte le chiacchiere, i report, le previsioni, le news sulle raffinate politiche delle mitiche banche centrali per uscire dalla crisi. Come si suol dire: un grafico vale più di mille parole.
Ecco cinque anni di quantitative easing, l’acquisto di titoli da parte della Federal Reserve per far ripartire l’economia e, accanto, l’aumento dell’occupazione (jobs growth):
A forza di acquistare e ingurgitare titoli di ogni genere “regalando” soldi alle banche, la Fed è diventata obesa triplicando le sue dimensioni (e le altre banche centrali in giro per il mondo fanno a gara). Nel frattempo l’occupazione è… diminuita. Fiumi d’inchiostro da riassumere così: il quantitative easing non serve a niente. Almeno alla gente comune. Nel senso che, secondo una curiosa correlazione, all’aumentare della stampa di soldi e al salire delle Borse pare corrispondere anche l’aumento della povertà. Almeno a giudicare dal trend di crescita dei Food Stamp, i sussidi governativi per far la spesa e arrivare a fine mese:
Quel che è certo è che al momento il quantitative easing non può essere interrotto. Siamo prigionieri.
Non che i mitici bankers non lo sappiano, ma, per citare Albert Edwars, sembra che si comportino “come se si trovassero a bordo di un treno che vedono sta andando a schiantarsi, ma ha ormai una tale accelerazione che hanno paura di saltare giù”.
E quindi è imperativo che non lo si capisca. Non si deve capire che a forza di giocare, manipolare i mercati, prima o poi uno perde il controllo:
Così a volte ho questa sensazione che tutto il modello attuale del bisogna correre stile ruota del cricetino serva più che altro a tenere la gente impegnata e distratta.
“Speriamo arrivino presto le vacanze di Natale.” mi ha detto l’altro giorno un amico (che per l’appunto si occupa di mercati e investimenti), tornato da pochi giorni dalle vacanze estive. Proprio come diceva Joyce:
“Gli uomini di oggi vivono ogni istante come fosse il prossimo”
Secondo me stiamo perdendo il filo.
Ho un amico, snello e naturista, ma che a forza di budget da realizzare ora è pieno di bypass. Si è salvato perché ha mandato al gas i soci, la company, la srl, i bilanci e si è messo a lavorare in una fattoria. Produce un buon Chianti, credetemi: lo assaggio spesso.
Un altro amico d’infanzia, praticamente un atleta, ora gli hanno trovato la pressione alta, parecchio. Saranno le fatture, le bollette, i lavori da consegnare entro ieri che poi te li pagano forse fra sei mesi… chissà.
L’altro giorno ho incontrato una parente che abita in un’altra città. Suo marito sta meglio, mi ha detto: si è messo a meditare, ha cambiato alimentazione… Suo marito è un dirigente di una multinazionale. Oh, cadevo dalle nuvole, e cosa aveva? Non sorride più: sono tre anni che minacciano di tagliare un sacco di posti (compreso il suo), mi dice lei – che così il titolo in Borsa sale di sicuro, aggiungo io. “Ma all’ultimo controllo il cardiologo era molto soddisfatto dei progressi…” Il cardiologo?
Già, il cardiologo. “In questo periodo le visite sono molto aumentate” mi dice un’amica infermiera di un luminare che cura manager, bancari e simili. “Prima arrivavano da noi ridanciani per il check-up di routine – pagato dalla polizza sanitaria aziendale – giusto prima della crociera premio. Ora invece vengono nel mezzo della notte mandati dal pronto soccorso con aritmie, tachicardie, attacchi di panico eccetera”.
Così mi sono messo alla ricerca di soluzioni pratiche per preservarsi e non precipitare nelle voragini.
Che prima o poi, a forza di giocare, quei signori di cui sopra potrebbero perdere il controllo. E i tempi potrebbero diventare più duri.
La prima cosa è semplicemente evitare il più possibile le persone che danno ansia, negatività, quelle che portano gelosia, chiacchiericci che ti si appiccicano come catrame fetente. E circondarsi invece di chi ti vuole bene, ti infonde coraggio, di gente per cui provi gratitudine. Gente che ti stimola un sentimento purificatore. Come un balsamo. Può sembrare poco, ma in realtà è questione di vita o di morte.
Poi bisognerebbe ascoltare. Una pratica in disuso. Se uno non ascolta sé stesso, gli altri, i segnali dell’ambiente… non può capire dove siamo.
Ho trovato questa vignetta. Mi pare che renda bene l’idea di dove siamo. Siamo bombardati, che così non ascoltiamo le cose che contano. Siamo bombardati di messaggi per smettere di sorridere.
Il giornalista in tv (nella vignetta) blatera: “COSA POSSIAMO FARE PER ALLENTARE LA MORSA DELLA PAURA DEL TERRORISMO?”
E, aggiungo io, l’ANGOSCIA per lo spread, l’INCERTEZZA per la tenuta del governo, l’ANSIA per i dati economici di oggi che chissà dove vanno poi le Borse, il TERRORE per i cambiamenti climatici, L’ATTESA trepidante per quella conferenza stampa inutile del G220, l’AMAREZZA per i tassi del conto deposito che non son più quelli di una volta (tranne che alla Banca Traballa)…
Cosa, cosa, COSA, COSA possiamo fare?
Click.