Intervista Esclusiva al Generale Leonardo Tricarico

F-35, AERONAUTICA MILITARE E MARINA MILITARE PIÙ QUALCHE CONSIDERAZIONE SU LIBIA E LIBANO E IL CASO DEL COMANDANTE BRUNO STANO

Marcello Lopezgeopolitical and intelligence analyst – blogger, editor & entrepreneur

LEONARDO TRICARICO Generale di Squadra Aerea, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, già Consigliere Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri (1999-2004), Comandante della 5^ Forza Aerea Tattica Alleata della Nato e Vice Comandante della Forza Multinazionale nel conflitto dei Balcani (1999).
Presidente della Fondazione Icsa.

La lunga storia degli F-35 iniziò nel 1996 quando l’allora ministro della Difesa Beniamino Andreatta (primo governo Prodi) volle che l’Italia fosse paese osservatore nel programma Jsf (Joint strike fighter) che gli Stati Uniti avevano avviato, proseguita con la firma alla fine del 1998 (governo D’Alema) del “Memorandum of Agreement” per partecipare alla fase di concept demonstration, quando ancora in America la gara era aperta fra Boeing e Lockheed Martin per la progettazione del nuovo caccia.
Nel 2002, al tempo del secondo governo Berlusconi, col parere positivo delle Commissioni Difesa della Camera e del Senato venne decisa la vera e propria partecipazione italiana alla fase di sviluppo con un impegno di spesa di 1.028 milioni di dollari (4 per cento di tutti i costi del programma fino al 2012).
Nel 2007 (secondo governo Prodi) fu sottoscritto il “Memorandum of Understanding”, decisione definitiva che ha visto l’Italia diventare paese produttore dell’F-35.
Nel 2009 (quarto governo Berlusconi) il Parlamento ha autorizzato l’acquisto di 131 cacciabombardieri F35, poi nel 2012 il numero è stato ridotto a 90 dal ministro della Difesa Di Paola (governo Monti).
Nell’ elegante palazzo in vetro e cemento al 1901 di Pennsylvania Avenue, nel cuore della Washington ministeriale, a pochi metri dalla Casa Bianca, dalla sede del Fondo Monetario e delle più potenti lobby d’America c’è la sede di rappresentanza di Intesa Sanpaolo.
In quell’ufficio, per diversi mesi nel 2019, giacquero inutilizzati, su un conto governativo, ben 370 milioni di euro del contribuente italiano.
Si trattava di fondi che il governo avrebbe dovuto già liquidare alla Lockheed per onorare la fornitura di parti degli ultimi caccia F35 consegnati all’Italia.
Nonostante alcune di quelle fatture risalgano al governo Gentiloni, non fu mai o versato nemmeno un euro.
Nessun intoppo burocratico, nessuna sottrazione di fondi. Semplicemente la Difesa ordinò mai i pagamenti.
Fonti del ministero ammissero la circostanza e si trincerarono dietro ad una risposta diplomatica: «Il ritardo è stato causato da una valutazione tecnica sulla commessa, che abbiamo terminato. Ora il dossier sui nuovi aerei è a Palazzo Chigi che dovrà decidere cosa fare. Occorre aprire una discussione che dovrà inevitabilmente arrivare fino al tavolo del presidente Trump».
In realtà era noto che il Ministero della Ministra Trenta – la stessa Ministra che il 6 luglio 2018 aveva affermato a Omnibus, su La7: «Sicuramente non compreremo nessun altro F-35» – sotto la pressione dell’M5S, sperava non solo di rimandare i bonifici ma di tagliarne ulteriormente l’acquisto; questo, mentre contemporaneamente il suo governo annunciava la firma del Memorandum di Intesa tra Italia e Cina sulla cosiddetta “Via della Seta” – la c.d. Belt and Road Initiative – un gesto non certamente ben augurante per i rapporti con il nostro potente alleato storico USA.

M.L. PREMESSA

Generale Tricarico, von Clausewitz scriveva: «La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.»
In Italia c’è sempre una certa riottosità a parlare di questioni militari.
Sono argomenti quasi tabù, da vergognarsi e da trattare sui tavoli riservati degli addetti ai lavori, quando invece un Popolo serio e fiero, dovrebbe essere anche consapevole e informato sul ruolo importantissimo delle FFAA come deterrente militare per il mantenimento proprio della pace tanto auspicata.
Un certo pacifismo peloso e a senso unico che si aggiunge alla tendenza fatalistica e irresponsabile, tutta italiana, di delegare il lavoro scomodo ad altri, sommati ad un’ignoranza diffusa sulla potenza riverberatrice che delle FFAA armate, efficienti e adeguatamente dotate, possono avere sull’efficacia della politica estera del Paese nel difendere gli interessi nazionali ma anche ad allargarne l’area di influenza, ne hanno fatto un argomento di cui, normalmente, l’italiano medio ne ha contezza solo in caso di polemiche politiche ma senza mai afferrare il busillis della questione.


M.L. Generale Tricarico può incominciare intanto a spiegare a cosa servono gli F-35 ?

G.T. Seguendo la tendenza europea, anche l’AM sta pensando di riorganizzare la flotta attorno a un numero minore di velivoli che abbiano intrinseche caratteristiche multiruolo, in modo da poter svolgere adeguatamente le diverse missioni risparmiando sui costi.
Di fronte all’insieme di tali esigenze e valutazioni, la scelta dell’AM è quella di dotarsi di una flotta mista – la c.d. mixed fleet – di F-35, composta da una quota di varianti a decollo convenzionale e da una a decollo corto e verticale.

Tale flotta avrebbe come missioni primarie quelle aria-terra, affiancando la componente di Efa – (European Fighter Aircraft) Eurofighter Typhoon – che è considerato un velivolo da superiorità aerea.
In questo modo verrebbero man mano dismesse tutte le varianti di Tornado e gli AMX attualmente in uso, per costruire una forza armata basata su due grandi pilastri entrambi allo stato dell’arte e con funzioni complementari.

In tale ottica, il velivolo F-35 sembra rispondere positivamente ai principali requisiti evidenziati nell’analisi fin qui svolta: carattere multiruolo, basso footprint logistico, expeditionary e interoperabile, piena capacità di supportare i contingenti schierati sul terreno, basic technology all’avanguardia e predisposta all’upgrade, potendo contare su un sistema aperto.
L’F-35 è un velivolo monoposto, monomotore, con capacità di velocità supersonica, e caratteristiche stealth che permettono una bassa rilevabilità dai sistemi radar.
Una delle novità del F-35 è che il caccia è stato progettato in tre varianti, che hanno una gran parte delle componenti
in comune, ma si differenziano su punti qualificanti, quali ad esempio il sistema di decollo e atterraggio.

Le differenziazioni sono pensate per rispondere alle esigenze delle forze armate americane interessate all’acquisto –aeronautica, marina e corpo dei marines.
La versione Conventional Take Off Landing (Ctol) è caratterizzata dal sistema di decollo e atterraggio convenzionale, avrà un’autonomia di volo compresa tra le 450 e le 600 Miglia nautiche e la capacità di trasportare internamente oltre 4.000 libbre di bombe.

La Carrier Version (CV) per la Usn è ad atterraggio convenzionale, ma con una serie di modifiche per permettere decolli ed atterraggi sulle portaerei.
La variante Short Take Off and Vertical Landing (Stovl) è dotata di un motore orientabile a tre direzioni che può ruotare fino a 90° e di una potente ventola dorsale, che insieme
permettono al velivolo di rimanere sospeso in aria (hovering).
Le tre varianti avranno in ogni caso lo stesso sistema
di missione, a vantaggio sia dell’economia di esercizio sia delle standardizzazione delle procedure e delle tattiche, nonché gli stessi sistemi per quanto riguarda avionica, software operativo, comunicazioni, munizioni,radar e i principali moduli strutturali dell’aereo a partire dalla cabina.


Anche il sistema di logistica è unico per tutte e tre le varianti.


Per quanto riguarda la capacità multiruolo del velivolo, secondo la valutazione di esperti aeronautici entrambi le varianti dell’F-35 sono in grado di adempiere tutte le missioni tattiche stabilite dalle autorità italiane e dalla Nato: difesa aerea, attacco aereo aria-aria e aria-terra, interdizione, soppressione delle difese nemiche, supporto aereo offensivo, Combat Search and
Rescue Escort (Csar), supporto aereo tattico a operazioni marittime
.

M.L. Generale Tricarico, Lei tiene sommamente alla collaborazione con la nostra marina militare soprattutto in materia di F35; può dire qualcosa in merito ?

G.T. Se il ragionamento fin qui svolto vale soprattutto per le esigenze dell’AM, occorre tenere presente che anche la Marina italiana ha un interesse particolare per l’F-35 Stovl, specificatamente indicato dalla Marina Militare per l’impiego a bordo della Portaerei Cavour.
La variante a decollo corto è infatti l’unica in grado di sostituire gli attuali AV-8B Harrier, perché la configurazione della portaerei Cavour recentemente varata non consente l’utilizzo di altri aerei a decollo con catapulta e quindi è fondamentale per la
Marina che l’Italia acquisisca in tempo gli F-35 Stovl per sostituire i velivoli in via di dismissione.

Tale esigenza, a sua volta, rende più conveniente per l’AM dotarsi di una flotta mista di varianti Ctol e Stovl: se, infatti, alcune decine di velivoli ad atterraggio corto dovranno in ogni caso essere imbarcati sulle portaerei, acquisirne altri per l’AM permette di mettere in comune manutenzione, sistemi d’arma e addestramento, ottenendo una maggiore sinergia tra le forze armate.
Una cooperazione del genere tra AM e Marina Militare fa sì che la componente ‘specializzata’ a decollo convenzionale o a decollo corto possa essere impiegata in modo ‘singolo’ o ‘sinergico’ (Aeronautica-Marina), a seconda dei tempi e delle modalità d’intervento richiesto, e delle caratteristiche geo-strategiche degli scenari operativi (prettamente terrestre o misto).
Inoltre, per quanto riguarda la manutenzione e la logistica, una scelta del genere comporta un consistente risparmio sui costi connessi all’intera vita operativa dei velivoli.

Il primo velivolo F-35 B Stovl (Short take-off/vertical landing) assemblato in Italia, consegnato alla Difesa presso lo stabilimento di Cameri (Novara), 25 gennaio 2018.

M.L. Quali ripercussioni tecnologiche e occupazionali in Italia ha e avrà il programma F35 ?

G.T. Leonardo, anche grazie all’esperienza dei precedenti rapporti industriali con Boeing, è diventato il secondo fornitore di ali complete dell’ F-35, per il quale ne costruirà circa 1.200. Si tratta di un pezzo unico cruciale del velivolo, che comprende le due semiali e la fusoliera che le unisce, una parte, quindi, estremamente complessa.
In particolare pannelli e nacelles delle semiali saranno costruiti nello stabilimento Leonardo di Foggia, saranno poi trasferiti nell’impianto di Torino per un primo assemblaggio delle ali e poi inviati per assemblaggio finale nel sito di Forth Worth o, se la realizzazione del centro Faco italiano sarà effettiva e rapida, anche in quello di Cameri per il montaggio degli aerei.
Negli ambiti dove è previsto un maggiore trasferimento di conoscenza dagli Stati Uniti agli alleati europei, si possono fare esempi concreti di innovazione, di prodotto o di processo, introdotta nelle industrie italiane coinvolte nel programma.

Ad esempio, per quanto riguarda il modo di produrre, il personale di Leonardo utilizzerà la vernice speciale che contribuisce alla bassa osservabilità ai radar dell’F-35 per la verniciatura dei velivoli nel centro Faco di Cameri.
La formula della vernice, anche una volta analizzato il prodotto, non è riproducibile in quanto pur capendo quali sono gli elementi base non se ne possono comprendere né le singole percentuali né l’azione degli additivi utilizzati dai produttori americani.
Tuttavia il fatto che i tecnici italiani lavorano all’opera di verniciatura, a stretto contatto con gli ingegneri americani, permette l’acquisizione di un know how che rende Leonardo l’unica industria europea in grado di lavorare su questa specifica tecnologia, sempre più importante in campo militare non solo nel settore aeronautico.
Un altro elemento che contribuisce alla bassa osservabilità è il design dell’aereo, e il trasferimento di conoscenza avviene in un certo senso per osmosi anche su questo punto: ad esempio, gli ingegneri potranno studiare da vicino come sono costruite le curve che smussando gli angoli vivi del velivolo riducono la sua osservabilità dai radar.
Oltre alla bassa osservabilità, Leonardo lavora anche sull’altra grande novità tecnologica del F-35 rispetto alla generazione precedente: il decollo corto.
La versione Stovl è estremamente più avanzata dell’AV-8B già conosciuto dall’industria italiana.
Inoltre anche la versione Stovl dovrà avere una bassa osservabilità al radar e questo rappresenta un aspetto totalmente nuovo nel campo della produzione motoristica.

Leonardo ha assemblato l’AV-8B a Torino e tuttora ne
cura il supporto, e tale esperienza si è dimostrata molto utile per comprendere le innovazioni relative alla variante Stovl, ad esempio nel mission system software.

Nell’ambito della costruzione delle ali, Leonardo utilizza una nuova tecnologia di “Fiber Placement” mediante l’istallazione, già avvenuta, di speciali macchine per la posa in opera delle fibre per la produzione di parti in composito.
Tale tecnologia, già utilizzata per la produzione di importanti parti di fusoliera del B787, verrà usata anche per il Jsf, ma con un elevato numero di fibre molto più sottili da stendere per creare il materiale composito.
Un’altra innovazione di processo è costituita dall’utilizzo a Forth Worth della catena di montaggio mobile al posto di quella fissa, con una tecnica in parte simile a quella usata per le autovetture, ma molto più accurata e complessa, che comporta molti vantaggi in termini di tempi di assemblaggio e soprattutto un drastico abbattimento dei tempi morti.
Ma il principale generatore effettivo di possibilità di spin off e di spillover nel programma F-35 sarà probabilmente il centro Faco di Cameri, nel quale opereranno Leonardo e anche altre imprese italiane per la Operational Maintenance (OM).

La Faco consentirebbe a Leonardo di montare e provare completamente i velivoli in completa autonomia, eccezion fatta per la misura del Livello di osservabilità (stealthness) dell’aereo, considerato al momento un elemento critico da parte degli Stati Uniti.
Si prevede, infatti, una sezione separata all’interno della
struttura che si occuperà del controllo della “stealthness”, allestita dal prime
contractor americano e riservata esclusivamente al personale statunitense.
Tutte le altre strutture del centro Faco saranno costruite dalle industrie italiane e saranno gestite da personale non americano, e si prevede un intenso scambio con i tecnici italiani che si occuperanno di fare la riparazione delle altre componenti del velivolo.

Tali attività comporteranno l’acquisizione di un considerevole trasferimento tecnologico al fine di permettere lo svolgimento delle attività di montaggio e prova/certificazione del velivolo.
Quanto all’occupazione ricordo che nel 2009 (quarto governo Berlusconi) il Parlamento autorizzò l’acquisto di 131 cacciabombardieri F35, poi nel 2012 il numero fu ridotto a 90 dal ministro della Difesa Di Paola (governo Monti).
Il ridimensionamento del programma non ha rallentato le operazioni a Cameri, dove a regime lavoreranno circa 2.000 unità di personale di tutti i tipi.

Calcolando l’indotto, i fornitori e i sub-fornitori, si stima che fra le 6 mila e le 8 mila persone lavoreranno per gli F-35.

Al momento attuale nei capannoni sono presenti 4 mila attrezzi specifici e 4.900 attrezzature non specifiche. Strutture e strumenti provengono anche da numerose imprese italiane.
Una passeggiata dentro agli stabilimenti lascia notare le sigle di Oma, Ncm, Ompm, Omi, Lma, Alfa Meccanica, Bertolotti, Cerrato, Rev Aviation, ecc.
All’audizione presso la IV Commissione Difesa della Camera nell’ottobre 2013 l’amministratore delegato di Finmeccanica di allora, Alessandro Pansa, dichiarò che la partecipazione italiana al programma F-35 «porta a casa dal punto di vista complessivo ricavi potenziali per circa 10 miliardi di dollari (7,3 miliardi di euro, ndr), con circa 90 aziende italiane coinvolte», con contratti già stipulati per «715 milioni di dollari, 565 dei quali per Finmeccanica».
Le possibilità di espansione restano intatte.

M.L. Generale questo velivolo possiede delle tecnologie elettroniche incredibili, può brevemente descriverle ?

G.T. Per ciò che riguarda il software ventiquattro milioni sono le righe di codice che compongono il software che permette all’F-35 di fare tutto: dalla messa in moto fino al ritorno a casa.
L’ultima release è il Block 3F (ora 30PXX) rilasciata a settembre 2017. 
La prossima sarà il Block 4, la prima con piena capacità di combattimento e completa disponibilità di armamento, dalle SDB II (Small Diameter Bomb fino alla capacità nucleare con le B-61). 
La versione Block 4 non sarà installata su tutti gli F-35 in quanto richiede un hardware allo standard TR-3.
La consegna degli F-35 con elettronica TR-3 è prevista per il lotto 15 nel 2023.
E poi c’è ALIS: acronimo di Autonomic Logistic Information System. Chiamato colloquialmente, data la pronuncia simile in inglese, Alice.

Il primo aspetto da chiarire è che l’ALIS è un sistema complesso composto da diversi sottosistemi che, una volta raggiunta la maturità, andranno a interfacciarsi tra di loro al fine di garantire la massima operatività della flotta.
In termini pratici, quando un F-35 atterra gli viene connesso un PMA (Portable Maintenance Aid, un computer o tablet come già presente nella linea di volo degli F-22) che acquisisce tutti i dati necessari per stabilire se il velivolo può volare ancora o se ha bisogno di interventi di manutenzione. 
In questo modo i piloti, gli specialisti ed i Comandi superiori possono conoscere le condizioni aggiornate dello stato della flotta, avendo così la capacità di programmare al meglio l’operatività delle macchine…ma questo non è altro che una delle capacità dell’ALIS.

USMC Gunnery Sergeant Lance McKusick in front of BF-05 on the deck of USS Wasp on 21 August 2013. (AW) A maintainer looked at data on an ALIS PMA during F-35B developmental test trials on the USS Wasp amphibious ship last month.

Recentemente il Dipartimento della Difesa intende sostituirlo con l’ODIN, Operational Data Integrated Network.
L’ ODIN, basato su una architettura più moderna e user-friendly, sarà compatibile con gli F-35 TR-3 mentre quelli precedenti dovranno fare sempre affidamento sulla versione 3.5 di ALIS.
Si prevede, ad esempio, di acquisire informazioni e tecnologie in merito ad un cockpit che fa uso di un software avanzato che gestisce uno schermo riconfigurabile e ripartito in più riquadri che possono visualizzare le informazioni necessarie al pilota, il quale può selezionare quello che gli serve mediante la funzionalità touch-screen.
Una significativa acquisizione tecnologica si avrà anche con il radar basato su tecnologie Active Electronically Scanned Array (Aesa) già utilizzate e messe a punto per l’F-22.
Questo tipo di radar non ha parti in movimento e si ritiene talmente affidabile da sigillare il suo alloggiamento alla cellula
perché non è prevista la sua apertura per eventuali attività di manutenzione.

Altre interessanti nuove tecnologie trasferite sono l’Electro-Optical Targeting System (Eots), che si basa sugli sviluppi tecnici ottenuti dalla Lockheed Martin su questa tecnologia con spiccate capacità di visione nell’infrarosso, e il sistema Electro-Optical Distribuited Aperture System (Das) che è sicuramente innovativo con le sei telecamere distribuite opportunamente sul velivolo che danno una visione a 360° al pilota.
Un’ultima novità di rilievo è rappresentata dal casco che integra capacità classica di visualizzazione delle informazioni (Helmet Mounted Display System) con la possibilità per il pilota di vedere anche immagini nell’infrarosso e/o dalle telecamere di bordo, mentre il visore ha anche capacità di protezione antilaser.

Con queste funzionalità il casco diventa un vero e proprio strumento di controllo dell’aereo attraverso il quale il pilota può eseguire dalle operazioni di routine a quelle di puntamento e designazione dei bersagli.

Occorre considerare che l’intendimento italiano è che la Faco si occupi sia della variante Ctol che di quella Stol: costruire tale capacità è possibile alla luce dell’alta comunanza di componenti dei due velivoli che, motore a parte, sono molto simili, ed è necessario per soddisfare le esigenze della Marina militare e dell’Aeronautica militare orientate verso l’acquisizione di una flotta mista di F-35 che vedrà una significativa presenza di entrambe le varianti.
La realizzazione di una capacità del genere accrescerebbe le possibilità per Cameri di diventare il punto di riferimento della flotta europea, indipendentemente dalla scelta da parte dei singoli governi europei di quale variante acquisire per la propria flotta nazionale.

Poiché il centro Faco ha di per sé tutte le strutture predisposte per l’assemblaggio, con un limitato incremento di capacità può occuparsi anche della manutenzione e della logistica delle due varianti dell’F-35.
L’ipotesi di lavoro al momento prevede, innanzitutto, il pieno utilizzo del centro di Cameri da parte di Olanda e Italia.
In merito all’intesa complessiva italo-olandese stiamo cercando di capire in che modo si possa “europeizzare” il Jsf mettendo
a fattor comune le attività relative al trasferimento di alte tecnologie.
il primo passo significativo è stato l’accordo che abbiamo siglato con l’Olanda.


M.L. Ignorata dunque la recente richiesta di 50 senatori di M5S di sospendere per un anno  il programma F-35 per destinare un miliardo alla Sanità, a causa della crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19, Lei mi sembra in piena sintonia con l’attuale titolare del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini…

G.T. Ribadisco quanto ebbi già a dichiarare a ottobre 2019 all’ Adnkronos.
Già l’area politica di estrazione del nuovo ministro è una garanzia rispetto all’alleato di governo in linea di principio, alleato che mi pareva non avesse alcuna sensibilità per le questioni della difesa e che le avesse in senso negativo sotto tutti i fronti.

Del nuovo ministro in questi mesi ho appurato gli elementi per dire che è una persona seria, equilibrata, riservata, che rifugge dalla scena e dalle sceneggiate.
Il Ministro non avendo familiarità con i temi della difesa come non lo è nessuno, ha avuto l’accortezza e l’intelligenza di circondarsi di uno staff di consiglieri estremamente preparato e qualificato.
La Difesa, soprattutto con l’ultima amministrazione, ha subito un indebolimento generale da tutti i punti di vista.
Mi auguro che il trend venga invertito e si torni a livelli capacitivi quali quelli di cui era accreditata qualche anno fa.
Il programma di governo ha due facce, è un programma squilibrato dove non ho trovato una sola parola sulle questioni della Difesa se non che si vuole valorizzare le forze armate, le forze di polizia e i vigili del fuoco.
E’ già un bel risultato che dai 20 punti di Di Maio è scomparso il velleitarismo ridicolo di riconvertire l’industria della Difesa, questo è un passo avanti.

L’assenza della questione della difesa nel programma, se da un lato riflette l’assenza di una cultura della Difesa da parte delle due componenti, dall’altro non lega le mani a Guerini in modo da poter gestire il dicastero.

M.L. Quindi il programma di consegne sarà rispettato… Lei ne è sempre stato un fiero fautore; già nel 2017 ebbe ad affermare “Ci sono già cinque Paesi europei che se ne stanno dotando: perché non trovare le ragioni per poter far fronte insieme, anche con gli Stati Uniti, a un processo di integrazione e, in un certo senso, europeizzare l’F-35? Si tratterebbe di una mossa coerente con quanto dichiarano da tempo i detrattori del programma, di voler costruire un’Europa della Difesa”.

G.T. Complessivamente il programma, una volta completato, vedrà l’Italia dotarsi di 90 nuovi aerei per un costo totale di circa 14 miliardi di euro.
La multinazionale statunitense Lockheed Martin ha ricevuto un ordine per 368 milioni di dollari per la consegna di sei F-35 all’Italia.
I sei F-35 saranno suddivisi in cinque F-35A (la versione convenzionale) del lotto 14 ed un F-35B (la versione a decollo verticale, che sarà ripartita in perfetto accordo con la M.M. ) sempre del lotto 14 .

L’importo per la fornitura dei velivoli si attesta a 368 milioni di dollari (pari a circa 61 milioni di dollari a velivolo, considerare che la versione -B ha un costo superiore alla -A).
Tale cifra molto probabilmente copre i costi di produzione del velivolo ma difficilmente include altre voci come motori,ricambi, ecc. 
A parte questa precisazione, il prezzo dell’F-35, sta decrescendo e raggiungerà in breve tempo il costo di aerei da combattimento di quarta generazione.
La ripartizione del lavoro, utile da ricordare, è la seguente: Forth Worth, Texas (35%); Cameri, Italia (28%); El Segundo, California (15%); Warton, Regno Unito (8%)…ecc.
La consegna dovrebbe concludersi nel giugno 2023.

M.L. Generale, Lei conferma anche l’ottima performance che hanno ottenuto questi velivoli nella recente esercitazione tenutasi a Pantelleria il 30 luglio sc. ?

G.T. Certamente a Pantelleria si è svolta l’esercitazione dell’Aeronautica Militare “Proof of Concept Expeditionary” con protagonista in prima assoluta un velivolo F-35B STOLV (con possibilità di decollo corto e atterraggio verticale).
Lo scopo dell’esercitazione è stato di dimostrare la capacità di operare, impiegando velivoli di 5a generazione, nei vari teatri in basi austere ovvero dotate di campo di volo con piste corte prive di elementi solitamente presenti in aeroporti quali: vie di rullaggio, supporto attività di volo (meteo, controllo del traffico aereo, ecc.), assistenza tecnica, protezione installazioni. 

Uno scenario individuato proprio per ricreare quelle condizioni di distanza dalle basi aeree stanziali e di ridotto supporto logistico, inclusa la presenza di una pista di decollo e atterraggio dalle dimensioni limitate dove i caccia convenzionali non possono operare, tipiche di quelle che in gergo tecnico vengono definite “bare/austere base“.
In particolare, un F–35B, versione a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL – Short Take-Off and Vertical Landing) del nuovo caccia di 5ª generazione, recentemente assegnato al 32° Stormo di Amendola (FG).
Consiglio di assistere al breve filmato riassuntivo della giornata – (N.d.R.) riprodotto di seguito – insieme alla sintesi del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale Alberto Rosso.

Esercitazione dell’F-35B STOLV, lo speciale aereo a decollo e atterraggio verticale nell’ambito della “Proof of concept expeditionary”, tenutasi a Pantelleria nella giornata del 30 luglio scorso

M.L. Generale, a seguito di un lungo progetto di manutenzione e modernizzazione di 16 mesi, la portaerei italiana Cavour è finalmente tornata in mare il 6 maggio. Principale innovazione di questa modernizzazione: la portaerei è ora compatibile con l’aereo da caccia F-35B di lockheed Martin.
L’unico problema per la Marina Militare fu l’aumento del prezzo dell’F-35 che costrinse Roma a ridurre la sua dotazione in nuovi aerei da combattimento Stealth.

Dei 131 aeromobili previsti per il 2008, solo 90 saranno ordinati.
E solo 15 F-35B saranno riservati alla M.M., rispetto ai 22 inizialmente previsti.
Questo calo di capacità ha risvegliato tensioni latenti tra la M.M. e la A.M. italiane.
Qual è la Sua posizione in merito ?

G.T. L’F-35B è la versione Stovl (a decollo corto e atterraggio verticale) del caccia di quinta generazione Joint Strike Fighter prodotto da Lockheed Martin.
La Marina ha ordinato un totale di 15 caccia F-35B. Anche l’Aeronautica militare ha ordinato lo stesso quantitativo del modello B, oltre a 60 F-35A Ctol (a decollo convenzionale).
Il nodo da sciogliere è la distribuzione tra le due forze armate e poi la gestione e l’impiego dei 30 esemplari (15 a testa) della versione Stovl del caccia F-35. 
Con l’ingresso nella flotta dei nuovi velivoli, la Marina Militare italiana, insieme alla US Navy e la Royal Navy britannica con la Queen Elizabeth, saranno le uniche marine al mondo a disporre di portaerei in grado di operare con i velivoli F35.
Il governo italiano sta attualmente acquistando 90 F-35, 60 di questi sono F-35A e i restanti 30 sono F-35B.

Di questi 30 F-35B, 15 andranno alla Marina e 15 all’Aeronautica.
Io sono certo che Marina Militare e Aeronautica Militare nonostante la riduzione del programma previsto inizialmente sapranno trovare il giusto equilibrio operativo.

M.L. Generale ora un cenno ad alcuni temi scottanti di politica internazionale che ci toccano da vicino: Immigrazione, Libia e Libano.

G.T. Riguardo poi alle prospettive sulle politiche migratorie confermo quanto già dichiarai l’anno scorso.
A mio modo di vedere il fenomeno migratorio non va gestito con le unità militari.
Le unità militari per gestire il fenomeno migratorio nel Mediterraneo sono un controsenso, fanno guai e provocano a volte eterogenesi dei fini.
Il fenomeno migratorio va gestito dalle istituzioni che sono preposte, prime tra tutte la guardia costiera.
E alla guardia costiera va lasciato l’intero pacchetto di competenze senza intrusioni di alcun tipo.

Quanto alla Libia la situazione è sotto gli occhi di tutti e non mi dilungo sugli innumerevoli errori dei recenti governi in quell’area e non solo.
Ora, l’Italia può tornare a giocare un ruolo se gli americani ritornano in campo.
In questo senso sono ottimista.
Recentemente l’ambasciatore degli USA in Libia, Richard Norland e il capo del Comando statunitense in Africa, il generale Stephen Townsend, hanno incontrato il primo ministro di Tripoli, Fayez Al-Sarraj, e hanno sottolineato la necessità di una tregua nel conflitto libico e di un ritorno ai negoziati.
L’incontro si è tenuto il 22 giugno a Zuwara, nella Libia occidentale.

A seguito del colloquio, le autorità statunitensi hanno pubblicato una dichiarazione in cui si sottolinea l’importanza di una “pausa strategica” delle operazioni militari di tutte le parti.
L’ambasciatore Norland ha ribadito che gli Stati Uniti supportano una soluzione diplomatica al conflitto libico, che venga attuata attraverso gli sforzi delle Nazioni Unite.
Quindi, gli Stati Uniti approfondiranno l’impegno con tutte le parti in causa nel conflitto, per supportare la sovranità libica, la stabilità politica, la sicurezza e la prosperità economica del Paese Nordafricano. 
Intanto mi sembra che un primo risultato è arrivato il 21 agosto sc. con l’accordo tra il Governo di accordo nazionale (Gna) riconosciuto internazionalmente di al-Sarraj e Aguila Saleh, il presidente del parlamento rivale di Tobruk (est della Libia) per l’immediata cessazione delle ostilità e riattivazione della produzione petrolifera ferma da metà gennaio.
Al-Sarraj e Saleh hanno fatto entrambi riferimento alla sovranità libica e all’espulsione di forze straniere e mercenari dal Paese nonché all’apertura di un conto presso la Libyan arab foreign bank dove saranno versati temporaneamente i proventi delle esportazioni petrolifere.

Certamente nessuno si illude che con questo accordo, sempre che regga, la Libia sia veramente vicina a una pace duratura ma è un primo passo nella giusta direzione.
Quanto al Libano l’Italia con Beirut ha un lungo rapporto di amicizia, cooperazione allo sviluppo e alla sicurezza, e scambi commerciali.
In Libano, il generale Stefano Del Col, guida oggi la missione Unifil delle Nazioni Unite.
I nostri interessi in Libano sono tradizionalmente molto importanti sia sul piano politico e strategico sia su quello economico.
Svolgiamo una parte principale nella missione Onu nel Paese, che abbiamo guidato in passato e guidiamo oggi, e che continua a garantire la pace al confine tra Israele e Libano.
L’Italia ha contribuito al rafforzamento degli organi di sicurezza della nazione, che è rimasto immune alla penetrazione di estremisti islamici dalla Siria. 

Purtroppo quella che cinquant’anni fa era la Svizzera mediorientale s’è trasformata in un’area balcanizzata.
Per questo, finché dura la crisi siriana e il Libano si trova sotto il peso dei rifugiati, con Hezbollah che ha sfruttato la situazione per rafforzarsi sul campo e con l’irrisolta crisi palestinesi, è difficile immaginare una vera stabilità.

M.L. Per concludere toccherò un argomento che le sta particolarmente a cuore proprio come uomo, militare e fedele servitore del Paese: la vicenda del Generale Bruno Stano che so che La indigna molto.

G.T. Il generale Bruno Stano, comandante del contingente italiano in Iraq nel 2003 è stato condannato in Cassazione, nel settembre del 2019 ad indennizzare, di tasca propria e si parla di alcune decine di milioni, i parenti delle 19 vittime della strage di Nassirya.
Non è invero la prima volta che un comandante militare deve difendersi in tribunale solo per aver fatto il proprio dovere in situazioni emergenziali o di conflitto vero e proprio: il Generale Arpino e l’Ammiraglio Guarniere subirono un processo per le bombe in Adriatico nel ’99, io stesso fui indagato sulla base di un esposto di alcuni intellettuali serbi che chiedevano che fosse assicurato alla giustizia il responsabile dei bombardamenti sui Balcani, visto che nessuno aveva dichiarato loro guerra.

Noi però – e non era scontato – ce la siamo cavata; Bruno Stano ci ha rimesso le penne, per ora.
La riflessione quindi che viene più spontanea è: ma se al contingente italiano a Nassyria ed oggi agli oltre seimila soldati impegnati in missione all’estero, venisse applicato il Codice Penale Militare di guerra, non sarebbero tutti loro al riparo da una giustizia bizzarra, che pur in presenza di una sentenza di assoluzione in sede penale, sanziona pesantemente i servitori dello Stato colpevoli solo di aver fatto al meglio il loro dovere?

Qualcuno ha pensato che simili sentenze sono dei colpi di maglio veri e propri al concetto fondante della gerarchia ?
Chi mai vorrà comandare anche un piccolo drappello in una missione all’estero o anche in Italia se verrà ritenuto personalmente responsabile della morte di un suo sottoposto?

Rinnovo al Ministro Guerini l’appello che già gli rivolsi nel 2019:

di mettere mano quanto prima alla legge che dia forma e contenuto alle attività sindacali, prima che il veleno messo in circolo nell’organismo militare produca effetti irreversibili ed allo stesso tempo consideri ogni possibile provvedimento atto a riparare i danni già prodotti ( il processo a carico di Stano mi dicono sia cosparso da più di una anomalia su cui lavorare ) in discontinuità vera con le promesse false di chi lo precedette ed a promuovere una riflessione generale sull’adozione di nuove norme che proteggano gli operatori impegnati in Italia ed all’estero nella quotidiana ed interminabile guerra al terrorismo.

M.L. A proposito di terrosismo, Lei sarebbe favorevole alla creazione di un nuovo quadro giuridico di applicazione eccezionale su tutto il territorio nazionale in caso appunto di eventi terroristici ?
G.T. Certamente sì.

M.L. Grazie Generale Tricarico.