Questione Meridionale e Humus Ambientale: dilemma insolubile

marcello lopez – geopolitical and intelligence
analyst – blogger, editor & entrepreneur
Leonardo Zappalà, 19 anni, in arte «Scarface» nella puntata di Realiti

Prendo spunto dalle parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciate da due ospiti ( che non nomino neppure per carità di patria) della puntata di Realiti, andata in onda su Rai2 in diretta,condotta da Enrico Lucci.
Non mi metterò a fare il critico televisivo ma mi limito ad osservare e rilevare anche quei cosiddetti segnali “deboli” – che poi così deboli non sono – che il bravo analista non può farsi sfuggire se vuole “catturare” le dinamiche carsiche di un Paese o di una qualsiasi collettività.

Per semplificare ricorro ad un aneddoto personale.

Anni fa andai a trascorrere una lunga villeggiatura in costiera amalfitana.

Nell’hotel che mi ospitava vi trovai, come vicini di ombrellone, due ingegneri napoletani, dirigenti della FIAT a Torino -Ufficio Acquisti – con rispettive signore.

Due belle coppie, alte e slanciate, che seppure all’epoca molto più mature del sottoscritto, mantenevano un ottimo tono muscolare e silouette invidiabili, istruite e con un ottima pronuncia italiana; insomma niente a che vedere con il tipico stereotipo della famiglia napoletana al mare.

Le due coppie, erano giunte in hotel ciascuna con una berlina ammiraglia dell’ Alfa Romeo, benefit aziendale e mi avevano raccontato che risiedevano in due ville in un prestigioso quartiere residenziale della cintura torinese.

Come noto l’atmosfera vacanziera e lo “spiaggiamento” quotidiano inducono ad una certa confidenza.

Dunque, capita che sulla sdraio, in un assolato pomeriggio post prandiale, racconto un gustoso aneddoto di folclore “napoletano” accadutomi in quel di Ortisei nella stagione sciistica che era appena trascorsa.

Nel noto hotel della deliziosa cittadina bolzanina arriva una famiglia napoletana a bordo di una grossa volvo station wagon – con un visibilissimo permesso permanente all’ingresso nel porto di Napoli.
Famiglia così composta marito, moglie, due figli e uno strano bambino – che a prima vista, per voce e atteggiamento, avrebbe potuto essere un adulto affetto da nanismo – e invece, come verificai dopo, si trattava di un “ragazzino” di circa 11/12 anni.
Naturalmente nessuno della “strana” famiglia sapeva sciare e pertanto, con grande disperazione della proprietà, questi si intrattenevano, rumorosamente, tutto il giorno, ai tavoli da biliardo e al tavolo da poker dell’hotel.

La stranezza del curioso “ragazzino” si manifestava con questi elementi: aveva la voce roca di un uomo di quarant’anni, parlava in dialetto stretto pressoché incomprensibile e quando gli capitava a tiro un’ospite piacente, dopo averne fissato il deretano senza alcuna soggezione, se ne usciva con una classica espressione che non dava adito a malintesi: “AZZO !” ( e immagino gli sforzi che faceva per non aggiungere oltre …).

Nelle mani di poker, la famiglia che l’accompagnava, faceva sempre in modo di farlo vincere e ancora mi ricordo la sua espressione irritata quando qualcuno degli astanti indugiava: “scinne abbascio con “sta carta” (i puristi perdonino l’imperfetta trascrizione).

Ma la cosa più divertente era il duetto con il personale della conciergerie che era molto irritato perché il nostro personaggio si “fotteva” regolarmente le palle del biliardo…
Più o meno il dialogo – tra il personale italo/tedesco della reception e il guaglioncello napoletano – si svolgeva in questi termini: R. con accento tedesco ” Signorino noi non diamo più le palle del biliardo perché spariscono tutte, lei non sa dove sono ? “ e Guaglioncello: “Io! E quanno mai, ma come vi permettete ?! “

Insomma uno spasso di scontro di civiltà inconciliabili…

Dalle risate che seguirono sull’episodio però, il discorso con i due ingegneri napoletani, prese una strana piega…

Ovviamente condividemmo l’opinione che lo “strano” ragazzino fosse il figlio di un boss affidato a famiglia di fiducia per una bella vacanza in montagna e che, appunto, la famiglia affidataria fosse a sua completa disposizione.

Da lì partì però una riflessione, da parte di uno dei due ingegneri napoletani, manager della Fiat, rafforzata dal fare assertivo dell’amico/collega, che mi lascia completamente basito ancor oggi.

Mi disse: ” Sì noi stiamo bene a Torino, abbiamo un ottima posizione, non ci possiamo certo lamentare…ma ne valeva la pena di studiare e di emigrare quando i miei compagni di scuola camorristi con la quinta elementare guadagnano miliardi ?” (c’era ancora la liretta all’epoca).
Conclusione, affermò: “Facevo più soldi se me ne stavo giù con i miei amici !”

Beh, di fronte a queste affermazioni, di borghesi istruiti, abbienti e ormai inseriti da decenni in un contesto sociale completamente differente, è ineluttabile giungere alla conclusione inevitabile che esiste uno iato profondo che divide le due aree del Paese e che neanche una verniciata di acculturamento e qualche generazione possono colmare.

Esattamente lo stesso fenomeno che rileviamo nelle classi abbienti mediorientali dove giovani donne e uomini, nonostante l’alto benessere, un livello di istruzione molto elevato e la frequentazione di milieu occidentali, si trasformano in pericolosi e fanatici assassini.

La situazione è straordinariamente seria e non è per nulla delegabile e relegabile al folclore nazionale.

Questo “mind set” criminogeno è una metastasi che ha dei potenti risvolti disgregatori sulla tenuta civile, amministrativa, giuridica di questo Paese, con conseguente irrilevanza internazionale del medesimo e la sua “messicanizzazione” per usare un efficace immagine di Alberto Forchielli.

Mio padre, meridionale e meridionalista (nel senso di studioso della questione meridionale) cresciuto alla scuola giuridica di Aldo Moro e a quella politica del mai abbastanza compianto Ugo La Malfa, quando osservava l’esercizio improprio di ogni piccolo privilegio del pubblico potere, usava, con malcelato disprezzo, le stesse parole recentemente usate da Ernesto Galli della Loggia:

mestatori di una « una fanghiglia fatta di comportamenti illegali che si ha diritto di presumere forse non tanto circoscritti. A base di regali, di “omaggi” vari, di vacanze, e di quant’altro rappresenti un agognato miraggio di status per borghesucci ineducati a caccia di privilegi ». 

riferendosi a quella classe piccolo borghese del Meridione d’Italia, per la quale, il posto pubblico rappresenta uno status di piccola aristocrazia statuale fonte di privilegio per distribuire prebende e di dispense agli amici e agli amici degli amici e “concedere” al suddito di turno, ciò che gli spetterebbe di diritto, come una gentile concessione ad personam, cui dovrebbe seguire nella più ottimistica delle ipotesi un “ringraziamento” e nella peggiore, un mercimonio ad hoc.

A questo punto, ricorrendo alla fantascienza, penso che ci vorrebbe un acceleratore di particelle come quello del CERN di Ginevra ma che agisca a livello neuronale.
Una specie di autospurgo mentale, un riprogrammatore cerebrale, il cui bochettone si potesse inserire nella calotta cranica per ripulirla del liquame “culturale” e “ambientale” sedimentato nei secoli, dai Borboni passando per l’Unità d’Italia ai nostri giorni, obbligando le popolazioni, con decreto prefettizio, a sottoporvisi, come si fa con il richiamo alla vaccinazione obbligatoria.

O, più “realisticamente” (si fa per dire) con il commissariamento di tutte l’area meridionale della Penisola e la decretazione di leggi speciali per tutto il periodo necessario.

Non sarebbe la prima volta nella democratica Europa.

Mi riferisco per esempio a ciò che accadde nell’ Irlanda del Nord con la Legislazione di Emergenza.

Nel pieno delle violenze il governo inglese emanò l’Emergency Provision Act (EPA,1973), che sostituì il Civil Authority (Special Powers) Act del 1922. L’EPA fu abrogato nel 1976, re-introdotto dal 1978 sino al 1987 e nuovamente in vigore dal 1991. Nel 1974 fu invece introdotto il Prevention of Terrorism Act (PTA), abrogato nel 1976 e reintrodotto nel 1989.
Tra le disposizioni contenute nell’Emergency Provision Act, la più importante riguardava l‘ istituzione di tribunali speciali, le cosiddette Diplock Courts, prive di giuria e costituite da un unico giudice competente per i reati di terrorismo.
L’EPA prevedeva, inoltre, l’ampliamento dei poteri di arresto e di perquisizione attribuiti alla polizia ed ai militari; il prolungamento del fermo di polizia sino a 72 ore senza l’obbligo di fornire alcuna giustificazione da parte dell’autorità giudiziaria; la presunzione di colpevolezza nel caso di possesso illegale di armi e l’accettazione di testimonianze senza possibilità di interrogatori o confronti. 

Non sono così ingenuo ed il mio è solo un piccolo pamphlet, come al solito politicamente scorretto ça va sans dire, che vorrebbe far riflettere.
Pertanto mi congedo come un Garibaldi a Caprera di fronte al pragmatismo politico del Cavour.

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