Uno di noi (le autocrazie dei peggiori)

Marcello Lopez – geopolitical and intelligence
analyst – blogger, editor & entrepreneur

Rileggendo gli articoli del mio blog ventennale mi accorgo – dove mi sono beccato critiche feroci da sinistra e da destra solo perché ho tenuto sempre la barra dritta non adeguandomi ad alcun gregge di capre ma attenendomi ai fatti e prevedendone gli sviluppi futuri – che la cretineria si rappresenta in due modi: c’è il cretino imperturbabile, e la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé – come descritto da Carlo Fruttero e Franco Lucentini ne’ “La prevalenza del cretino” e il cretino occasionale.

La prima categoria è facilmente identificabile perché è sempre coerente nella sua stolida imbecillità.
È un rabdomante infallibile nell’accodarsi alle cause più farlocche dell’affabulatore del momento.
Questo patologia è trasversale e democratica: colpisce il piccolo artigiano così come il grande imprenditore e l’economista prestigioso.

Mi ricordo i peana alla globalizzazione della sinistra mondiale bleariana e clintoniana che spacciavano la dissimulata volontà di comprimere i costi delle manodopera da parte delle corporation con il fulgido pretesto che il capitalismo, in Cina e nelle altre fabbriche del mondo, avrebbe portato la democrazia e i suoi diritti, come se le due cose coincidessero.

Risultato ora piangono perché quei paesi gli hanno sottratto il know how e la capacità manifatturiera.
In Italia abbiamo smantellato l’IRI con i suoi gioielli tecnologici mondiali che ci davano la leadership nella chimica, nelle telecomunicazioni, nell’industria pesante, nell’alimentare e nella grande distribuzione.

Questo tipo di cretino anarco capital globalista, sosteneva anche che è normale che all’interno della UE ci fosse la concorrenza nella tassazione delle corporation; come se le esigenze di cassa per i servizi pubblici siano comparabili tra il Lussemburgo, la Repubblica di San Marino, l’Irlanda o l’isola Guernsey siano comparabili a Germania, Italia e Francia.
Gli stessi cretini che celebravano la vittoria della Brexit -rivelatasi un -mi contro l’Europa matrigna, oggi di questa Europa ne sono, giustamente, i più strenui difensori contro la prepotenza statunitense.
In questa propaganda antieuropea e in passato si sono trovati in sintonia con un altro nutrito gruppo di cretini: i filocinesi e filoputiniani che però erano sostanzialmente diffidenti nei confronti degli States mentre i primi erano sdraiati sulle posizioni ultra liberiste di Milton Friedman e dei Chicago Boys.

Persino uno come Mario Draghi negli anni 90 cadde nella patologia del cretino (credo consapevolmente per ambizione personale) ed ora, avendo ottenuto tutto, ha la libertà di dire ciò che è evidente al più stolido degli analisti: l’America non sarà mai più un partner affidabile e l’Europa deve attenuare la vocazione esportatrice e far fiorire il suo grande mercato interno di 500 mln di persone.

Il cretino di destra è il più gravemente affetto dal cretinismo dilagante: spesso nostalgico del ventennio (nonostante gli esiti disastrosi) è orgogliosamente antieuropeo e, in passato, fu antiamericano quando il fenomeno Trump non era ancora esploso.
Adora i dux – post sovietici e trumpisti – e in questo è accumunabile a una certa sinistra qualunquista e maoista, che però, a differenza dei primi, stravede anche per il regime cinese (M5S).

Questi due conglomerati di cretini sono accumunati anche dall’ ideologia novax, dai complottismi più assurdi e sono permeati di disinformazione putiniana, secondo la quale le truppe russe non hanno invaso l’Ucraina ma hanno operato un intervento di liberazione partigiana contro una Nazione controllata da pericolosi nazisti capitanati da un dittatore ebreo nazista.

Ovviamente molti sono in malafede e il retro pensiero è “ma chissenefrega degli Ucraini; diamo a Putin tutto ciò che vuole, basta che i Russi si fermino lì”.
Lo stesso ragionamento codardo che fece Chamberlain con Hitler.
Sappiamo come finì.

E per concludere voglio citare un recente post di Corradino Mineo.
Scrive Mineo
«Bullo bullizzato, trublione grottesco, tigre di carta. Chiamatelo come vi piace. Mai un Presidente degli Stati Uniti ha fatto tanti disastri, né ordinato altrettante ritirate, di Donald Trump nei primi 100 giorni alla Casa Bianca. Ma guai a ripetere l’errore  in cui cadde la grande giornalista americana Dorothy Thompson che nel 1931 intervistò Adolf Hitler e concluse: “Ero convinta di incontrare il futuro dittatore della Germania. In meno di un minuto fui certa che non lo era. Mi ci volle un attimo per misurare la sorprendente insignificanza di quest’uomo che stava mettendo in subbuglio il mondo intero. È scostante e volubile, maldisposto e insicuro. È il prototipo del piccolo uomo”. (1)

Ma quel piccolo ometto frustrato era in sintonia son sentimenti perversi che si stavano diffondendo in Germania e nel mondo: l’odio per il diverso, la pretesa superiorità della nazione, e con essa della razza, la convinzione che una menzogna ripetuta diventi verità.

Dietro Trump, c’è una rivoluzione reazionaria, fascista, anche se non ancora precipitata in un colpo di stato.
E per il Caffè il mondo si divide -deve dividersi- tra chi è pronto a resistere contro Trump e i suoi amici, Putin e Netanyahu, e chi invece si offre complice, corrivo.
Magari per evitare il peggio, o evocando le colpe di quelli di prima, o in nome del quieto vivere che consiglia di collaborare con chi è forte e potente.

A chi parla a sproposito di Pace, ricordo che la guerra fra strage in Ucraina e a Gaza.

Che l’inviato di Trump, il generale Keith Kellogg, vorrebbe dividere l’Europa come Berlino nel 1945, in zone controllate dagli eserciti dei vincitori.
Che all’inviato di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, preme per liberare Gaza dai palestinesi, per potere trasformare la striscia, da immobiliarista, in un resort per ricchi.
Che la guerra genera disastri anche in Sudan e in Congo.  
Ma lo capisco; per chi crede che la terra sia piatta, è colpa dell’Europa.  

(1) Rubo la citazione all’editoriale di De Mauro su Internazionale ».

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